Entro la fine dell’anno, ma forse già a settembre, si determinerà in Italia un nuovo assetto del mondo delle comunicazioni e dei quattro gruppi principali. Lo scenario sta cambiando non tanto per l’espansione del web, della crescita dei sistemi digitali e dell’avanzare in tutti i campi dell’Intelligenza artificiale. Le sfide stanno diventando mondiali e la diffidenza e le chiusure tra le grandi economie si moltiplicano come appare nel braccio di ferro sui dazi per l’export tra Usa e Cina. Dopo il fenomeno delle fake news sono venuti a galla i prezzi manipolati giustificati con costose campagne pubblicitarie.

L’allarme più recente è arrivato dall’ex ministro Giulio Terzi di Sant’Agata, secondo il quale urgono misure comuni dell’Unione europea di de-risking, cioè di riduzione della vulnerabilità, al fine di neutralizzare la tenaglia della Cina che ha schiacciato la libertà di stampa nel Paese e ad Hong Kong e della Russia di Vladimir Putin con le restrizioni dei diritti umani all’interno, le misure contro i dissidenti e l’impiego delle armi e dei media contro l’Ucraina. In molti ambienti si teme che operazioni di falsificazione possano inficiare il prossimo voto delle Europee. Le sfide diventano anche psicologiche. Ed ecco perché “in un’epoca di grandi cambiamenti – ha detto il presidente e amministratore delegato di Rcs MediaGroupUrbano Cairo – il ruolo dei media è cruciale per un’informazione libera e autorevole”.

Il giornalismo di qualità, ha aggiunto Robert James Thomson, amministratore delegato di News Corp, che pubblica The Times, The Sun, Wall Street Journal, va premiato perché l’era digitale è stata caratterizzata finora dal dominio dei distributori. Il gruppo Murdoch ha scelto la strada dell’accordo con OpenAi, la società di Intelligenza artificiale casa madre di ChatGpt. A differenza del New York Times, che ha fatto causa all’OpenAi e a Microsoft, accusate di usare i suoi contenuti senza permesso. E in Italia cosa sta succedendo? Si parte dalla cessione, ormai prossima, della Rete Tim al Fondo americano Kkr, la società contenente la rete primaria e secondaria. Si attende entro la fine del mese il via libera da parte dell’Europa per poi procedere entro il mese di giugno al closing. L’operazione era partita il 5 novembre quando il Consiglio di amministrazione aveva accettato l’offerta di 18 miliardi. La seconda operazione riguarda le torri di trasmissione della Rai e di Mediaset. La fusione tra Rai Way e Ei Towers sembra ormai in dirittura d’arrivo, dopo il superamento degli ostacoli giuridico-amministrativi. Il Governo ha varato un decreto che modifica quello approvato nel 2022 dal Governo Draghi per cui l’ente pubblico rimarrà socio ma con meno del 30 per cento.

La fusione delle due realtà metterà insieme le infrastrutture di trasmissione pubbliche e private e consentirà a Viale Mazzini di finanziare il piano industriale che era stato approvato in marzo. Per completare l’operazione occorrerà un Cda Rai nel pieno dei poteri e quindi bisognerà attendere che venga rinnovato. In movimento anche La7, i cui ascolti sono in continua crescita. Ascolti che hanno permesso di diventare la quarta rete, anzi la terza nel “prime time”, dove il direttore Enrico Mentana, in scadenza contrattuale a fine anno e Lilli Gruber hanno siglato un patto di non belligeranza sotto la spinta di Cairo. Si fa largo anche Canale 9 di Discovery che intende presentarsi in autunno con nuovi acquisti a partire dal conduttore Amadeus. Soddisfatto anche Pier Silvio Berlusconi per il balzo dell’utile di Mfe-MediaForEurope, che ha fatto registrare nel primo trimestre profitti per 16,8 milioni di euro, grazie a una crescita della raccolta pubblicitaria del 5,7 per cento raggiungendo 490 milioni. Considerando anche il contesto pubblicitario in Germania, Austria e Svizzera, la holding di Cologno Monzese si attende un miglioramento per l’esercizio in corso. Il gruppo ProSiebenSat.1 Media ha annunciato ricavi per 920 milioni di euro.

Aggiornato il 28 maggio 2024 alle ore 17:12