Salva l’ex prof che minaccia di farla finita: il racconto dell’agente

Si dice che ci sia bisogno di buoni maestri, perché di cattivi maestri ce ne sono fin troppi. E lui, Alessandro Olivetti, poliziotto in forza a Roma, al distretto Esposizione, probabilmente giovedì scorso tutto si aspettava meno che salvare la sua ex insegnante. La donna, infatti, minacciava di farla finita. Contattato dall’Opinione, l’agente ha ammesso che sono stati 20 minuti lunghissimi. Una vera e propria trattativa per salvare una vita. Parliamo di momenti concitati, dove è necessario rimanere lucidi. Con il cuore sì caldo. Ma con la testa fredda. Perché non ci sono altre soluzioni.

IL RACCONTO

Siamo nel quartiere Eur. Erano passate le 13 quando è giunta la segnalazione di un dottore al 112. “Siamo arrivati nell’indirizzo indicato con il collega Francesco Pellegrino, che è stato preziosissimo, ci tengo a ribadirlo – ha raccontato Alessandro Olivetti – non dovevamo perdere tempo, così, una volta davanti al citofono, ci siamo fatti aprire. Osservando i cognomi, ne ho notato uno che mi suonava familiare”. Una volta dentro, è partita una corsa in salita in tutti i sensi: la donna, infatti, si trovava all’ottavo piano. Mentre saliva le scale, l’agente ha sentito la voce della signora. E allora ha ricollegato i pezzi del puzzle: “Ho fatto un’ulteriore verifica e ho compreso in quel momento che si trattava della professoressa che avevo alle superiori”.

IL SALVATAGGIO

Giunto davanti l’appartamento, ecco un altro ostacolo: la porta chiusa, con doppia mandata. Il collega di Olivetti, nel frattempo, era insieme ai Vigili del fuoco, all’esterno. C’era da capire quali finestre monitorare. E, al contempo, segnalare via messaggio tutti gli aggiornamenti del caso. “La prima cosa che ho fatto – ha proseguito l’agente Olivetti – è stata quella di dire professoressa sono Alessandro! Si ricorda di me? Dopodiché, ho continuato a parlarle, dovevo guadagnare tempo. E il tempo, in questi casi, sembrerà banale dirlo, ma è fondamentale. All’inizio mi sono reso conto che non mi stava ascoltando troppo, continuava a ripetere che intendeva farla finita. Io – ha proseguito – non mi sono perso d’animo. Le ho ricordato gli aneddoti della scuola. Lei ha alzato lo spioncino, e mi ha visto. In più, sulla scorta dell’esperienza in Polizia e delle cose che, giocoforza, ho vissuto sul campo, mi sono inventato una storia. E lei, la prof, allora mi ha ascoltato. Le sue parole erano miste al pianto. Ciononostante, era proprio decisa nel proprio intento. Fortunatamente, quel tempo che ho guadagnato ha consentito al collega dei Vigili del fuoco di salire la scala e di entrare nell’abitazione”. Poi Alessandro Olivetti è potuto entrare. E ha notato l’ex insegnante distesa. Ma, soprattutto, viva.

NULLA PER APPARIRE, TUTTO PER ESSERE

“Ho frequentato un istituto tecnico della zona – ha rivelato Alessandro Olivetti – ricordo che, l’anno della maturità, per una serie di questioni legate al mio futuro, avevo bisogno di 80/100 come punteggio finale. Alla fine, invece, uscii con 78/100. Ma la professoressa mi chiamò, mi disse che fece di tutto per farmi avere quel voto. Anche se, nel corpo docenti, qualcuno, diciamo così, si oppose. Posso aggiungere – ha concluso – che facendo questo lavoro se ne vedono, e vivono, di situazioni. Noi facciamo quello che altri non fanno. Un mio motto è nulla per apparire, tutto per essere. Questo è il nostro mestiere. La bravura è un aspetto. Ma non ho mai visto una squadra vincente e allo stesso tempo sfortunata. Per questo, ringrazio ancora il collega Francesco Pellegrino e tutto il lavoro svolto come team, con razionalità anche se le lancette dell’orologio correvano veloci. In molti non lo capiscono: quando indossi una divisa tutto, col tempo, sembra uguale. Le emozioni, cioè, si attenuano in qualche modo. Anche se l’altro giorno, una volta tornato in vettura, al collega ho chiesto di fare una sosta per una crema di caffè, prima di dirigerci in commissariato, per una rinfrescata. Avevo l’adrenalina a mille”. Un commissariato che, per Alessandro Olivetti, ha più di un significato: “Qui mio padre ha dato il suo contributo. Da quando sono ragazzino che conosco questo posto. Esserci tornato, da poliziotto, lo vedo come segno del destino”. Quel destino che lo ha portato a incontrare la sua ex insegnante, per salvarla. “Quando si metterà in sesto, sicuramente la incontrerò”.

Aggiornato il 11 giugno 2024 alle ore 17:06