Non sono assolutamente un esperto in materia di clima et similia. Tuttavia, ritengo che l’urgenza più grave e prioritaria a livello globale e ambientale, in questo momento storico, non sia costituita tanto dall’aumento in sé delle emissioni di Co2, dovuto al consumo energetico selvaggio di idrocarburi, quanto soprattutto dalla devastazione irrazionale e inarrestabile dei boschi e delle foreste. Ovvero, di quelle fabbriche viventi di ossigeno che sono gli alberi. Com’è noto anche agli alunni della primaria, per nutrirsi e sopravvivere le piante devono svolgere la fotosintesi clorofilliana. Una funzione essenziale, che giova a ogni specie vivente sul nostro pianeta. Le foglie, grazie alla clorofilla, sono in grado di assimilare e di trattenere la luce solare e anidride carbonica presente nell’atmosfera. E questa viene utilizzata nel processo di fotosintesi, elaborando gli zuccheri indispensabili alla sussistenza della pianta e sprigionando l’ossigeno nell’aria. In altri termini: più alberi, meno Co2.
Nella misura in cui viene a ridursi drasticamente la presenza (e la funzione vitale) degli alberi sulla Terra, sale la quantità di Co2 nell’atmosfera. Per tali ragioni occorre al più presto invertire l’infausta tendenza in atto. Moltiplicare la presenza preziosa degli alberi (in primis negli agglomerati urbani), anziché insistere nel disboscare. Si tratta di una questione di scelte e di priorità, di interessi e di volontà politica.
Aggiornato il 31 luglio 2024 alle ore 10:52