Forse perché assuefatti da eventi epocali quali guerre, crisi geopolitiche e da cambiamenti socio-economici troppo grandi per essere compresi in tutta la loro complessità (l’Intelligenza artificiale, per esempio), pare si stia facendo spazio una nuova tendenza, ovvero quella di andare a scovare la notizia residuale per poi darle un rango, per così dire, nobiliare. E questo nel bene e nel male. O forse, avrebbe sentenziato Friedrich Nietzsche, al di là del bene e del male.
Vale nello sport più popolare, dove un trofeo minore come la Supercoppa viene riconfezionato con una formula inedita che, nelle intenzioni degli organizzatori, dovrebbe aumentare lo spessore competitivo oltre che di appetibilità mediatica. Il risultato? Migliaia di chilometri di distanza, milioni di petrodollari di sostanza ma anche la tristezza infinita di uno stadio semivuoto che nemmeno il San Nicola di Bari nelle sue stagioni peggiori.
E poi il fattaccio di Lodi. Un episodio di commenti più o meno sinceri – che in altri tempi sarebbe stato confinato, tutt’al più, nelle dicerie di una provincia lombarda – si è tramutato in una bolla di vuoto a perdere, gonfiata però da frustrazioni personali e narcisismi compulsivi risultati forieri dell'irreparabile.
Altro esempio di omotetia fasulla è stata l’inaugurazione dell’anno accademico della Luiss (!) che ha visto protagonista Paola Cortellesi con una lectio magistralis (?) incentrata sul messaggio non proprio pedagogico col quale, da par suo, sarebbero impregnate le favole tradizionali. In pratica un pippone “politcally correct” spacciato per un dotto intervento sociologico.
A questi episodi aggiungerei, inoltre, tutto il corollario derivante dalla cultura woke fatto di estrema attenzione verso “alcune” minoranze, oltre a massicce dosi di buonismo, inclusione e sostenibilità applicate nei confronti di un Occidente che preferisce disquisire, per l’appunto, del dito piuttosto che cogliere l’opportunità di ammirare la luna.
Aggiornato il 24 gennaio 2024 alle ore 09:23