Pochi luoghi come Piazzale Loreto a Milano conservano un così alto valore simbolico nella memoria storica italiana. È in questo Piazzale, oggi trafficatissimo su cui affacciano palazzi in vetro e cemento, che il 28 aprile 1945 vennero appesi a un distributore di benzina della Esso i corpi senza vita dei gerarchi fascisti fucilati a Dongo, sorpresi dai partigiani nel tentativo di una disperata e impossibile fuga. Fra questi vi erano anche quelli di Benito Mussolini e della sua compagna Claretta Petacci, che dopo una notte di prigionia in località Bonzanigo, sul lago di Como, erano stati fucilati nella frazione di Giulino di Mezzegra davanti al cancello di villa Belmonte. A sparare, secondo la versione ufficiale, fu il partigiano Walter Audisio, detto “Valerio”, che eseguì la condanna a morte decretata dal Comitato di Liberazione Nazionale.
Ma perché i loro corpi vennero portati a Milano per essere appesi proprio a Piazzale Loreto? Per conoscere i motivi della scelta del Piazzale occorre fare un passo indietro di alcuni mesi: l’8 agosto 1944, nel vicino viale Abruzzi, ignoti avevano compiuto un attentato con due ordigni esplosivi contro un camion dell’esercito tedesco che si trovava lì parcheggiato.
Nell’attentato non rimase ucciso nessun soldato tedesco, ma sei cittadini milanesi che si trovavano accanto al camion persero la vita per la deflagrazione. Sulla paternità del gesto sono sempre emersi numerosi dubbi, anche perché il comandante dei Gap Giovanni Pesce ha sempre negato qualsiasi responsabilità dei partigiani.
Due giorni dopo l’attentato, il 10 agosto, si compì la rappresaglia: quindici partigiani vennero prelevati dal carcere di San Vittore e portati in Piazzale Loreto, dove furono fucilati da un plotone di esecuzione composto da militi fascisti della legione “Ettore Muti”, che agiva agli ordini del comando tedesco. La decisione di affidare la rappresaglia agli italiani fu assunta dal capitano delle SS Theodor Savecke in base al fatto che nessun tedesco aveva perso la vita nell’attentato, diversamente sarebbe scattata la rappresaglia di 1 a 10.
Le vittime partigiane rimasero esposte per l’intera giornata sul marciapiede. Per un breve periodo dopo la guerra il Piazzale venne chiamato piazza dei Quindici martiri, per poi riprendere l’attuale denominazione.
La scelta di Piazzale Loreto come luogo ove esporre i cadaveri dei gerarchi fascisti fu quindi dettata dal ricordo delle quindici vittime partigiane che lì avevano perso la vita pochi mesi prima.
Oggi la piazza ha una fisionomia totalmente diversa da quella di allora, il distributore Esso è stato demolito e al suo posto si trova un McDonald’s. Anche la stele che ricorda il luogo della fucilazione dei partigiani è stata spostata per consentire i cambiamenti della piazza. Un nuovo progetto di riqualificazione dell’area partirà nei prossimi mesi e ne cambierà ancora una volta la fisionomia, ma non cancellerà la memoria dei tragici eventi storici che lì si consumarono.
Aggiornato il 29 aprile 2024 alle ore 15:44