“La democrazia è il potere di un popolo informato”
A.de Tocqueville
C’è un fantasma che si aggira sull’Italia e non solo, questo fantasma si chiama: ignoranza. Molti, in modo errato, pensano che l’ignoranza sia una offesa o uno svilimento del proprio essere per non aver studiato. Ognuno di noi è ignorante in qualcosa; al di là del titolo di studio, si è ignoranti in tutto ciò che non si conosce, ci sono plurilaureati in legge che non conoscono la medicina e l’opposto, ma anche plurilaureati che non conoscono l’empatia, la vita quotidiana, la difficoltà a gestire i sentimenti e le relazioni, aspetti della vita che sembrano banali, ma nella loro vita personale e sociale possono rivelarsi drammi.
Oggi, ad esempio, nei social network tutti sono esperti di geopolitica internazionale e politica nazionale, ma non essendo consapevoli della propria ignoranza, confondono il diritto ad avere una opinione con la competenza. Il problema, dunque, non è il sacrosanto diritto di dire la propria opinione, anche se “sbagliata”, ma la presunzione di essere sempre dalla parte del giusto.
Ad esempio, è vero che esiste un problema annoso nel conflitto israelo-palestinese, ma c’era una tregua di fatto da quando Sharon si ritirò da Gaza, cosa e chi è stato a far riesplodere la guerra? L’attacco terroristico di Hamas ai civili e la presa degli ostaggi, questo è stato il detonatore di questa ennesima guerra, e le conseguenze dipendono da questo atto.
Chi dice “ma cosa c’entrano i bombardamenti a Gaza nella quale muoiono i civili palestinesi?”. Giusta osservazione, ma è come dire: “Cosa c’entra il bombardamento delle città tedesche durante la Seconda guerra mondiale?”. Purtroppo, c’entra.
I tedeschi hanno accettato il nazismo e l’unico modo per debellarlo era ed è stato bombardare le loro posizioni che, purtroppo, si trovavano anche nelle città abitate dai civili, ed è ciò che sta avvenendo a Gaza. Certo non è una bella cosa, ma chi ha mai detto che la guerra è una bella cosa? Solo i fanatici e i terroristi.
Ormai la comunicazione è come la Torre di Babele, siamo bombardati da informazioni e notizie che ci rendono complicato comprendere la realtà. Se da un lato dovremmo essere felici di avere tanta informazione a disposizione, perché teoricamente questo dovrebbe comportare una nostra maggiore comprensione del mondo in cui viviamo, dall’atro non è più così facile e scontata se pensiamo che con l’Intelligenza artificiale è possibile creare un’immagine o un video e farne ciò che vogliamo.
La nostra percezione della realtà è strettamente legata alle informazioni che riceviamo e tende a raffinarsi in modo direttamente proporzionale allo sviluppo delle nostre conoscenze e competenze linguistiche.
Altro esempio di questa “ignoranza” che fa emergere in certi contesti forme di dialogo aggressivo, è stato, durante il lockdown, la pubblicazione su Facebook di una vecchia immagine di migliaia di corridori sul ponte di New York spacciata come assembramento sul ponte nello Stretto di Messina. I creduloni furono migliaia, ma la cosa più grave sono stati i commenti pieni di odio nei confronti dei presunti trasgressori.
Questa Babele di informazioni, di fatto, distrugge la controinformazione realizzando una percezione della realtà manichea, dove non c’è né confronto né dialogo, e favorisce l’insinuarsi, in menti deboli ed ignoranti (nel senso etimologico e cioè di chi ignora perché non sa, ma pensa di sapere) sia l’affermazione del pensiero unico, anche come bisogno di appartenenza, sia forme di pensiero inneggianti alla violenza, che possono trasformarsi in azioni violente.
La violenza si distilla giorno per giorno con parole e letture della realtà piene di incitamento all’odio e, dopo una certa dose di ubriacatura, purtroppo alcune persone o popoli reagiscono a quella che ritengono ‒ a torto o a ragione ‒ una violenza che subiscono.
Nel nostro Paese, già debole di senso dello Stato, il maggioritario ha favorito l’affermazione di questa visione della realtà di tipo manicheo; siamo il Paese degli ottomila comuni, dei guelfi e ghibellini. Non è casuale che l’affermazione della Lega Nord avvenga mediante lo stereotipo del Sud ladrone: una forma arcaica di dividere in modo demagogico gli italiani.
Altra esperienza che abbiamo vissuto, sempre grazie ai media, di pensiero manicheo è stata quella di Mani pulite di cui i 5 Stelle ne sono diventati “l’evoluzione politica” sia con i “vaffa” sia mediante la generalizzazione della politica e dei politici come corrotti: “Se stai con noi sei onesto, tutto il resto è corruzione”. I risultati di questa ubriacatura sono sotto gli occhi di tutti.
Se guardiamo indietro questa mentalità era presente, in modo contenuto, anche nel pensiero del vecchio e glorioso Pci che, dopo la morte per eutanasia del comunismo, fa emergere questa componente manichea come unica forma di cemento culturale per non seguire la via democratica al socialismo, avendo preferito la via giudiziaria, perdendo di vista quei valori che nella sua storia lo avevano contraddistinto.
Gli stereotipi sociali vengono definiti operativamente dai membri di un gruppo che sono d’accordo nell’attribuzione di “etichette” ai membri di un altro gruppo (destra/sinistra) o ai membri del proprio gruppo (essere dalla parte del giusto a priori). È dalla dinamica dei rapporti interpersonali che emerge più chiaramente la funzionalità degli stereotipi: risparmio di energia psichica, funzione d’integrazione dell’individuo nel gruppo, funzione ego-difensiva.
Il manicheismo (cioè, la polarizzazione della realtà) è una forma del pensiero infantile utile al bambino per la formazione del pensiero complesso, ma negli adulti è una regressione che favorisce la pigrizia mentale, che determina un arretramento culturale di tutta la società occidentale, e dunque dei valori che l’hanno storicamente creato. L’unico antidoto è l’umiltà di chi sa di non sapere.
Aggiornato il 13 novembre 2023 alle ore 15:52