Due fatti di cronaca che fanno riflettere. Due giovani vite spezzate. Due storie circondate da troppi interrogativi. Un tredicenne di Palermo si è tolto la vita nella casa dove abitava con i genitori. Tra le ipotesi che hanno cominciato a circolare, anche quella che il ragazzo, iscritto alla scuola media, fosse vittima dei bulli, che in più occasioni lo avrebbero deriso – a quanto pare – anche sul suo presunto orientamento sessuale. Sul fatto stanno indagando i carabinieri. La procura dei minori di Palermo ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio. Sequestrati il cellulare e il computer della vittima.
Il mistero avvolge anche la morte di un altro 13enne, che risiedeva a Novi Ligure, in provincia di Alessandria, deceduto al Regina Margherita di Torino dove era stato ricoverato venerdì, dopo che il padre lo aveva trovato in fin di vita in una stanza della casa della nonna. Un decesso che potrebbe essere riconducibile a un gesto volontario. Gli inquirenti, inoltre, stanno cercando di capire se il minore possa essere finito in una challenge social, una sfida estrema poi sfociata in tragedia. Vicino al corpo, va detto, non sono stati trovati né biglietti né computer o telefonini.
L’Unicef, lo scorso mese, ha ricordato che a livello globale oltre un adolescente su sette tra i 10 e i 19 anni vive con un problema di salute mentale diagnosticato. La maggior parte delle 800mila persone che muoiono ogni anno per suicidio sono giovani. Il suicidio è la quarta causa principale di morte tra i giovani fra i 15 e i 19 anni. Quasi 46mila adolescenti muoiono a causa di suicidio ogni anno, più di uno ogni 11 minuti. Gesti volontari che, alla fine, non sono così rari. E sui quali c’è bisogno di riflettere.
Aggiornato il 15 novembre 2023 alle ore 18:14