Il gelato rende libere: il futuro dopo il carcere

Secondo qualcuno contano i momenti felici, non le calorie. Non solo: il gelato può rendere libere. Questo il sogno che viene offerto alle detenute di sei istituti penitenziari dello Stivale, nell’ambito del progetto nazionale del Soroptimist International d’Italia Si sostiene in carcere”, in collaborazione Fabbri 1905. Un’idea nata nel 2017, la cui mission è chiara: favorire il reinserimento nella società dopo aver incamerato conoscenze e competenze da mettere sul tavolo nel mercato del lavoro.

Il primo capitolo del percorso di formazione professionale in gelateria artigianale, organizzato da Rosa Pinasco, titolare di una gelateria di Genova, da 8 anni “ambassador” Fabbri 1905, formatrice della scuola professionale internazionale Fabbri Masterclass, inizia a giugno a Milano, all’Icam-Casa di Reclusione a custodia attenuata di San Vittore, dove si trovano detenute madri con i loro bambini (fino ai 6 anni). Prendono così parte al corso cinque mamme, tutte straniere. Nelle giornate di formazione apprendono i punti focali del mestiere sia teorici che pratici. Quindi preparazioni delle base bianche, alla frutta, alla vaniglia. Ma anche come si dà vita ai variegati o ai sorbetti. E, last but not least, la presentazione del gelato e la sua porzionatura, con coni e coppette. Alla fine, ecco l’attestato Fabbri Master Class.

Per Rosa Pinesco “si tratta di un’esperienza molto forte, che lascia il segno. Un’allieva, alla fine del corso, aveva imparato a memoria le ricette di 12 gusti, ma soprattutto era in grado di fare le proporzioni a mente meglio di me. Ha scoperto di avere un talento e questo ha cambiato radicalmente il suo modo di vedere le cose”. Tra l’altro, va segnalato che grazie alla macchina professionale donata dai due Club Soroptimist di Milano, le detenute saranno in grado di preparare il gelato per i loro bambini, offrendo così un momento quotidiano diverso, seppur all’interno di un contesto detentivo.

In un recente rapporto del Cnel, per la cronaca, viene evidenziato che solo il 2 per cento dei detenuti che hanno la possibilità di un inserimento professionale poi torna a commettere reati, contro una media del 70 per cento. Insomma, la vita – per quanto difficile – può offrire un’altra occasione. L’importante è coglierla. Se poi è dolce, tanto meglio.

Aggiornato il 25 luglio 2024 alle ore 14:54