Il cammino senza soste della professoressa Falcone

Lo scorso 23 maggio sono passati trentuno anni, trentuno lunghi anni, dalla strage di Capaci in cui trovarono la morte Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Ma, nonostante il tempo e (per molti) l’oblio della memoria, la strage mafiosa più eclatante in Europa dal Dopoguerra, non ha ridimensionato l’impegno, appassionato, continuo e deciso, della sorella del magistrato, la professoressa Maria Falcone. Mai un cenno di cedimento, anzi. Nonostante l’avanzare dell’età continua a tenere in vita l’impegno del fratello, continua a raccontare, continua a parlare con i giovani, a girare le scuole, a intervenire in trasmissioni in cui viene invitata. Perché, oltre il legame di sangue, è anche una straordinaria memoria storica e come tale fornisce il suo contributo senza risparmiarsi.

Proprio in una trasmissione radiofonica, del 25 maggio scorso, si è ritrovata con il collega del fratello, quel Leonardo Guarnotta che fu componente del Pool antimafia insieme allo stesso Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e altri magistrati coordinati dal giudice Antonino Caponnetto. Uomini che raccolsero le esperienze ed intuizioni del giudice Rocco Chinnici. In quella circostanza la professoressa ricordava i rapporti umani del fratello, coinvolgenti e intensi, non solo con i colleghi, in particolare con l’amico di una vita, Paolo Borsellino, ma anche con il capo della squadra mobile Ninni Cassarà, con il primo grande pentito di mafia, quel Tommaso Buscetta che per la prima volta testimoniava contro il vertice di “cosa nostra”, portando un contributo storico irripetibile.

Ma anche i tradimenti sono parte del cammino, della storia, quel “nido di vipere” che fu il Palazzo di Giustizia di Palermo. Le avversità e le “imboscate” di alcuni colleghi, che Giovanni Falcone dovette subire, sono state raccontate e testimoniate, mai con rabbia o rancore, ma con quella pacatezza che ha sempre caratterizzato il contributo storico della professoressa. Un confronto che è andato oltre il tempo e la retorica, che serve ai giovani a conoscere quegli anni, e, a chi c’era in quegli anni. Per non dimenticare.

E se c’è un messaggio che continua a far veicolare è come il fratello sia ancora presente nella coscienza di tanti italiani. Un esempio è rappresentato da quel famoso striscione che a Palermo ricordava Falcone e Borsellino, che recitava: “Le loro idee cammineranno sulle nostre gambe”. Un impegno concreto, duraturo e quotidiano. Oggi l’Italia non è più il Paese di inizio anni Novanta, oggi quella mafia e la cupola sono state sconfitte, l’ultimo padrino, Matteo Messina Denaro, arrestato da quei carabinieri che erano gli investigatori con cui Falcone e Borsellino combattevano fianco a fianco. Oggi, proprio il “cammino della memoria” della professoressa Falcone è il cammino degli italiani perbene, che non dimenticano, che tengono in vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Oltre il tempo e la retorica.

Aggiornato il 28 agosto 2023 alle ore 15:23