Il Parco dei Campi Flegrei nella rete mondiale dei Musei dell’Acqua

Un’importante novità conferma il ruolo leader della Campania per la promozione e tutela dei patrimoni liquidi, dell’educazione all’acqua e della transizione ecologica.

Il Parco Nazionale Archeologico dei Campi Flegrei festeggia l’ingresso nella Rete Mondiale Wamunet (Global Network of Water Museums) dei Musei dell’acqua. Una notizia meritevole di attenzione per esperti, cittadini e turisti: un evento speciale che si è svolto nella cornice suggestiva del Castello di Baia per celebrare l’adesione. Questo prestigioso riconoscimento conferma la visione lungimirante dell’Unesco per sensibilizzare sul ruolo della storia e della cultura legate ai patrimoni acquatici per l’educazione a uno sviluppo sostenibile.

La conferenza, svoltasi alla fortezza aragonese di Baia, ha visto la partecipazione di importanti personalità della cultura e della promozione del territorio della Campania. Il direttore del Parco Fabio Pagano ha messo in luce le opportunità di sviluppo turistico sostenibile dell’area, descrivendo non solo l’unicità della Piscina Mirabilis ma anche del più vasto e articolato patrimonio idraulico monumentale custodito all’interno del parco flegreo, oggi divenuto area protetta.

La Piscina Mirabilis, composta da oltre 40 imponenti arcate alte 15 metri, che ricordano il suggestivo interno di una cattedrale, è la parte terminale dell’Acquedotto romano-augusteo del Serino (I secolo a.C.), lungo quasi 100 km, già noto come Aqua Augusta Campaniae.

Questa suggestiva cisterna monumentale aveva una capacità di circa 14mila metri cubi ed era funzionale all’approvvigionamento idrico delle navi dell’Impero romano nel vicino porto militare di Miseno. L’acqua attraverso dei portelli, che si aprono nella volta lungo la navata centrale, veniva sollevata con l’ausilio di macchine idrauliche sulla terrazza di copertura della cisterna, pavimentata in signino, e poi canalizzata. L’adduzione invece avveniva da un condotto posto all’ingresso occidentale. Lungo il lato lungo di nord-est e addossati alla cisterna si trovano dodici ambienti con copertura voltata a botte, che rappresentano un intervento di potenziamento dell’impianto idraulico eseguito tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C.

Fu meta privilegiata nelle soste del Grand Tour e fu fonte d’ispirazione anche per Giuliano Sangallo per le sue affascinanti architetture mozzafiato. Con lo stesso impianto architettonico fu anche realizzata la ben nota Cisterna Basilica di Istanbul, meta di migliaia di turisti.

Alla conferenza è intervenuto anche Marco Arcieri, presidente di Icid International, che con l’occasione ha consegnato il Premio Icid per il patrimonio alla Piscina Mirabilis. Con l’occasione è stato sottolineato il pionieristico e meritevole lavoro svolto in questi anni dal direttore Fabio Pagano e dalla sua équipe di esperti e archeologi per la riqualificazione e il rilancio di un’area in forte degrado.

Sono anche intervenuti Antonio Tosi, presidente del Centro Studi Internazionale Te.Am “Territorio e Ambiente” di Napoli, nel suo ruolo di creatore di un vero e proprio polo napoletano della rete Wamu-net/Unesco-ihp: un polo che oggi annovera ben quattro musei dell’acqua all’interno della “iniziativa faro” del Programma Idrologico Intergovernativo dell’Unesco.

Per l’occasione Stefania Capaldo, vicepresidente di Federalberghi Terme, ha rievocato le numerose sorgenti termali che caratterizzano l’area del parco flegreo e le loro innumerevoli proprietà terapeutiche, come opportunità chiave per il turismo sostenibile. Le terme sono da sempre considerate luoghi di benessere e relax, con benefici per la salute fisica e mentale. Con queste caratteristiche il territorio flegreo è ben posizionato per diventare una destinazione leader nel settore del turismo termale, grazie alle sue acque termali ricche di minerali e ai paesaggi mozzafiato circostanti.

Non ultimo, va ricordato l’intervento di Eriberto Eulisse, direttore della Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua, eccellenza italiana che ha attualmente sede fra Trento e Venezia, che ha sottolineato i potenziali effetti moltiplicatori che il polo napoletano dei Musei dell’acqua potrà sviluppare come modello pionieristico di interazione tra i partner campani della rete (attualmente si contano ben 120 musei in 40 diversi Paesi).

Tra i soci napoletani della rete, oltre ai già citati Parco Archeologico flegreo e Centro Ricerche Te.Am, ricordiamo il Museo dell'acqua “Lapis”, diretto da Raffaele Jovine, dove si possono visitare i sorprendenti resti dell’antico acquedotto greco della Napoli sotterranea (IV secolo a.C.), con acque ancora fluenti a circa 40 metri di profondità sotto l’attuale livello della città e, non ultimo, il Museo Multimediale delle Acque della Campania (Mumac) diretto da Giuseppe Ottaiano, con sede a Sant’Anastasia, ai piedi del Vesuvio, e che offre un suggestivo tour virtuale “immersivo” su fiumi, cascate e sorgenti dell’intera regione Campania, grazie a un lavoro realizzato nel corso di oltre due decenni di ricerche e studi.

Aggiornato il 26 giugno 2024 alle ore 13:26