Cinque metri, ma allora perché non sei o quattro o dieci? Apriti fumo.
Stefano Lo Russo, sindaco di Torino in quota Pd, la butta sul buon senso ma intanto vuole impartire regole e regolette per fumatori e svapatori all’aperto. Una mossa che presto o tardi rifilerà sanzioni ogni tre per due ai fumatori, sempre più ghettizzati. Un tema che si ripropone come i peperoni dopo pranzo e che già lo scorso anno aveva fatto discutere quando il ministro Orazio Schillaci parlò di “revisione” della Legge Sirchia sul fumo. Allora la parola d’ordine era “aggiornamento”, col ministro che intendeva introdurre regole più stringenti e soprattutto equiparare in tutto e per tutto alle sigarette tradizionali quelle elettroniche e a tabacco riscaldato.
La proposta di vietare il fumo nei luoghi aperti, peraltro estesa anche ai prodotti a rischio ridotto come sigarette elettroniche e riscaldatori di tabacco, è criticabile da molti punti di vista. Prima di tutti da quello delle libertà dell’individuo, perché è sempre preoccupante quando lo Stato si arroga il diritto di entrare nei comportamenti personali del cittadino per promuovere quello che esso – lo Stato – ritiene sia il bene della persona e della collettività. In secondo luogo, spesso e volentieri i divieti non raggiungono lo scopo che si sono prefissati – modificare un comportamento – ma servono soprattutto a mettere a posto la coscienza del legislatore, stigmatizzando e ghettizzando il consumatore. In terzo luogo, equiparare le sigarette a tabacco combusto ai prodotti a rischio ridotto è sbagliato anche dal punto di vista sanitario.
Esiste ormai una vasta letteratura scientifica che sostiene la drastica minore dannosità delle sigarette elettroniche rispetto al fumo tradizionale. Il dato più citato è quello contenuto in una revisione di Public Health England (l’agenzia del Ministero della Salute britannico, oggi Office for Health Improvement and Disparities), pubblicata nel 2015 e confermata più volte negli anni, che afferma che la sigaretta elettronica riduce il danno del fumo del 95 per cento. Questo perché, spiegano gli esperti britannici, le componenti del fumo di sigaretta che danneggiano la salute – compresi i cancerogeni – sono o totalmente assenti nel vapore dell’e-cig o, se presenti, sono perlopiù in quantità inferiori al 5 per cento rispetto a quanto riscontrato nel fumo, mentre le principali sostanze chimiche presenti esclusivamente nelle sigarette elettroniche non sono state associate con nessun rischio serio. Si tratta di una stima – fra l’altro prudenziale – che ad oggi nessun detrattore della riduzione del danno da fumo ha confutato. Dunque equiparare i due prodotti, le sigarette a combustione e quella elettronica, sarebbe non solo ingiustificato, ma comunicherebbe un messaggio pericoloso ai fumatori: che non c’è davvero differenza fra i due prodotti.
La sigaretta elettronica è uno strumento destinato a quei fumatori che non riescono o non vogliono smettere di fumare, è un sostituto meno rischioso del tabacco combusto e questo dovrebbe essere il messaggio da far passare. Naturalmente non è innocua, non è destinata a chi non fuma o ai minori (ai quali è infatti vietata la vendita), ma è molto meno dannosa del fumo, come tutti i nuovi prodotti senza combustione. Recenti dati dimostrano che quei Paesi che adottano nelle loro strategie sanitarie la riduzione del danno da fumo (per esempio Regno Unito, Nuova Zelanda, Svezia, Norvegia e Giappone), negli ultimi anni hanno registrato diminuzioni dei fumatori molto più marcate rispetto ai Paesi loro affini.
Sarebbe auspicabile che governanti, sindaci e sceriffi vari cambiassero rotta sugli strumenti di riduzione del danno da fumo o che, quantomeno, non li ostacolassero equiparandoli al fumo combusto. Sarebbe un messaggio sbagliato ai fumatori e tutti coloro che sono riusciti a liberarsi dell’abitudine al fumo proprio grazie alla sigaretta elettronica. Dall’altra parte, è sempre auspicabile che, sebbene ad oggi non esista alcuna prova della pericolosità per terzi del cosiddetto fumo passivo, tutte le libertà vengano esercitate nel rispetto degli altri. Dunque evitare di fumare o svapare se si è vicino a qualcuno che non gradisce è una semplice norma di buona convivenza che dovrebbe sempre essere rispettata, a prescindere dai divieti.
Aggiornato il 17 aprile 2024 alle ore 09:32