Medicina a Km 0
Da questo mercoledì Medicina a Km 0 parlerà periodicamente della Sindrome da deficit di attenzione e iperattività, più comunemente conosciuta come Adhd, sebbene spesso poco riconosciuta anche dagli stessi genitori e dagli insegnanti dei bambini che ne soffrono. Per questo vogliamo parlarne e lo faremo affrontando il tema sotto più sfaccettature grazie ad un incontro fortunato con un’associazione che si occupa a 360 gradi di casi di Adhd a livello regionale, nazionale e con collegamenti anche a livello europeo, delle famiglie, per indirizzarle, sostenerle, consigliarle e aiutarle il più possibile a non sentirsi sole.
Iniziamo oggi partendo dai bambini e dai ragazzi in età scolare, parlando con la vicepresidente dell’Associazione Adhd Lazio Serena Pascucci, che possiamo ascoltare nell’intervista all’interno dell’articolo. Più in là affronteremo l’argomento parlando con altri professionisti di adulti con l’Adhd e di altri aspetti di questa sindrome, di come affrontarla e di cosa offre il Sistema sanitario nazionale.
Intanto, sappiamo che l’Adhd è un disturbo neuropsichico che influenza lo sviluppo del bambino e dell’adolescente. Le diagnosi di Adhd stanno diventando sempre più frequenti, ma se non viene riconosciuta o se viene diagnosticata in modo errato, perché i segnali vengono fraintesi, può portare problemi che segnano un bambino fino all’età adulta.
I bambini con l’Adhd hanno difficoltà a prestare attenzione, a mantenere la concentrazione, sono fortemente irrequieti, impulsivi, iperattivi. Talvolta il disturbo può essere scambiato per autismo, ma alle volte invece è associato proprio all’autismo o ad altre patologie, per questo viene alla luce casualmente durante la ricerca di altre patologie. Le cause possono essere neurobiologiche, ambientali o genetiche. Secondo le valutazioni dell’associazione Adhd Lazio, quasi sempre c’è una familiarità, di solito 1/3 dei padri ha figli con lo stesso disturbo.
Tuttavia, chi soffre di Adhd con la crescita sviluppa stati d’ansia, depressione, noia, disturbi del comportamento e alimentari, soprattutto se la diagnosi non è stata fatta correttamente. Così questi soggetti possono sviluppare facilmente dipendenza da farmaci, da sostanze stupefacenti e alcol.
Aggiornato il 01 febbraio 2024 alle ore 10:44