Farmacia dei servizi: bene l’esperimento ligure

A tre anni dallo scoppio del Covid, il Sistema sanitario nazionale non ha ancora trovato un nuovo equilibrio, stretto com’è tra il vincolo di bilancio e una richiesta di cure sempre crescente in una società che invecchia. Per questo va guardata molto positivamente l’accelerazione impressa dalla Regione Liguria sulla farmacia dei servizi.

L’idea della farmacia dei servizi è entrata nel nostro ordinamento nel 2017, ma di fatto non ha trovato reali applicazioni su larga scala prima della pandemia. È stato solo quando ci si è resi conto che rinunciare all’utilizzo delle farmacie per svolgere attività quali tamponi e vaccini avrebbe fortemente indebolito la capacità del paese di superare l’emergenza che le cose si sono mosse. La Liguria, in questo, è stata una regione anticipatrice.

 

Forte di questo precedente, la giunta guidata da Giovanni Toti ha varato a inizio luglio una sperimentazione sulla telecardiologia, con la possibilità di prenotare in farmacia esami come l’elettrocardiogramma, l’holter pressorio e l’holter cardiaco. La vasta adesione delle farmacie liguri (circa 260 su 600) e il riscontro positivo coi pazienti hanno confermato che si tratta della strada giusta. Infatti, tra ottobre e dicembre le farmacie partecipanti potranno offrire una più vasta quantità di servizi, dal monitoraggio dell’aderenza alla terapia farmacologica per i pazienti con diabete di tipo 2, ipertensione o Bpco all’auto-spirometria, ai servizi da prelievo di sangue capillare. E dopo dicembre si aggiungeranno lo screening del tumore colon-retto e il servizio del fascicolo sanitario elettronico.

Questa vicenda, che troverà ulteriori applicazioni anche in altre regioni italiane, rappresenta un esempio virtuoso per una serie di motivi diversi. Primo, è un tentativo di superare gli steccati che dividono pubblico e privato e, contemporaneamente, di ampliare la concorrenza nell’erogazione di una pluralità di servizi, che oggi si possono ottenere solo dal servizio sanitario nazionale o dai laboratori. Secondariamente, è un modo per prendere atto che, per migliorare l’efficienza del Ssn, prima ancora che stanziare risorse aggiuntive, bisogna utilizzare di più e meglio la capacità produttiva esistente. In terzo luogo, l’esito di questa sperimentazione non può che essere positivo per la collettività: di fatto è come aggiungere un canale per fornire alcuni servizi, decongestionando i canali tradizionali.

Ciò non significa che il settore delle farmacie non debba essere oggetto di altre riforme. Come Istituto Bruno Leoni ce ne siamo occupati più volte nel passato, sia quando abbiamo sostenuto battaglie che poi si sono rivelate vincenti (come l’apertura delle farmacie al capitale privato), sia quando ci siamo trovati dal lato degli sconfitti (come sui farmaci di fascia C). Ma non c’è dubbio che, vuoi per i cambiamenti che hanno comunque investito il settore, vuoi perché i farmacisti stessi hanno capito che non si può giocare sempre in difesa, la missione sociale della farmacia sta cambiando, e questo non può che rappresentare un segnale positivo. L’accelerazione della Liguria ‒ non a caso la regione più anziana e con la popolazione più bisognosa di cure ‒ può aprire una fase nuova nell’evoluzione del Ssn, che deve sempre più mettere a sistema le risorse e le professionalità disponibili, pubbliche e private.

Aggiornato il 20 luglio 2023 alle ore 17:29