Dopo William Shakespeare, Charles Dickens, Geoffrey Chaucer, Jane Austen, Charlotte Bronte, Agatha Christie e Roald Dahl (solo per citare alcuni nomi della letteratura mondiale), senza dimenticare la mannaia sui filosofi classici, oggi la censura si abbatte pure sui mostri. Il motivo? “Sono poco inclusivi”.
Non è uno scherzo. Nelle biblioteche del Regno Unito oramai, basta un singolo reclamo di un cliente o la sensibilità offesa del gestore per far sparire libri. I novelli Savonarola questa volta si sono scagliati contro Cinque settimane in pallone di Jules Verne, The Uncanny X-Men di Chris Claremont e Fungus the Bogeyman di Briggs. In quest’ultimo, per esempio, viene preso di mira il nome di un personaggio della letteratura per l’infanzia, creato dall’illustratrice angloamericana Florence Kate Upton nel tardo XIX secolo: il povero Golliwogg è evidentemente razzista dato che è una bambola di pezza di colore nero.
Il genitore che ha sporto il reclamo all’Hertfordshire County Council ha dichiarato: “Devo ammettere che sono rimasto piuttosto scioccato dal fatto che la parola fosse ancora stampata in un’edizione del libro del 2012, molti di quei libri classici degli anni 70 hanno rimosso parole così offensive nelle edizioni successive”.
Nell’Essex, è stato preso di mira Tre Mostri di David McKee. Secondo un cliente “sconvolto”, infatti, questi mostri non sono inclusivi e non trasmettono il “messaggio giusto” perché ad un certo punto il mostro rosso e quello blu dicono a quello giallo: “Non vogliamo nessun buffo straniero da queste parti”. E così, l’incapacità di comprendere il significato dalla frase all’interno di un contesto (quello narrativo, che in questo caso cita questa frase proprio per arrivare a sostenere l’esatto contrario) ha trasformato un libro che insegnava la diversità, l’amicizia e la convivenza ai bambini in qualcosa da far sparire. Perché ragionare è troppo controverso.
Il Times ha documentato che sono 16, finora, i libri popolari rimossi dalle biblioteche del Regno Unito. La professoressa emerita alla Loughborough University Louise Cooke ha commentato la notizia: “Andando a ritroso nel tempo, la censura si concentrava principalmente sulla sedizione, il tradimento e l’oscenità, ma probabilmente non molto altro, oltre a questo. Poi gradualmente l’attenzione si è spostata su questioni potenzialmente dannose, come qualsiasi cosa legata all’autolesionismo o alla violenza. Ora si è passati a includere elementi potenzialmente discriminatori o offensivi per gli individui, forse a causa di caratteristiche protette o convinzioni personali. Nel frattempo, si stanno ampliando le categorie di cose che le persone ritengono dovrebbero essere censurate”.
Insomma, la censura si abbatte su tutto con la scusa del nobile intento di lottare contro la discriminazione. Ma così facendo, non stiamo forse consentendo di discriminare tutte le nostre radici?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Aggiornato il 04 luglio 2024 alle ore 13:35