Roma, la città delle disuguaglianze

Reale e virtuale. Tante esperienze che confluiscono in un unico punto. Che è Roma. Il Rapporto povertà 2023 della Caritas capitolina – “Le città parallele” – fotografa la situazione dell’Urbe. Da una parte le precarie condizioni abitative e l’assenza di abitazioni dignitose. Dall’altra, gli stipendi che, messi sulla bilancia, non hanno lo stesso peso. Inoltre, troviamo la città storica dove vivono gli anziani mentre i giovani stanziano nelle aree lontane dal fulcro della Capitale. Con un distinguo: “Il centro sprigiona tanta potenza attrattiva con uno straordinario e costante afflusso turistico da tutto il mondo – sottolinea il documento – una preziosa risorsa per la crescita economica della città che, però, non sembra un’opportunità per le famiglie: sempre più si sta trasformando in una città vetrina a beneficio dei turisti e dell’indotto da loro generato”. Di contro, la periferia, “dove maggiormente vivono i giovani, che continua a crescere ma con problemi sempre maggiori, potendo disporre di minori beni e servizi; situazioni che ci interrogano quanto a capacità di rispondere alle attese di senso, di appartenenza e di giustizia che provengono da persone alla ricerca di un pieno riconoscimento del loro essere risorsa”.

Nell’analisi emerge come il Municipio II sia quello con un reddito medio individuale dichiarato più alto, superiore ai 41mila euro, seguito dal Municipio I nel quale i cittadini, in media, percepiscono un reddito di 37.787,82 euro. Il Municipio VI – invece – è quello nel quale la media dei redditi risulta più bassa (17.058 euro), al di sotto (-33,6 per cento) del reddito medio dei contribuenti romani. Tra le altre cose, la classe di età tra i 60 e i 74 anni “è quella che in media gode di un reddito più alto – si legge nel report – (31.962 euro) ed è la classe di età più ricca in tutti i 15 Municipi. Viceversa, i percettori di reddito sotto i 30 anni sono quelli che hanno una media reddituale inferiore”. In generale, tra i residenti, “il 42,2 per cento dichiara un reddito inferiore ai 15mila euro, il 37,1 per cento è nella fascia 15mila-35mila euro, il 18,3 per cento dichiara più di 35mila euro ma meno di 100mila, mentre solo il 2,4 per cento percepisce più di 100mila euro. In particolare, questo 2,4 per cento dei contribuenti detiene il 17,6 per cento del reddito dichiarato nella Capitale, pari a oltre 8 miliardi di euro”. Il reddito familiare medio delle famiglie residenti a Roma si attesta “a 39.318 euro, ben al di sotto di quanto registrato nel Municipio II (60.836 euro), mentre nel Municipio VI la media del reddito familiare si attesta su un valore più basso del 31,4 per cento”.

Troppe le difficoltà, quindi. Che si riflettono pure sull’accesso alle cure. Su questo filone, ritorna – puntuale – il problema relativo (e “irrisolto”) delle liste di attesa. Per la Caritas “emerge come prioritaria la situazione delle persone con problemi di salute mentale. Il 16 novembre 2022 e l’11 ottobre 2023 la Diocesi di Roma ha incontrato i familiari di persone con sofferenza mentale e alcune loro associazioni nell’ambito del cammino sinodale. Su alcuni temi è stata interessata la Regione Lazio”. Ovvero:

– la carenza di personale: (mediamente al di sotto del 60/70 per cento rispetto al minimo previsto) “che rende impossibile la reale presa in carico di tanti pazienti: giovani che potrebbero essere curati e che potrebbero riprendere in mano la propria vita, sono invece abbandonati a un destino di cronicità e decadimento aggiungendosi alle centinaia di cronicizzati già esistenti”;

– la chiusura e l’accorpamento dei servizi: la scure dell’aziendalizzazione “si abbatte sui servizi territoriali rendendo difficile, se non impossibile, l’accesso principalmente per quelle persone che, per caratteristica della patologia, non sono collaborative. Per di più, raggiungere le sedi dei servizi, non più distribuite in modo omogeneo sul territorio, può essere molto difficile per quegli utenti e familiari non dotati di un mezzo proprio”;

– le chiamata Ares 118: con determinazione “numero G06331 del 18 maggio 2018 – definizione di procedure relative al trasporto e agli interventi di soccorso primario sanitario urgente in pazienti con patologia psichiatrica (legge 833/78 e circolare n.1269 del 7 giugno 1999) nella Regione Lazio e con il successivo differimento dei termini (determinazione numero G10096 del 6 agosto 2018) si è stabilito che, in caso di chiamata per problemi psichiatrici, l’ambulanza intervenga con i soli infermieri escludendo, quindi, la presenza di uno psichiatra. Tale modalità, oltre a essere contraria a quanto previsto dalla Legge numero 180/1978 mette a rischio l’incolumità della persona in crisi in quanto gli infermieri non sentendosi in grado di gestire la situazione da soli hanno la sola possibilità di chiedere l’intervento delle forze dell’ordine trasformando un problema sanitario in un fatto di ordine pubblico”.

Per quanto concerne il mondo del lavoro, “la Capitale presenta un tasso di occupazione del 70,6 per cento, un dato di oltre 5 punti superiore alla media nazionale e a quella regionale. Si tratta però di un mercato con una forte prevalenza di lavori instabili, il 18,8 per cento di lavoratori atipici (17 per cento del totale nazionale); in cui i lavoratori dipendenti con “bassa paga” è del 13,5 per cento (10,4 per cento in Italia)”. Allo stesso tempo, il 2022 “è stato l’anno in cui le famiglie consumatrici hanno raggiunto livelli di accesso al credito tra i più elevati del nuovo Millennio, con la specificità che si tratta in modo molto accentuato di credito al consumo senza scopo: nel Lazio spicca un aumento su base annuale di oltre il 9 per cento per le cessioni del quinto dello stipendio. Una modalità di finanziamento a cui si accede, come una sorta di ultima spiaggia, quando per affrontare esigenze familiari e personali più o meno improvvise ed impreviste, ci si ritrova privi di altre possibilità di finanziamento ordinario. Nello stesso periodo troviamo anche un aumento delle cartolarizzazioni per i crediti delle famiglie, sofferenze queste gestite da creditori diversi rispetto alle società erogatrici, che sono tornate a livelli pre-Covid. Fa riflettere inoltre, nel 2022, l’aumento della spesa per il gioco d’azzardo”. Nel solo Lazio è stata “di 10 miliardi e 249 milioni di euro, in media 1.793 euro a persona, con profitti per l’industria del settore per oltre 800 milioni. Nel Comune di Roma il volume di gioco dello scorso anno è stato di 4,962 miliardi (3,5 miliardi in modalità telematica) con un importo pro capite di 1.763 euro giocati”.

Aggiornato il 14 novembre 2023 alle ore 15:00