Medicina a Km 0
Ospite a Medicina a Km 0 di questo mercoledì è la dottoressa Delia Goletti, che si è formata scientificamente negli Stati Uniti sotto la guida del dottor Antony Fauci e ha lavorato all’Istituto Superiore di Sanità. Dal 1999 lavora all’Istituto Nazionale di Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, dove attualmente ricopre il ruolo di direttrice dell’Uoc del Laboratorio di Ricerca Traslazionale.
Abbiamo parlato con la dottoressa di Tubercolosi (Tbc), malattia che rappresenta ancora una delle dieci cause di morte nel mondo. Basti pensare che nel 2022 si sono ammalate e 1,5 milioni di queste sono morte. Attualmente in Italia si registrano circa quattromila casi all’anno. Questa malattia interessa prevalentemente i polmoni, ma non solo. La malattia viene trasmessa nella maggior parte dei casi da un individuo con tubercolosi polmonare contagiosa mediante nuclei di goccioline di saliva attraverso la tosse, gli starnuti o il parlare, che una volta inalate propagano l’infezione. Sembra che queste goccioline possano restare nell’aria per diverse ore prima di introdursi nelle vie aeree inferiori di un malcapitato. Ad ammalarsi prevalentemente sono le persone con infezione da Hiv, o persone malnutrite, fumatori, affette da diabete e, anziane con malate concomitanti. Non tutti coloro che si infettano sviluppano la malattia. Secondo la dottoressa Goletti, 10 per cento dei soggetti infettati sviluppa la malattia nel corso di tutta la vita (il 5 per cento entro due anni), mentre il restante 90 per cento presenta una risposta immunitaria, sia che abbia eliminato il patogeno sia che lo ospiti ancora in vari stadi di replicazione.
Le forme extra-polmonari di Tbc possono interessare la pleura, i linfonodi, il sistema nervoso, le ossa e l’apparato urogenitale. Esiste anche una forma di Tbc disseminata, detta miliare.
La tubercolosi è presente fra gli umani sin dall’antichità. È stata scoperta nei resti di uomini preistorici del 4000 a.C.; nelle mummie del 3000-2400 a.C. Attorno al 460 a.C. Ippocrate identificò la Tisi come la malattia più diffusa di tutti i tempi, che causava febbre e sangue dalla bocca (emottisi), quasi sempre fatale. Il primo studio della Tbc risale ad Avicenna, un medico musulmano vissuto in Persia nel X secolo che scrisse “Il canone della medicina”. Fu il primo a identificare la Tbc come una malattia infettiva e ad associarla al diabete e in seguito suggerì che potesse diffondersi anche attraverso il contatto con l’acqua e il suolo. Così si sviluppò il metodo della “quarantena”.
Nei primi anni dell’Aids il ritorno della Tbc ha causato la dichiarazione dello stato di emergenza globale della salute pubblica da parte dell’Oms nel 1993. L'obiettivo per il 2030 è di arrivare a un maggiore controllo del la Tbc nel mondo, così 1700 associazioni internazionali attraverso quattro piani globali, coordinati dall’Oms, sono al lavoro.
Aggiornato il 10 aprile 2024 alle ore 18:09