Rai: Usigrai, nuova stagione e vecchie polemiche

Sono tornati in tivù i “Cinque minuti” di Bruno Vespa, e con essi “ Porta a Porta”, naturalmente sulla Rete ammiraglia della Rai. Niente di nuovo per la 29esima edizione del salotto politico che riparte come quel 22 gennaio 1996.

Niente di nuovo neppure alla “Vita in diretta” condotta da Alberto Matano o per le Canzoni dell’anno dall’Arena di Verona con la conduzione di Vanessa Incontrada e Carlo Conti.

Niente di nuovo per Bianca Berlinguer ad eccezione del cambio di canale, Rete 4 al posto di Rai 3 e il solito montanaro Mauro Corona da casa sua. D’altra parte il titolo parla chiaro: “È sempre Cartabianca”.

Conclusa la pausa estiva, riecco Lilli Gruber più politica che mai (dopo 30 anni nell’azienda di viale Mazzini ora spara: la Rai? Irriformabile), dando fiato a Il punto di Paolo Pagliaro. E Alfonso Signorini propone nuovi inquilini della Casa di Cinecittà. Rai 3 ripresenta Blob, “Presadiretta” di Riccardo Iacona, (parla di immigrati), i 10 minuti de Il Cavallo e la torre di Marco Damilano, ex direttore dell’Espresso, “Chi l’ha visto?” di Federica Sciarelli con i vari casi di persone scomparse. Un’abbuffata di chiacchiere, di interviste, di politici, sindacalisti, esperti del clima e dei terremoti, ritorno dei luminari che hanno riempito le trasmissioni con le loro previsioni sballate sul Covid-19.

Prima della ripresa della nuova stagione (metà settembre anche per poter fare i contratti di collaborazione la cui durata non può andare oltre giugno 2024), il giornalismo italiano televisivo ha vissuto una brutta pagina. Gli argomenti da dibattere non mancavano: il Governo Meloni alle prese con il Bilancio dello Stato, gli incontri internazionali al G20, la guerra in Ucraina, le alluvioni, gli stupri alle minorenni in Sicilia, il degrado al Parco Verde di Caivano, Milano, le uccisioni di donne a coltellate, i ragazzi drogati e senza patente che hanno scorrazzato per tutta l’estate, il moltiplicarsi dei furti nelle abitazioni, il degrado dei rifiuti a Roma, le tragedie delle morti bianche. Il giornalismo italiano e televisivo aveva un vasto campo di questioni da portare all’attenzione dei lettori. Ma anche il sindacato dei giornalisti si è trovato davanti una delle più gravi crisi dell’editoria. A fine agosto si è verificata, invece, una grave scorrettezza. Non era mai accaduto che il vertice di un sindacato attaccasse colleghi del più ascoltato e autorevole telegiornale di viale Mazzini. L’Usigrai ha criticato un’intervista del Tg1 al Generale Roberto Vannacci in merito al suo libro “Il mondo al contrario”, considerandola “un esempio sbagliato dell’informazione che i cittadini devono aspettarsi dalla Rai”.

La replica del Cdr è stata sferzante reclamando il diritto “all’autonomia e all’indipendenza da qualsiasi tentativo di condizionamento esterno, compresi gli attacchi di alcuni gruppi editoriali concorrenti”. Per il comitato di redazione l’Usigrai dovrebbe farsi portavoce delle reali necessità della testata, dalle carenze di organico alla qualità dei mezzi. L’egemonia del sindacato di tanti rappresentanti della sinistra sindacale è stata messa sotto accusa dalla componente “Pluralismo e Libertà” di Stampa Romana, secondo la quale le accuse erano totalmente infondate. La vicenda ha offerto l’occasione al vicepresidente di Palazzo Madama e componente della Commissione di Vigilanza Rai, Maurizio Gasparri, per rinnovare la richiesta di fare chiarezza sui 100mila euro scomparsi dalle casse dell’Usigrai e sulla vicenda che ha visto il suo principale esponente svolgere funzioni per le quali non aveva la qualifica professionale idonea.

Intanto il Generale dei paracadutisti Vannacci, tre lauree, una divisa piena di medaglie per i meriti in Afghanistan, Iraq, Somalia (anche da parte degli Usa, Romania e Repubblica Ceca), si gode il successo librario, il quasi milione d’incassi, i dibattiti sulle sue tesi, anche sulle vicende dell’uranio impoverito, come a Marina di Pietrasanta (Lucca) oppure al Cis romano di Domenico Gramazio.

Aggiornato il 13 settembre 2023 alle ore 14:01