L’“Isola di Carlo”: progetto riabilitativo

“Integrare lo sport nel progetto riabilitativo”. Un campo di basket colorato, in materiale anti-trauma, per i bambini e i ragazzi seguiti dalla Neuroriabilitazione del Bambino Gesù di Palidoro. È “L’isola di Carlo”, realizzata grazie alla donazione della famiglia Benedizione (circa 55mila euro, è intitolata alla memoria del figlio Carlo) attraverso la Fondazione Bambino Gesù Onlus. All’inaugurazione hanno preso parte il direttore sanitario dell’ospedale, Massimiliano Raponi, il segretario generale della Fondazione Bambino Gesù Onlus, Francesco Avallone, il presidente del Comitato italiano paralimpico della Regione Lazio, Armando Marco Iannuzzi e la famiglia Benedizione. “L’isola di Carlo”, in pratica, consiste in mezzo campo di basket con canestro unico, regolabile in altezza per le differenti esigenze di gioco, realizzato con una speciale gomma in materiale ecosostenibile. È uno spazio per lo svolgimento della pratica sportiva dei bambini e dei ragazzi in carrozzina. In più, permette un significativo ampliamento delle attività riabilitative e terapeutiche, già avviate con la bicicletta adattata. Si chiama attività sportiva adattata quella rivolta alle persone che non sono in grado, per diversi tipi di motivi, di partecipare alle normali attività sportive.

La famiglia Benedizione ha voluto dar vita a quest’opera per esaudire il desiderio del figlio che, quando era ricoverato in ospedale, aveva espresso la voglia di aiutare i bambini e i ragazzi che aveva incontrato durante la sua degenza. “Carlo era un ragazzo che amava lo sport. Si era infatti laureato in diritto sportivo. Il progetto del campo da gioco è stato realizzato da un suo compagno di classe, diventato architetto, e i colori sono un omaggio alla sua personalità solare e vivace”, racconta la mamma, Maria Grazia Benedizione. “La realizzazione di questo campo rappresenta un punto di arrivo per la famiglia e un punto di partenza per noi clinici della Neuroriabilitazione – ha fatto sapere la dottoressa Gessica Della Bella, responsabile dell’Unità operativa di Attività sportiva adattata – la linea di confine tra riabilitazione e sport adattato è infatti sempre più sottile. Abbiamo visto che lo sport adattato dà la possibilità ai bambini unici e speciali, come quelli seguiti da noi, di poter arrivare a un gesto funzionale e a svolgere l’attività sportiva come i pari età”. I bambini e i ragazzi che verranno avviati all’attività si sottoporranno a una valutazione clinico-riabilitativa da parte di un team interdisciplinare, composto da medici dello sport, fisiatri, fisioterapisti, personale laureato in Scienze motorie, esperti in attività fisica adattata. Si prevede di includere nel primo anno di attività 50 giovani di età compresa tra i 5 e i 16 anni.

Aggiornato il 07 ottobre 2023 alle ore 12:56