La triste storia di un cucciolo

Chi mi segue da tanti anni mi perdonerà se, contrariamente alle consuete tematiche, oggi vorrei occuparmi di un evento che mi ha tagliato letteralmente le gambe: la morte di un cucciolo di pastore tedesco che, sopravvissuto per miracolo a un parto cesareo, ci ha lasciati per una banale mancanza di informazioni circa il suo allattamento da parte degli ottimi responsabili della clinica veterinaria, a cui i proprietari della madre (miei stretti amici di vecchia data) si sono rivolti quando quest’ultima – Salvando Zelda è il nome – sembrava in fin di vita.

In sintesi, si trattava solo di indicare una particolare attenzione alla frequenza con cui il cucciolo si alimentava, poiché, come purtroppo è stato poi spiegato quando era troppo tardi, dopo circa 12 ore in assenza di sostanze i cani neonati vanno in ipoglicemia e rischiano seriamente di morire, così come è poi avvenuto, gettando nel totale sconforto tutti colori i quali, me compreso, si erano affezionati a questo piccolo amico dell’uomo.

Di fatto, gli esperti operatori di una delle più conosciute cliniche veterinarie di Perugia, sita in via Cortonese, possono senz’altro rivendicare la brillante riuscita del delicato intervento eseguito in tempi da record sulla femmina di pastore tedesco, tuttavia i proprietari di Zelda allo stesso modo hanno il diritto di sostenere che uno dei due pazienti purtroppo è morto.

Ebbene, al di là di questa sfortunata concatenazione di eventi avversi, che malgrado la volontà del piccolo cane a sopravvivere, lo hanno sopraffatto nel volgere di poche ore, senza dare quasi nessun preavviso agli affranti proprietari, tutto ciò chiama in causa il grande attaccamento che tante persone sviluppano per gli animali domestici, vivendo un vero e proprio lutto quando questi ultimi scompaiono.

Le ragioni di questo attaccamento, che alcuni ritengono eccessivo, fino a intravederne forme velatamente patologiche, sono molteplici. Di fatto soprattutto i cani e i gatti vengono vissuti all’interno delle famiglie come membri effettivi del proprio nucleo, e la cui perdita, soprattutto se prematura, provoca profondi sconvolgimenti.

Personalmente, e credo che questo elemento sia comune a tanti amanti senza i paraocchi degli animali, ritengo che sia la grande fragilità che questi ultimi esprimono, in relazione alla violenta frenesia della società umana in cui sono costretti a vivere, a renderli meritevoli di ogni protezione. E quando, come nel caso in oggetto, tale protezione non è stata sufficiente a tenerli tra noi, veniamo letteralmente sopraffatti da un senso di profonda tristezza e sconforto.

Addio, piccolo e sfortunatissimo cane.

Aggiornato il 10 luglio 2023 alle ore 11:10