Numeri impietosi per quotidiani e le edicole che li vendono. Dall’analisi dei dati Ads, la società che certifica la diffusione e la vendita delle copie dei giornali, risulta che nel primo semestre del 2023 le copie vendute, nel giorno medio, erano 1,49 milioni, con una perdita di 112mila copie rispetto al 2022 quando erano 1,60 milioni e di 248mila copie sul luglio 2021 quando le vendite superavano il milione e settecentomila copie. Il canale che incide di più su questa flessione è quello delle edicole, che pur rappresenta il 70 per cento della distribuzione cartacea rispetto al 23 per cento del settore digitale. Secondo un recente report di Unioncamere, dal 2019 al 2023 hanno abbassato definitivamente le saracinesche circa 2.700 chioschi. Rimangono aperti soltanto 13.500 punti vendita di giornali e periodici, grazie soprattutto al commercio di altri prodotti e giocattoli.
Da presidio fondamentale per chi legge e s’informa le edicole sono diventate imprese in perdita e i gestori più anziani si stanno predisponendo a chiudere per andare in pensione. Le imprenditrici del settore sono appena il 35 per cento per un totale di 4.400 ditte, mentre solo il 6 per cento dei giovani al di sotto dei 35 anni gestisce una delle 700 imprese in attività. La situazione è critica in valori assoluti e ne risente l’informazione di qualità, in un periodo in cui le nuove tecnologie mettono in pericolo la credibilità della comunicazione. Trovare un punto vendita aperto nel pomeriggio sta diventando un rebus. In alcune città c’è stato un crollo irreparabile. È il cane che si morde la coda: si legge poco, si comprano pochi giornali, le edicole vengono chiuse. Le nuove generazioni hanno sempre in mano un telefonino dal quale attingere informazioni e notizie a tempo reale. Gli operatori telefonici fanno a gara per ridurre i costi dei canoni, ma con lo smartphone le ragazze e i ragazzi fanno ormai tutto.
Anche per i giornali un po’ d’ossigeno è arrivato dal digitale ma il settore copre solo il 23 per cento e i ricavi crescono solo se il prezzo dell’abbonamenti diminuisce. Questo, dicono i dati Ads, vale solo per il Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, La Stampa, La Gazzetta dello Sport e Avvenire. A livello generale il calo è generalizzato nei primi sei mesi del 2023. Il Corriere della Sera ha perduto quasi 10mila copie fermandosi a 225mila giornaliere, la Repubblica ha lasciato per strada circa 15mila copie tra cartacee e digitali attestandosi a 115mila giornaliere, Il Sole 24 Ore (nonostante le quasi 60mila copie in abbonamento agli industriali della Confindustria) è sotto le 100mila copie giornaliere, La Stampa è precipitata sotto le 80mila copie. Dopo la pausa estiva c’è stata una piccola ripresa con più 20mila del Corriere, 7mila di Repubblica, 20mila de Il Sole 24 ore e 6mila della Stampa. Bene La Gazzetta dello Sport a 172mila copie giornaliere, Avvenire con oltre 100mila copie, 64mila del Messaggero, 56mila del Resto del Carlino, 52mila del Fatto quotidiano e 43mila del Corriere dello Sport.
Per avere un quadro completo della situazione, occorre guardare le singole voci dei dati Ads: edicole, digitale (a costo intero o a prezzo inferiore per incrementare le promozioni nei bar, alberghi, stazioni ferroviarie). C’è, in sostanza, da capire in che misura il digitale in futuro potrà arginare la perdita delle vendite nelle edicole delle 60 testate censite da Ads.
Aggiornato il 05 gennaio 2024 alle ore 11:40