Ritratti. Michele Ruschioni: tanta carne al fuoco e il bollito per Schlein

Con lui non c’è ciccia per gatti. Michele Ruschioni è il founder di Braciamiancora, network che parla del mondo della carne ma non in maniera convenzionale. Romano, un passato nel giornalismotradizionale” – come lui stesso lo definisce – e poi il biglietto di sola andata staccato per un viaggio verso nuove forme di comunicazione. Quando ha lasciato la strada vecchia per quella nuova, sapeva cosa avrebbe perso ma, per fortuna sua, ha trovato un libro che gli ha aperto gli occhi. In più, rivela che come collaboratore è sempre alla ricerca di un “Maradona”. La sua ultima fatica è “Steak House e Macellerie d’Italia 2024”, la guida per gli amanti della bistecca. Infine, confida che non avrebbe problemi a servire e proporre dei piatti proteici ai politici. E il bollito toccherebbe alla segretaria del Partito democratico, Elly Schlein.

Tivù, carta stampata, web. Poi un viaggio di sola andata, tra social network e nuove forme di comunicazione. È stato difficile seguire questo percorso, oppure è stato più facile del previsto?

Io sono nato, ci tengo a dirlo, nel circuito delle tivù locali romane: una meravigliosa palestra, una bella realtà. E poi c’è stato, come detto, un viaggio di sola andata. Per quello che mi riguarda, seguire un’altra strada non è stato difficile. Ma certo, non è stato nemmeno facile. Perché ho dovuto capire la grammatica dei social, che è diversa da quella della carta stampata tradizionale e della televisione tradizionale. Fare un video su YouTube non è come confezionare un servizio o un approfondimento per la tivù classica. Ci sono altre regole. Questo l’ho imparato giorno dopo giorno, perché ero convinto di sapere tutto. In realtà, quando mi sono affacciato al mondo dei social, ho scoperto che ne sapevo molto poco.

Un tour in continuo divenire, questo, con in testa un ritornello che fa “no pain, no gain”: senza il sacrificio non si possono raggiungere determinati risultati. Ma il solo sacrificio basta?

Eh no, non basta. Quando ho deciso di mollare il mondo del – chiamiamolo così – giornalismo tradizionale, mi sono reso conto dovevo fare un po’ di strada in salita per ottenere il gain, per arrivare a vedere la luce, a scollinare. Quindi, questo è un po’ il mio motto. Però solo il sacrificio non basta. Servono lo studio, l’intelligenza, l’analisi critica della situazione. Il sacrificio gratuito, a 360 gradi, non lo consiglio a nessuno. Un sacrificio strategico, invece, sì. Facendo delle percentuali, dico che un 33 per cento lo devo alle mie capacità, un 33 per cento alla visione che ho avuto, un 33 per cento alla costanza che ho mantenuto.

E un pizzico di fortuna non ce la mettiamo?

Un po’ di culo, sì. In fondo, la fortuna aiuta gli audaci. A tal proposito, ho un aneddoto. La fortuna secondo me si è materializzata 13-14 anni fa, quando sono entrato in libreria, durante una di quelle che chiamo passeggiate creative, e ho trovato sullo scaffale un testo che mi ha cambiato la vita: L’ultima notizia. Dalla crisi degli imperi di carta al paradosso dell’era di vetro (Rizzoli). Un libro di Massimo Gaggi, corrispondente del Corriere della Sera dagli Usa (scritto insieme a Marco Bardazzi, che ha lavorato per Ansa, La Stampa ed Eni in Italia e negli Stati Uniti, ndr) che raccontava come era cambiato il mondo dei media, ma parlava anche dell’avvento dei social e dello sviluppo dei contenuti di nicchia. Quel libro ha rappresentato la svolta della mia vita.

Invece “Braciamiancora” che cosa è stato e che cos’è per te?

Una scommessa. E oggi è il mio lavoro. Insomma, è la mia realtà professionale, la mia società. È una struttura molto agile. Ho sette-otto collaboratori, ognuno ha un proprio ruolo. Tutti professionisti, che però nella vita fanno pure altro.

Michele Ruschioni riceve almeno 4-5 autocandidature al mese di under 25 che chiedono di lavorare con lui, ma poi manca determinazione…

Quando mi arrivano queste autocandidature sono felice. Mi torna in mente un caporedattore, a cui proposi una mia collaborazione. Lui mi disse guarda sei il mio 41esimo collaboratore, magari sei il Maradona che sto cercando. Questa frase mi è rimasta impressa. Ogni volta che un under 25 mi scrive e si propone, penso che potrebbe essere il Maradona che sto cercando. Ho poi questo approccio, anche un po’ provocatorio nei confronti del mondo che ci circonda, di pagare in anticipo, più un bonus per gli under 23. Come dire: guarda, non ti sto fregando. Purtroppo, alla fine, vedo una sciatteria generale che mi sorprende. Cavolo, ti sei autocandidato ma poi sbagli una dicitura elementare, quando invece basterebbe prima un veloce controllo, una rilettura di tre secondi al massimo. Commetti un errore da dilettante allo sbaraglio, dopo aver inviato un curriculum ultraformato. Quindi, sinceramente non mi capacito di come questo sia possibile. Pago in anticipo, mi aspetterei una roba wow. Invece, nove volte su dieci ho un prodotto poco soddisfacente. Allo stesso tempo, so che questo è un argomento che rischia sempre di cadere nella generalizzazione. Cioè, non vorrei passare per un vecchio trombone che ripete eh, ai miei tempi... No, questo mi dispiace. Perché c’è tanta platea di under 25 che si lamenta che non lavora, che non supera gli ottocento euro al mese.

Vivere senza social è possibile?

Certo, c’è un sacco di gente che vive senza social. Ne conosco diversi.

E ora la guida “Steak house e Macellerie d’Italia 2024”: la leggeremo in un solo boccone?

No, ci vogliono tante tappe. Non è solo da sfogliare, ma anche da leggere. All’interno ci sono aneddoti. Non è la consueta guida.

Ultima cosa: che carne va servita ai politici attuali? E a chi tocca il bollito?

Allora, a Giorgia Meloni le servirei una bella bistecca di carne chianina, nel solco della più italica tradizione. Al ministro Francesco Lollobrigida proporrei un bel wagyu giapponese: è molto concentrato sul made in Italy, magari potrebbe avere una contaminazione. A Elly Schlein farei mangiare effettivamente il bollito, accompagnato dalla classica salsetta verde che, dal punto di vista cromatico, è molto bella e renderebbe Instagrammabile il piatto. Sul fronte dell’armocromia saremmo tutti soddisfatti. A Giuseppe Conte suggerirei l’entrecote, la bistecca senza osso, per le persone che hanno poco mordente.

Anche perché Conte l’osso lo sta ancora rosicchiando…

Sì, esattamente.

Aggiornato il 23 dicembre 2023 alle ore 10:24