L’allarme della Fieg e lo stato di forma di Rcs

Il Corriere corre. Il Gruppo Rcs dell’editore, presidente e amministratore Urbano Cairo si avvia a chiudere l’anno con un balzo del quotidiano di via Solferino del 10 per cento mentre la Gazzetta dello sport è largamente il giornale più letto dagli italiani.

Un bilancio in controtendenza alla crisi dell’editoria grazie ai 556mila abbonati digitali del Corriere della Sera e ai 211mila abbonamenti della Gazzetta dello Sport.

Il quadro complessivo, quindi, dell’editoria Rcs evidenzia una redditività in crescita dovuta alla variegata offerta informativa derivante dai quotidiani, in digitale e cartaceo, dai settimanali e dal buon andamento delle testate spagnole di Unidad Editorial e cioè El Mundo, lo sportivo Marca e l’economico Expansión.

Per l’editore Cairo le soddisfazioni arrivano anche dalla televisione con La7 che ad ottobre è risultata essere la quinta rete nel “prime time” e che si sta attrezzando per scalzare dal terzo e quarto posto Italia 1 di Mediaset e Rai 3.

In base ai dati Audipress, Rcs MediaGroup, controllato al 61 per cento da Cairo, ha messo in archivio 9 mesi positivi con quasi 970mila abbonamenti digitali. Vanno bene anche i conti approvati venerdì 10 novembre dal Consiglio di amministrazione: il margine operativo lordo Ebitda ha raggiunto gli 82,1 milioni (11 milioni in più dell’anno scorso) e il risultato netto di 27,8 milioni è in crescita di circa 4 milioni rispetto allo stesso periodo del 2022.

Le incognite, comunque, ci sono. La pubblicità cresce poco (+1,7 per cento, 240 milioni) a causa del rallentamento generale dell’economia italiana. Dati molto positivi sono giunti dalla Spagna, che in altre circostanze aveva destato preoccupazioni. Marca ed Expansión hanno confermato a settembre la loro posizione di leadership nel settore della carta e, aggiungendo El Mundo, la controllata Unidad Editorial si consolida leader dell’informazione quotidiana spagnola.

Gli allarmi arrivano dalla Fieg secondo la quale nella manovra di bilancio del Governo Meloni ci sarebbero tagli ai fondi dell’editoria. La critica del presidente Andrea Riffeser Monti riguarda il disegno di legge di bilancio che “riduce considerevolmente il sostegno all’editoria con il rischio di vanificare gli importanti interventi esistenti per sostenere il passaggio al digitale”.

Non è dello stesso avviso il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’informazione e all’editoria, Alberto Barachini: “Stiamo studiando soluzioni, osserva, che salvaguardino la continuità aziendale delle imprese che si impegnano a difendere i livelli occupazionali di un settore strategico per lo sviluppo democratico del Paese”.

C’è in realtà un problema di fondo: la contrazione delle risorse complessive che deriva dall’estinzione del Fondo straordinario 2022/23, varato a sostegno dell’editoria nella fase dell’emergenza Covid. Il quadro dell’informazione ha presentato nel corso del 2023 altri due fenomeni: la crescita delle notizie mescolate con la pubblicità e il superamento delle televisioni tradizionali da parte delle smart tv con servizi legati ad Internet.

Qualche anno fa erano stati i redattori de Il Sole 24 Ore a votare un documento in cui si metteva uno stop ai viaggi gratuiti e ai regali in cambio di articoli.

Qualche settimana fa sono stati i giornalisti di Repubblica a votare una Carta dei doveri con 177 voti favorevoli, 3 contrari e 24 astenuti con regole precise contro l’invasione della pubblicità nell’informazione. Dieci punti per tenere distanti le notizie dagli annunci economici.

Secondo i dati emersi da un’analisi di Auditel-Censis risulta che 26,3 milioni di italiani guardano i contenuti audio e video in streaming a fronte dei 21 milioni che preferiscono le tivù tradizionali con in prima fila Rai, Mediaset e La7.

Aggiornato il 17 novembre 2023 alle ore 08:55