Le carceri scoppiano: il caso italiano

La cronaca negli ultimi giorni ha riempito le proprie pagine. Tre detenuti evasi – e poi rintracciati, l’ultimo oggi a Roma, in zona Colle Oppio – dal carcere minorile di Casal del Marmo, che si trova nella Capitale. E poi un gruppo di detenuti che, a Gorizia, nella casa circondariale di via Giuseppe Barzellini ha organizzato una rivolta. Il bollettino finale ha visto i materassi delle celle andati a fuoco, oltre a una decina di intossicati tra agenti e le persone in custodia all’interno dell’istituto penale. I sindacati della Polizia penitenziaria hanno sottolineato che i propri associati stanno lavorando da tempo in condizioni estreme. Mentre Antigone, associazione che si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario, in un dossier ha evidenziato che le carceri scoppiano. Con un tasso di affollamento pari al 130,6 per cento e 14mila persone in più rispetto ai posti letto regolamentari. Una percentuale altissima (150 per cento) che è emersa in 56 istituti, in otto poi è andata oltre il 190 per cento. Ovvero Milano San Vittore maschile (227,3 per cento), Brescia-Canton Mombello (207,1 per cento), Foggia (199,7 per cento), Taranto (194,4 per cento), Potenza (192,3 per cento), Busto Arsizio (192,1 per cento), Como (191,6 per cento) e Milano San Vittore femminile (190,7 per cento). Solamente in 38 istituti è venuto a galla un sovraffollamento. Al 30 giugno – è stato segnalato dal rapporto – erano presenti nelle carceri 61.480 detenuti in 51.234 posti detentivi regolamentari. Le donne ammontavano a 2.682, il 4,4 per cento dei presenti; gli stranieri erano 19.213, il 31,3 per cento.

SUICIDI IN CARCERE

Nel novero non devono essere dimenticati i suicidi in carcere: ben 58 dall’inizio dell’anno, nove di questi nel mese di luglio. Così hanno ammesso da Antigone: “Se il ritmo dovesse continuare di questo passo, fine anno rischieremo di superare il tragico record del 2022 che, con 85 casi, è passato alla storia come l’anno con più suicidi di sempre. Allarmante – è stato indicato – è il dato relativo alla durata della permanenza in carcere: 27 persone si sono tolte la vita nei primi sei mesi di detenzione. Di queste, 8 erano in carcere solo da una manciata di giorni. Oltre a chi era da poco in carcere, diversi sono stati i suicidi di persone che si trovavano invece in procinto di lasciarlo. Se ne contano almeno 11 con una pena residua breve o prossime a richiedere una misura alternativa. Ad alcune di loro mancavano solo pochi mesi per rientrare in società”.

Sul tema, il garante dei detenuti del Comune di Bologna, Antonio Ianniello, ha sostenuto che l’esperienza detentiva, “priva di adeguati contenuti che possano essere di supporto, recupero e reinserimento, annichilisce le persone e può condurre le più fragili in prossimità del loro definitivo punto di rottura, potendosi consumare, giorno dopo giorno, l'annientamento di ogni personale prospettiva di esistenza”. Parole le sue giunte in merito al suicidio di un 47enne avvenuto domenica nella casa circondariale della “Dozza”. “Dopo il suo ingresso in carcere c’era stata una valutazione del rischio suicidario considerato lieve. Condivideva la cella con un'altra persona nella sezione 1C del reparto giudiziario, a regime chiuso. Nel periodo aveva serbato una condotta regolare. Aveva una famiglia all’esterno con la quale effettuava colloqui, l’ultimo dei quali alcuni giorni prima del tragico evento, secondo quanto riferito da qualificati referenti istituzionali”. Per il Garante bolognese “risulta urgente mettere in campo ogni sforzo possibile per elaborare strategie che possano rendere più incisiva l'attuazione del piano nazionale per la prevenzione delle condotte suicidarie in carcere, coinvolgendo tutti i soggetti che fanno parte della comunità penitenziaria. Come anche è urgente una più puntuale condivisione del complesso degli interventi fra area penitenziaria e area sanitaria”.

CARCERI

Infine, la situazione delle carceri – per Antigone – ha presentato altre falle: senz’acqua, senza refrigerazione, senza luce o infestate da cimici. L’Osservatorio ha effettuato 88 visite negli ultimi 12 mesi. Nel carcere di Avellino, al momento della visita, l’acqua corrente non era disponibile dalle 22 alle 6 del mattino. “Le celle presentavano infiltrazioni e muffa, oltre a non essere dotate di doccia. Presso la sezione femminile, le finestre erano corredate da schermature in plexiglass, impedendo così il passaggio d’aria (anche in giornate come quella in cui si è svolta la visita in cui il termometro segnava 41 gradi)”. “La presenza di scarafaggi e di cimici da letto è stata rilevata rispettivamente presso le Case circondariali di Bologna e di Pavia. In particolare, presso la sezione di isolamento e l’area psichiatrica di quest’ultimo istituto, gli Osservatori di Antigone hanno constatato condizioni igienico-sanitarie inaccettabili, aggravate dal caldo e dal sovraffollamento. Nel padiglione dei detenuti comuni, a causa dell’aumento delle presenze, durante la notte viene aperta la terza branda e poi richiusa la mattina, al fine di avere un minimo di spazio vitale all’interno della cella durante la giornata”.

Aggiornato il 23 luglio 2024 alle ore 16:51