Cambiano i direttori a Libero, Agi e il Manifesto

Una girandola di direttori si è abbattuta sul giornalismo italiano. Una prima fase era partita in Rai, dopo le dimissioni dell’amministratore delegato Carlo Fuortes non più in linea con le posizioni del nuovo governo di Giorgia Meloni. La prima sterzata è arrivata con la direzione di Gianmarco Chiocci al Tg1 e Antonio Preziosi al Tg2, restando salda al Tg3 la roccaforte della sinistra, nonostante l’uscita dai programmi di Viale Mazzini di Fabio Fazio e Lucia Annunziata, con la direzione di Mario Orfeo e il mantenimento degli appuntamenti con Bianca Berlinguer (Cartabianca), Sigfrido Ranucci con Report. C’è attesa per l’assemblea di Fininvest che dovrà approvare il bilancio 2022 e procedere alla nomina del Consiglio di amministrazione, dopo la morte di Silvio Berlusconi, imprenditore e fondatore del primo gruppo televisivo privato. I figli Marina e Pier Silvio si preparano a marciare da soli, senza più le spalle coperte dal padre, che tuttavia aveva già dato via libera ai due figli più grandi d’impostare una società che potesse mettere radici in Europa, tanto da portare la sede legale in Olanda. La famiglia Berlusconi, in questo caso Paolo, il fratello del Cavaliere, aveva deciso di vendere al Gruppo Angelucci il quotidiano Il Giornale fondato da Indro Montanelli nel 1974. Dall’inizio dell’anno si sono verificati alcuni spostamenti sia nei quotidiani legati al centrodestra che a quelli di sinistra.

È tornata in edicola la vecchia Unità, più come titolo che come sostanza, anche se il nuovo direttore Piero Sansonetti ha voluto sin dall’inizio richiamarsi al leader del Pci Enrico Berlinguer, scatenando la reazione della famiglia, che non ha gradito l’utilizzo di una sua foto come simbolo di rilancio. È arrivata a conclusione, dopo 13 anni, la direzione di Norma Rangeri al Manifesto. Era il 4 maggio 2010 quando venne eletta alla guida del quotidiano, nato nel 1971, su impulso del gruppo di dirigenti del Pci che erano stati radiati due anni prima dal partito, a causa delle loro posizioni critiche sui Paesi del socialismo reale. Tra loro Valentino Parlato, Luigi Pintor, Rossana Rossanda, Luciana Castellina, Lucio Magri, Aldo Natoli. Per un periodo il “quotidiano comunista” è stato diretto da Mariuccia Ciotta. Ora secondo una prassi unica in Italia è stato scelto Andrea Fabozzi dai 30 giornalisti e 22 poligrafici, caporedattore centrale ed esperto in materia di giustizia e riforme.

Più rilevante il percorso giornalistico di Mario Sechi che ha lavorato e diretto giornali e riviste italiani a partire dall’Unione Sarda, essendo nato a Cabras ma cresciuto giornalisticamente all’Indipendente, al Giornale, Panorama, Libero e collaborato con Il Foglio di Giuliano Ferrara. Altro momento di svolta quando ha assunto la direzione dell’agenzia Agi, fino a quando nel marzo 2023 è stato chiamato da Giorgia Meloni a guidare l’ufficio stampa di Palazzo Chigi. La sorpresa è arrivata a giugno, quando Sechi è stato nominato direttore di Libero. Molti gli interrogativi, mentre all’Agenzia Agi era salita al vertice Rita Lofana, corrispondente dagli Usa per oltre dieci anni, condirettore Paolo Borrometi. Qualche osservatore politico si è sbizzarrito a cercare le motivazioni di questo repentino passaggio da Roma a Milano. Si è parlato di contrasti tra il portavoce istituzionale e le donne più vicine alla leader di Fratelli d’Italia. Sechi torna a casa, al quotidiano nato nel 2000 da un’idea di Vittorio Feltri per operare nell’area liberaldemocratica, come cavallo anticonformista di battaglie sociali e politiche.

Aggiornato il 02 luglio 2023 alle ore 19:54