Chi si occupa di psicologia oggi non può non fare i conti con l’Intelligenza artificiale, che sempre più prende piede nella vita di tutti i giorni e che condiziona il nostro pensare, agire e sentire. L’Intelligenza artificiale (Ia) è l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività. Elementi che rappresentano oggetto specifico di studio della scienza psicologica. Dunque, oggi lo studio psicologico del comportamento umano e dei suoi processi complessi quali apprendimento, emozioni, motivazioni, comunicazione non può prescindere dallo studio dell’Intelligenza artificiale.
Non possiamo non considerare che la presenza e l’uso dell’Intelligenza artificiale nella nostra vita quotidiana sta apportando dei cambiamenti – e che ne apporterà sempre di più – e in breve tempo questa presenterà dei vantaggi ma anche dei rischi.
È sempre più evidente la necessità di creare una normativa che regoli l’uso dell’Intelligenza artificiale in modo da tenere sotto controllo i possibili rischi per gli individui e per la collettività. Ancora una volta l’essere umano si pone di fronte alla necessità di salvaguardarsi da se stesso e dalla propria capacità di costruire strumenti che possono apportare benessere alla propria vita, ma che possono anche causare condizioni di malessere.
I vantaggi dell’uso dell’Intelligenza artificiale sono svariati e, in molteplici campi: come, ad esempio, nell’ambito della Sanità e della salvaguardia della salute e promozione del benessere oltre che ad assicurare una più facile accessibilità nell’ambito dell’informazione, della formazione e dell’istruzione.
Anche nel mondo del lavoro l’Intelligenza artificiale può essere di aiuto nello sviluppo alle nuove generazioni di profitti e servizi. Può offrire percorsi di vendita più fluidi e ottimizzati, migliorare la manutenzione dei macchinari, aumentare sia la produzione che la qualità, migliorare il servizio al cliente e risparmiare energia. Nell’ambito dei servizi pubblici può ridurre i costi e migliorare la sostenibilità in equilibrio con il raggiungimento del Green Deal europeo.
Potrebbero essere infiniti i vantaggi che gli esseri umani avrebbero come individui e come comunità ma tutto questo diventa realizzabile solo se non si perdono di vista i rischi che un uso non competente, consapevole e responsabile dell’Intelligenza artificiale potrebbe causare.
Non va mai dimenticato che i risultati prodotti dall’Ia dipendono da come viene progettata e da quali dati vengono immessi. Questo processo può essere influenzato intenzionalmente o meno. Ad esempio, alcuni aspetti importanti potrebbero non essere programmati dall’algoritmo o potrebbero essere programmati per riflettere e perpetuare delle distorsioni strutturali. Inoltre, l’uso dei dati e dei numeri, per rappresentare una realtà complessa, fa sembrare l’Ia fattuale, precisa e indipendente anche quando non lo è (il cosiddetto math-washing).
La minaccia per la democrazia rappresentata dall’Intelligenza artificiale passa per l’informazione. È già stata accusata di creare delle bolle in rete, dove i contenuti sono presentati in base ad argomentazioni con cui l’utente ha interagito in passato, invece di creare un ambiente aperto per un dibattito a più voci, inclusivo e accessibile.
Può anche essere usata per creare immagini, video e audio falsi ma estremamente realistici, noti come deepfake, che possono essere usati per truffare, rovinare la reputazione e mettere in dubbio la fiducia nei processi decisionali.
Nell’ambito lavorativo l’uso dell’Intelligenza artificiale potrebbe portare alla scomparsa di molti posti di lavoro anche se, di contro, ne verrebbero creati altri. Appare evidente come il punto cruciale sia l’adeguata formazione affinché ci sia una possibilità di allargare il proprio bagaglio di conoscenze e dunque la possibilità di rinnovamento nella propria capacità di proporsi come lavoratore competente e all’avanguardia.
Altro elemento fondamentale da non perdere di vista, quando parliamo di Intelligenza artificiale, è la capacità di valutarne la potenzialità discriminatoria, sia tra individuo e individuo e sia tra comunità e comunità. In un’era globalizzata dove solo apparentemente non ci sono più confini, i confini stessi si sono fatti ancora più radicati e strutturati, quasi a dover ribadire che non è nella natura dell’essere umano di vivere senza individuare il diverso, l’estraneo, il “nemico”.
Ce lo dimostrano le reazioni belligeranti che alimentano ogni giorno la potenza distruttiva dell’essere umano in nome della difesa di un confine ideale, spirituale, morale che elimina totalmente la dignità umana in difesa della sua stessa vita: l’uomo distruttore di se stesso nell’illusione di distruggere l’altro.
Essere umano che non disdegna di utilizzare la propria intelligenza per distruggere l’altro senza comprendere però, che la distruzione dell’altro, è distruzione di sé. L’Intelligenza artificiale è purtroppo al servizio della tendenza dell’essere umano a creare predominanza e dominio.
Anche nell’ambito della differenza di genere, l’Intelligenza artificiale va analizzata e riprogrammata al fine di non creare un potenziamento del gender gap nell’ambito sociale, familiare e lavorativo. È necessario e urgente l’inserimento di più donne nell’ambito di sviluppo, programmazione e analisi dei sistemi dell’Intelligenza artificiale al fine di garantire un equilibrio nell’ambito del delicato fenomeno della parità di genere.
A tal proposito è necessario porre attenzione alla valorizzazione delle donne nell’ambito degli studi e dei lavori scientifici. Pensiamo al fenomeno del paradosso della parità di genere per cui, quanto più le donne hanno raggiunto l’uguaglianza all’interno di una società, tanto meno sceglieranno per il loro corso di studi una materia Stem. Ovvero una carriera in ambito scientifico, ingegneristico, tecnologico e matematico. Per dirla in termini statistici: esiste una correlazione inversa tra questi due indicatori quasi a volerci far riflettere sul fatto che la carriera scientifica per le donne è un modo per perseguire la loro emancipazione e far fronte al gender gap.
Le università che attirano e incrementano il numero di donne iscritte ai percorsi scientifici dovrebbero essere premiate, come accade in Francia, le aziende che investono sulle donne nell’ambito dell’Intelligenza artificiale dovrebbero essere insignite di “aziende di qualità”. Dobbiamo agire in fretta come in fretta prende sempre più piede nella nostra vita l’influenza dell’Intelligenza artificiale che inevitabilmente condiziona e condizionerà i nostri pensieri, le nostre credenze, le nostre azioni. E non possiamo permetterci che sia un’intelligenza con pregiudizi di genere!
Aggiornato il 09 novembre 2023 alle ore 16:55