Italia maestrina

Ero un timido praticante, intervistai Vittorio Gassman, mi disse che i vecchi come lui non si vergognano di niente. E forse la pensava così anche l’anziano medico del Pronto soccorso di Merate, quello che, ritenendo inopportuno corteggiare una ventottenne, sua virtuale nipote, ha attribuito al cane che le aveva morso il sedere un complimento poi demonizzato.

Sul gravissimo, turpe, inconcepibile, imperdonabile episodio, mille versioni: la più diffusa è quella secondo cui la ragazza non si sarebbe sentita lusingata da un apprezzamento indirizzato troppo in basso e, per giunta, pare, messo goliardicamente nero su bianco nel referto.

Le cronache fra il giornalistico e il social riferiscono di denunce, di scuse della sanità locale, di rimozione da tutti i turni di guardia del medico “che non è un dipendente dell’ospedale”: reazioni così pronte che fanno pensare a una gestione socio-sanitaria più che perfetta anche nelle cure.

Il copia-incolla del web diffonde la vicenda, e da ombrelloni sabbiosi e da tavolate bucoliche echeggiano strali lanciati da questa Italia impeccabile, in rivolta per una battuta.

Altrove, una sacerdotessa del politicamente corretto definisce “decerebrati” alcuni influencer che hanno distrutto una statua antica in nome di un sacro selfie. Il fatto che l’aggettivo non sia necessariamente attribuibile a persone disabili, in quanto entrato nel gergo comune come insulto di routine, non ha evitato a Concita De Gregorio di essere violentemente attaccata per questo articolo, comparso su Repubblica, fresca di lanzichenecchi.

Dunque, non si salva più nessuno, e non certo solo per questi due esempi. Dal politically correct passiamo alla censura a tutto campo, dal progressismo fintamente libertario siamo caduti in una logica in cui un delitto, anche efferato, è impunito, ma le parole accettate si contano sulle dita, in un Paese la cui magistratura cronometra i secondi entro cui una palpata è casuale e non libidinosa.

La censura, tanto criticata nel dopoguerra, torna a furor di popolo, e non risparmia niente e nessuno. Se non fosse rozzissima nel suo perfettismo ricorderebbe l’epoca vittoriana che sfornava racconti come quello in cui la famiglia del promesso sposo si reca a casa della di lui fidanzata, ma la madre del nubendo, alla vista delle gambe del pianoforte non adeguatamente coperte da un telo, si alza e se ne va, seguita dal marito e dal figlio, sdegnato pure lui.

Mutatis mutandis (ma si può dire?) la situazione è da clima del social-terrore, quello che usano i regimi, ma con il ludibrio via smartphone al posto delle celle a pane e acqua.

Non c’è destra, non c’è sinistra, l’Italia, forse l’Europa, mezzo mondo sta diventando un’enorme classe di pierini del dieci in condotta che, per ingraziarsi la maestra e cercare di non farsi interrogare, denunciano i compagnetti intenti a scaccolarsi.

Woody Allen l’aveva previsto. Quando volevano detronizzarlo da dittatore di Bananas un giudice propose: “Accusiamolo di tutto!”. E al processo fu implacabile: “… e per aver detto cosce davanti a un prelato”.

È solo questione di ore, ma sicuramente qualcuno aggiungerà, per il medico sessista, l’aggravante di essere di Lecco.

Aggiornato il 08 agosto 2023 alle ore 09:25