Mala tempora currunt per John Elkann, nipote di Gianni Agnelli e i suoi fratelli Ginevra e Lapo. Quattro gli scenari della tempesta della famiglia torinese: crisi dell’auto, tensioni nella società di calcio Juventus, spettacolo deprimente nell’editoria, eredità contestata della nonna Marella Caracciolo. “È verosimile – scrive il Tribunale del riesame di Torino – che i tre fratelli fossero consapevoli della frode relativa alla imposta di successione che avrebbe dovuto essere pagata in Italia, essendo la residenza della vedova dell’Avvocato in Svizzera fittizia”. Il secondo duro colpo è arrivato dall’auto, un tempo fiore all’occhiello della produzione italiana e che permise la motorizzazione di massa, grazie a modelli come la Cinquecento, la Seicento, l’850, la Punto. Oggi tranne Pomigliano d’Arco, da dove esce la Panda, gli altri due stabilimenti risentono dei ritardi delle nuove piattaforme e in flessione anche l’Alfa Romeo. In tutti gli stabilimenti Stellantis (nome nuovo del gruppo italo-francese) si registra una consistente marcia indietro.
Mirafiori, Melfi, Cassino sfornano metà circa delle auto prodotte nello stesso periodo del 2023. L’emorragia maggiore riguarda Mirafiori con Cassa integrazione e tagli di personale. Bene la Ferrari dopo le ultime brillanti prestazioni in Formula 1. Per il calcio la società bianconera, dopo l’uscita di Andrea Agnelli dal vertice, la credibilità è stata affossata dalle plusvalenze, dalla squalifica per doping del giocatore Paul Pogba, dai 20 punti di distacco dall’Inter nel campionato, dall’allenatore Massimiliano Allegri in bilico. Complesso il quadro dell’editoria dopo l’acquisto del Gruppo Gedi dalla famiglia dell’ingegner Carlo De Benedetti. L’ex coordinamento delle redazioni ha elaborato un dossier su quanto accaduto dall’inizio di dicembre 2019 a marzo 2024, definito “cronaca di uno smantellamento, pezzo per pezzo”. “Ripercorrere – è scritto in una nota pubblica – serve a spiegare come mai le rappresentanze sindacali delle giornaliste e dei giornalisti di tutte le testate non ripongono più alcuna fiducia nelle parole dell’attuale management. È una storia triste per il valore che ha il giornalismo locale e nazionale”. L’amministratore delegato Maurizio Scanavino è criticato per la mancata risposta a una semplice domanda: “Perché è stato acquistato Gedi per poi smantellarlo?”. Viene lamentata l’assenza di strategia e d’interesse dell’editore, il cui obiettivo sembra solo quello di tagliare i costi, senza preoccuparsi di rilanciare le professionalità dei corpi redazionali.
“L’editoria – viene osservato – è un settore in crisi in Italia e nel mondo, ma la tenuta e il rilancio passano attraverso la passione di chi possiede e amministra le testate giornalistiche, rafforzandone l’identità e l’indipendenza. Negli ultimi tempi, invece, si è assistito – scrivono i giornalisti del gruppo ex Repubblica-L’Espresso – a uno spettacolo deprimente con stillicidio di voci di vendita, smentite di maniera, subito contraddette da altre vendite”. La cronistoria evidenzia che nel dicembre 2019 Gedi di Carlo De Benedetti era il primo editore di quotidiani in Italia con La Repubblica, La Stampa e 13 testate locali, e uno dei principali gruppi nell’informazione digitale e nel settore radiofonico. Con il passaggio ad Exor di Elkann si è assistito a una progressiva vendita di testate: nel 2023 sono stati venduti Il Messaggero veneto, Il Piccolo di Trieste e altri quotidiani veneti fino all’uscita dal gruppo, nel marzo 2024, dello storico quotidiano genovese Il Secolo XIX, che fu diretto da prestigiose firme.
Aggiornato il 08 aprile 2024 alle ore 14:03