Nelle scorse ore è rimbalzata sui social la notizia, con tanto di foto a immortalarla, di una ragazza, non sappiamo quanto fosse consapevole e lucida in ciò che stava compiendo, magari qualche bicchiere di troppo l’ha aiutata, nel suo “amplesso” mimato con la scultura del Bacco del Giambologna, vicinissima a Ponte Vecchio in borgo San Jacopo, in realtà copia dell’originale che sta al museo del Bargello.
Giustamente i fiorentini si sono alquanto risentiti, ma l’inconsapevole fanciulla in preda a bollenti spiriti forse era ignara di stare replicando un antico mito… e con quale divinità migliore del dio Bacco altrimenti noto come Dioniso? Bacco chiama sempre Venere si sa. Insomma, certo, la giovine in preda a un irrefrenabile impulso erotico ha voluto rievocare al femminile la Venere d’Ille di Prosper Mérimée o ancora a suo modo la leggenda di Pigmalione nella maniera più semplice, perché di certo avrebbe avuto qualche difficoltà a optare per l’Ercole e Caco di Baccio Bandinelli, esposto in Piazza della Signoria, che oltre a essere in due sono in una postura molto più difficile.
Insomma, vuoi perché attratta dal bronzeo attributo divino, vuoi perché euforica, la turista in realtà ha dimostrato alcune verità indiscutibili: la prima è che nulla come e più dell’arte rinascimentale italiana attragga e stimoli le passioni, l’amore e la gioia di vivere; la seconda è la veridicità di quella ricerca – ottenuta chissà come – che vorrebbe che il luogo dove più spesso vengono compiuti atti sessuali è proprio davanti alle opere d’arte; la terza è che le sculture sono a rischio se a portata di mano (o di altra parte anatomica a scelta) come questa del Giambologna: infatti ben maggiori difficoltà avrebbe avuto l’eccitata visitatrice a cercare di accoppiarsi con il Perseo di Benvenuto Cellini, in quanto questi posto ad altezza considerevole su un piedistallo, sempre in zona comunque. Ultima poi, in ordine di tempo: la fanciulla “scostumata” non sa di essere stata preceduta da una mia amica d’antica data, che ogni volta che andava nella Città del Fiore doveva recarsi in pellegrinaggio estatico proprio dalle sculture virili degli antichi eroi e ammirarne le perfette proporzioni… senza mai scadere nella volgarità, sia detto.
Comunque, invito gli amici fiorentini a far uso della loro salace e antica ironia. E a sorridere, addirittura a ridere, di quanto avvenuto, dovuto forse al buon vino toscano, al caldo cittadino, all’insuperabile bellezza dell’arte di una città unica e incomparabile che tutto il mondo ci invidia. E poi, siamo sinceri, almeno la ragazza non l’ha fatto con il cinghiale bronzeo che sta nella Loggia del porcellino… sarebbe questo stato anche un atto di zoofilia poco consono e scusabile, anche invocando l’attenuante vinicola.
Aggiornato il 17 luglio 2024 alle ore 10:13