Italia indietro nella lotta all’alcolismo

Le rilevazioni dell’Istituto Superiore di Sanità
all’Alcohol Prevention Day

La regione europea dell’Organizzazione mondiale della sanità ha la più alta percentuale di bevitori e il più alto consumo di alcol nel mondo: consumo che può causare (o “concausare”) oltre 200 malattie, tra cui 7 tipi di cancro, disturbi neuropsichiatrici, patologie cardiovascolari, cirrosi epatica e varie malattie infettive. In quest’area geografica, l’alcol provoca quasi 1 milione di morti ogni anno: e tra i 20 e i 24 anni, risulta responsabile di 1 decesso su 4. L’impatto, poi, “sulla salute mentale e le conseguenze sociali causate dall’uso di alcol, esacerbate, tra i più vulnerabili, dall’isolamento dovuto al lockdown durante la pandemia di Covid-19 (citiamo dalla voce “Alcol” sul sito ufficiale dell’Iss, ndr), sono sempre più evidenti nelle cronache quotidiane”.

Questi, alcuni degli aspetti principali emergenti dall’elaborazione dei dati raccolti dall’Osservatorio nazionale alcol (Ona) dell’Istituto superiore di sanità: acquisiti poi dalla relazione del ministro della Salute al Parlamento ai sensi della legge 125/2001 (relazione di prossima presentazione alle Camere), e anticipati ultimamente all’edizione 2024 dell’Alcohol Prevention Day-Apd, tenutasi nell’Aula Francesco Pocchiari del’ Istituito superiore di sanità. Alle autorità nazionali, l’Oms chiede un maggiore sforzo per incrementare i livelli di consapevolezza delle popolazioni sui rischi legati al bere, nell’evidenza che non esistono livelli di consumo di alcol sicuri per la salute. L’Organizzazione richiede inoltre una politica di diminuzione del marketing delle bevande alcoliche e della loro disponibilità materiale ed economica: mediante una loro più forte tassazione e una più severa, meno accondiscendente, disciplina dei prezzi

Anche la recente risoluzione di Strasburgo sul Piano europeo di lotta contro il cancro chiede, alle istituzioni Ue e ai governi nazionali, misure simili ‒ anzitutto l’attuazione di una strategia alcol zero per i minori ‒ e l’apposizione (come da tempo accade, in Italia e molti altri Paesi Ue, per quanto riguarda il fumo) di adeguate informazioni sulla pericolosità per la salute sulle etichette di tutti i prodotti a base di alcol esistenti in commercio. In Italia, nel 2022 circa 8 milioni di italiani di età superiore a 11 anni (pari al 21,2 per cento degli uomini e al 9,1 per cento delle donne) hanno consumato alcol in modalità esponenti a sempre maggior rischio la loro salute. Questi, solo alcuni dei dati riguardanti il Belpaese emersi dalla rielaborazione fatta appunto dall’Ona dell’Iss: illustrati alla stampa da Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio.

“Ancora una volta – ha proseguito Scafato – sono stati mancati, In Italia, gli obbiettivi di riduzione del rischio e del danno da alcol, specie nelle fasce più vulnerabili della popolazione: minori (ben 104mila circa si sono ubriacati nel 2022), giovani, donne, anziani. Teniamo presente, poi, che i servizi esistenti (Sert, posti di Pronto soccorso degli ospedali, ambulatori specializzati, ecc) accolgono solo la “punta dell’iceberg” degli attesi: solo l’8,2 per cento dei 770mila consumatori “dannosi” (quelli, cioè, che causano maggiori danni alla propria salute, date le loro condizioni individuali, e posson causarne agli altri, in famiglia, sul posto di lavoro, ecc.) riceve diagnosi, cura e un programma di riabilitazione dall’alcol dipendenza”.

I rappresentanti del ministero della Salute, degli organismi territoriali del Ssn, delle categorie professionali – medici, anzitutto – e di varie associazioni e Onlus presenti (come le due associazioni gemellari “Benessere senza Alcool” e “Benessere senza fumo”, con l’intervento del Presidente, Rudy PuntoRudy) hanno illustrato il ventaglio di iniziative in corso comunque in Italia per combattere le dipendenze da alcool: specie i programmi di formazione di operatori deputati ad occuparsi specificamente di queste piaghe.

Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Roma, ha posto l’accento sul più stretto rapporto tra Ordini dei camici bianchi e territorio. “In particolare, l’Ordine capitolino, non solo per quanto riguarda la lotta all’alcolismo, sta aprendo molto alle persone, agli esperti delle varie categorie professionali (non solo della sanità) e, in generale, alle espressioni più responsabili della società civile. Contro l’alcol, tenuto presente che, anche qui, la forma migliore di prevenzione è quella primaria assoluta, il primo terreno dove intervenire sono scuole e Università. Con campagne informative e educative davvero di massa (alla cui organizzazione stiamo partecipando), che raggiungano fortemente anche i genitori degli studenti: che insieme agli insegnanti, dovrebbero essere i primi interlocutori dei ragazzi appena usciti da conferenze e lezioni”.

Aggiornato il 22 aprile 2024 alle ore 11:25