Centri estivi, la salvezza delle famiglie

Le porte delle aule scolastiche si sono chiuse in molte regioni di Italia e ora le famiglie sono alla ricerca di attività per impegnare le giornate dei propri figli. La scelta più semplice?  Da sempre, l’iscrizione dei ragazzi a un centro estivo in attesa delle vacanze di famiglia.

Le tipologie dei centri estivi sono molteplici: da quelli sportivi a quelli dedicati all’insegnamento dell’inglese, passando per quelli tematici destinati alla danza, al teatro o alla pittura. Ma accanto ai centri estivi, a volte denominati day camp oppure city camp, generalmente per la fascia d’età compresa tra i 3 e i 12 anni e collocati in città, ci sono i camp estivi che prevedono un vero e proprio soggiorno per i partecipanti sul modello delle note colonie estive.
Tra le più gettonate vi sono quelle al mare, preferite dal 40 per cento degli utenti, seguite dalla campagna (19 per cento) e dalla città e dalla montagna.

Sta di fatto che oltre un genitore su tre (36 per cento) è oggi in cerca di una soluzione per far fronte alle 12 settimane di chiusura scolastica, contro le sei/otto di Germania, Francia e Regno Unito.
Ma quanto costano queste strutture? Per otto settimane di iscrizione, una famiglia arriva a spendere circa 1.200 e l’aumento dei costi si fa sentire.

L’indagine realizzata da Adoc e Eures in cinque città, Milano, Bologna, Roma, Napoli e Bari, mostra come il costo medio settimanale, per un nucleo familiare che decide di iscrivere il proprio figlio per una settimana ad orario pieno (dalle 9 alle 18), si attesti intorno i 154,30 euro e per l’orario ridotto a 85 euro. 
Differenze di costo che, poi, appaiono significative a seconda della regione prescelta: se al Nord Italia il costo medio per una settimana è di 175 euro a tempo pieno, al Centro è di 148 euro, fino a scendere ai 118 euro del Sud.

Tra le città Milano risulta la più cara con una media a settimana di 218, a cui segue, Bologna, con 148 euro, mentre Roma si colloca in una situazione intermedia, con 137 euro per il tempo pieno.

Ma dato i costi il 13 per cento rinuncia. Rispetto al 28 per cento che ha la possibilità di far stare i figli con qualcun altro della famiglia, soprattutto i nonni, quel 13 per cento non può farvi fronte tanto da ricorrere a forme di collaborazione per risparmiare: una delle più comuni è quella delle “tate condivise”, figure professionali che possono accudire fino a 4 bambini insieme.

Anna Rea, presidente Adoc afferma, infatti, come i costi siano “troppo elevati, ingiustificati e spesso inaccessibili per la maggior parte dei genitori” situazione aggravata “dal lungo periodo di chiusura delle scuole. Un problema che si ripropone ogni anno e che pesa esclusivamente sui genitori, in particolare su quelli che lavorano entrambi, sono senza il supporto della famiglia di origine o dove il carico è sostenuto solo dalle madri”.

Sul tema l’Inps mette a disposizione dei dipendenti e dei pensionati della Pubblica Amministrazione un rimborso spese – totale o parziale – di importo massimo di 100 euro a settimana, fino a quattro settimane, da calcolarsi in relazione al valore dell’attestazione Isee, così da agevolare l’iscrizione dei figli tra i 3 e i 14 anni (anche regolarmente affidati e orfani) a centri estivi in Italia.

Ma in questo scenario non resta che dire: speriamo che l’estate passi in fretta.

Aggiornato il 14 giugno 2024 alle ore 11:56