Il sistema penitenziario e le sue infrastrutture

Le azioni contro il sovraffollamento

Gli eventi drammatici verificatasi nel carcere di Torino ad inizio del mese dimostrano come la situazione degli istituti penitenziari del nostro Paese continui a essere allarmante. Nei soli mesi estivi, infatti, secondo i dati dell’Osservatorio sulle condizioni di detenzione di Antigone, sono ben 15 detenuti che si sono tolti la vita (47 dall’inizio dell’anno). E come è noto, il problema principale è strettamente legato al sovrappopolamento presente negli istituti di pena. Un problema non solo italiano, ma anche europeo stando ai dati del rapporto Space del Consiglio d’Europa che registra un tasso ufficiale di sovraffollamento delle carceri europee del 107,4 per cento.

Sebbene possa ritenersi intervenuto un miglioramento rispetto alla notevole diminuzione del numero dei detenuti dal 2008 e al progressivo ridimensionamento della custodia cautelare, permangono delle serie criticità. Criticità che si amplificano proprio nella stagione estiva, quando gli episodi estremi aumentano in ragione delle ferie del poco personale penitenziario e della sospensione delle attività formative previste.

Il piano di azione del Ministero della Giustizia, pronto a partire già in autunno, è chiaro e prende corpo proprio da una puntuale ricognizione degli interventi di edilizia penitenziaria avviati e/o da avviare. Alla previsione di portare a compimento la realizzazione di otto nuovi padiglioni, come previsto dal Pnrr, si aggiunge la conversione delle ex caserme presenti sul territorio nazionale in strutture per detenuti condannati per reati di scarso allarme sociale. Il ministro Carlo Nordio – al termine della visita nel carcere le Vallette di Torino – ha spiegato come l’uso di strutture compatibili con la sicurezza in carcere rappresenti “la soluzione su cui bisogna iniziare a lavorare”.

Ma non solo. Si mira anche all’incremento del personale presso gli istituiti penitenziari in forte sottorganico, al fine di riequilibrare il numero dei detenuti rispetto al numero degli operatori dedicati alle varie attività di assistenza e di rieducazione, quali educatori, psicologi, figure dirigenziali. Si intende aumentare, infatti, il supporto psicologico “ai detenuti che versano in condizione di particolare disagio” ha aggiunto Nordio, evidenziando che tale azione “si inserisce in una volontà più ampia di vicinanza verso i detenuti” che possa di fatto consentire l’effettivo reinserimento nella società. Dello stesso avviso è Mauro Palma, presidente dell’Autorità Garante dei diritti dei detenuti e delle persone private della libertà personale, che ha rimarcato la necessità di “superare le polemiche e tornare al valore costituzionale della pena, nel pieno rispetto di chi ci opera e della sua finalità sociale”.

Le proposte di riforma della giustizia e gli investimenti previsti dal Pnrr, così, diventano decisivi per un miglioramento reale dell’attuale stato in cui versa il sistema penitenziario nazionale. Sebbene lo Stato sia chiamato a garantire la certezza della pena, non bisogna dimenticare il significato rieducativo e di dignità che la stessa pena deve avere.

Aggiornato il 31 agosto 2023 alle ore 09:19