La violenza in videochiamata: l’orrore al Parco Verde di Caivano

“Modalità subdole ai limiti della crudeltà”. Fatti gravi e “reiterati”. Vittimedeboli e in tenera età”. L’ordinanza di custodia cautelare del gip del tribunale dei minorenni di Napoli, Umberto Lucarelli, descrive così le violenze subite da due cuginette al Parco Verde di Caivano. Una vicenda che, per settimane, riempie le pagine dei giornali e che, adesso, sarebbe a una svolta: i carabinieri di Napoli eseguono nove misure cautelari a carico di sette minori e di due maggiorenni. In una conferenza stampa vengono illustrati i dettagli.

Una storia su cui fanno luce le procure presso il tribunale di Napoli Nord e dei minorenni. Due ragazzine, secondo la ricostruzione degli inquirenti, vengono portate in un centro sportivo abbandonato, il Delphinia, dove al momento sono in corso i lavori di ristrutturazione e la cui ultimazione è in programma per la primavera del prossimo anno. Alla fine del mese di agosto emergono le violenze. Anche se gli episodi si sarebbero ripetuti nel tempo.

Secondo l’autorità giudiziaria, come sottolineato dall’ordinanza, viene alla luce una mancanza di pietà e, di pari passo, la mortificazione imposta alla vittima da parte di uno dei ragazzi. Ciò, in particolare, quando avrebbe trasmesso in diretta, con una videochiamata, uno dei rapporti sessuali subiti da una delle ragazzine. Mentre gli altri ridevano. I nove indagati, per il giudice, risulterebbero “privi di scrupoli” e “convinti di poter soggiogare ancora per chissà quanto tempo” le vittime. Perché “certi che il senso di vergogna loro inculcato, attraverso la minaccia di diffondere i video delle violenze o di dirlo al padre avrebbe assicurato loro l’impunità”. In una occasione uno dei ragazzi, dopo aver chiesto su Instagram di fidanzarsi con lui, avrebbe costretto una delle vittime a subire rapporti sessuali sotto la minaccia di un bastone.

Intanto gli avvocati Antonella Esposito e Angelo Pisani, a nome dei familiari di una delle bambine abusate a Caivano, esprimono “soddisfazione per l’impegno e la prima risposta della magistratura alla denuncia delle vittime”. Adesso chiedono “di tutelare e salvare le loro famiglie e soprattutto la madre dei bambini, già messi in sicurezza”. Gli stessi legali parlano di un “sistema infernale e criminale delle periferie dove ora le luci non vanno più spente”. E sperano che siano “ricongiunti al più presto bambine e genitori in un ambiente sano lontano da Caivano”. Oltre al fatto che vengano predisposte le misure idonee “a prevenire altri orrori e tutelare tutti i bambini”.

Nel frattempo, il questore di Napoli – Maurizio Agricola – e il prefetto, Claudio Palomba, incontrano don Maurizio Patriciello nella parrocchia del Sacro Cuore di Caivano. Successivamente i tre raggiungono il villaggio della legalità allestito dalla polizia a Caivano, per sensibilizzare i ragazzi sui temi della legalità. Il sacerdote, ai cronisti, racconta: “In questo mese abbiamo visto cose che non si sono mai viste in Italia. Io il 25 agosto ho scritto un messaggino a Meloni. E nel giro di pochi giorni è venuta lei da noi, con tre ministri, due sottosegretari, il capo della Polizia e ha fatto delle promesse che mi pare stia mantenendo. Poi arriva il solito sapientone che dice che la repressione non basta – prosegue – e chi mai ha detto il contrario. Se il Parco Verde è stata una delle più grandi piazze di spaccio d’Europa, la repressione serve”. Però poi “occorrono anche gli insegnanti, i servizi sociali: il numero degli assistenti sociali è così esiguo, come quello dei vigili urbani”. Con la chiosa: “Nessuno ha la bacchetta magica, anche perché questo quartiere è stato abbandonato per trenta anni”.

“È un giorno importante perché dal punto di vista repressivo si è data una svolta ad una vicenda dolorosissima – sostiene il questore Agricola – noi siamo qui, per un’affermazione di legalità, per un’educazione alla legalità, che è un’attività multidisciplinare”.

Un’inchiesta che prende corpo grazie alle denunce presentate dal padre di una delle vittime e dalla madre dell’altra. Denunce delle violenze che le loro figlie avrebbero subito, con il timore che i video degli abusi potessero essere diffusi. Le vittime, in un primo momento, vengono ascoltate. Dopodiché, la procura minorile delega ai servizi sociali la verifica delle condizioni familiari delle ragazzine, per consentire la messa in protezione. Le due minori, a seguire, sono riascoltate. A questo punto, avrebbero permesso di individuare i presunti autori degli abusi, segnalando i ruoli che ciascun indagato avrebbe assunto.

Gli inquirenti, pertanto, acquisiscono la documentazione sanitaria, effettuano sopralluoghi, sequestrano cellulari, che vengono sottoposti ad analisi. Un lavoro senza sosta, questo, che porta a raccogliere elementi ritenuti utili ai fini dell’indagine. Elementi che avrebbero un riscontro con le dichiarazioni delle giovani. Sei minorenni vengono trasferiti in un Istituto penale minorile, uno in comunità e i due maggiorenni in carcere. Di pari passo, i militari del Genio sono impiegati nell’ex centro sportivo Delphinia, per permettere nei prossimi giorni l’inizio delle attività di bonifica.

“Per Caivano è un giorno di speranza – dice il deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli – mentre gli inquirenti e le forze dell’ordine intervengono sui presunti autori delle atroci violenze commesse lo scorso agosto nel Parco Verde, la Polizia di Stato dedica un’intera giornata alle lezioni di legalità per i giovani. Oltre mille giovani studenti, provenienti dalle scuole della zona, sono oggi impegnati a conoscere i corpi della Polizia postale, stradale, ferroviaria, scientifica, gli atleti delle Fiamme Oro, gli artificieri, i cinofili e i Nibbio dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico. Un’iniziativa organizzata per parlare, fra le altre cose, di internet sicuro, social network, cyberbullismo e odio in rete – prosegue – contro ogni forma di discriminazione, oltre che di educazione stradale. Complimenti ai promotori di questo progetto, che dimostra come il Governo sia impegnato a 360 gradi nel riaffermare la presenza dello Stato in territori che erano stati abbandonati. Lotta al crimine e rinascita sociale: così lo Stato scommette sulle periferie”.

“Avevano sicuramente voglia di parlare e di sfogarsi con qualcuno disposto ad ascoltarle attentamente e serenamente le due bambine vittime di abusi sessuali a Caivano. E hanno trovato nella nostra rappresentante una persona scrupolosa e comprensiva”. È di questo avviso il comandante provinciale dei Carabinieri di Napoli, generale Enrico Scandone, che nota: “Bisogna avere fiducia nelle istituzioni, perché ci sono sempre persone disposte a farsi carico di queste vicende così gravi”.

“Ho sentito dire che a Caivano lo Stato non c’è, eppure i genitori delle due bimbe vittime si sono presentati con le loro figlie alle 9 di sera alla caserma dei carabinieri, e qui hanno lasciato le loro bimbe, che sono state affidate ad un carabiniere donna, che ha raccolto per prima i loro drammatici racconti, e ha scritto la relazione di servizio su cui si sono basate le indagini”: queste le parole del procuratore dei minori di Napoli, Maria de Luzenberger Milnersheim. Dopodiché, l’appello ai cronisti: “Vi richiamo alla vostra carta deontologica, la Carta di Treviso, affinché assicuriate la massima tutela alle minori vittime, di cui ho visto sono state pubblicate anche l’età. Non portate, inoltre, alla gogna i minori responsabili, che saranno puniti ma devono ancora intraprendere un percorso di riabilitazione”. E rivela: “Il nostro ufficio non ha avuto alcuna segnalazione di situazioni di degrado relative alle famiglie dei minori coinvolti nei fatti di Caivano, tanto delle vittime che dei presunti responsabili. Ma ciò non vuol dire che i servizi di sociali di Caivano siano assenti, anzi fanno un lavoro a 360 gradi per numerose Procure ma sono davvero pochi, e vanno rafforzati”. 

Aggiornato il 26 settembre 2023 alle ore 15:30