“Il Messaggero” e Biagio Agnes: il ruolo del buon giornalismo

Due grandi momenti di attenzione e di riflessione per l’informazione in occasione delle celebrazioni dei 145 anni del Messaggero e del Premio dedicato a uno dei personaggi più rappresentativi della televisione italiana, Biagio Agnes. Di basso profilo sono invece sembrate le polemiche sui richiami della figura di Enrico Berlinguer da parte del direttore dell’Unità Piero Sansonetti. Un grande spiegamento di forze redazionali, imprenditoriali e governative ha messo in campo l’editore Francesco Gaetano Caltagirone, proprietario del gruppo che edita anche Il Mattino di Napoli, il Corriere Adriatico di Ancona, Il Gazzettino di Venezia, Nuovo quotidiano di Puglia, il quotidiano online Leggo supportati dalla concessionaria di pubblicità Piemme. Al convegno che ha ripercorso la storia del giornale di Via del Tritone, a due passi dai palazzi del potere e dalla famosa M gotica dei tempi delle linotype, sono giunti messaggi augurali di Papa Francesco e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i quali hanno sottolineato il ruolo di un giornale a difesa di crescita e modernità.

Il Messaggero è stato anche protagonista, con le sue battaglie, degli impetuosi cambiamenti che ha subito l’Italia dai tempi dell’Unità, dando voce non solo alle istanze di Roma capitale e dei territori dell’Italia centrale (edizioni locali a Viterbo, Rieti, Frosinone, Latina, Abruzzo), ma anche alle forze civili, sociali, economiche e, in definitiva, a tutti i cittadini che lavorano per la costruzione di una società più moderna. Dal Vaticano è arrivato il riconoscimento del messaggio cristiano che giunge dalla Città eterna che si appresta a celebrare nel 2025 il Giubileo, un evento che interesserà l’Europa e il mondo intero, riportando Roma a essere il polo di attrazione per riaccendere, scrive l’argentino Papa Bergoglio, “la speranza per quanti, nelle fatiche della vita e nelle attese interiori, vi giungeranno come pellegrini”. La sfida dei grandi eventi ha sempre caratterizzato l’Urbe. E nel discorso inaugurale del convegno 1878-2023, l’editore Caltagirone ribadito “i valori del garantismo che costituiscono il fondamento del giornale”. Dalla celebrazione dei 140 anni sono passati 5 anni di eventi non ordinari: il Covid, la guerra in Ucraina, il cambio di abitudine e quindi le ai premiati.

Per l’editoria ci sono state anche altre conseguenze: la crisi economica mondiale e la pandemia hanno fatto aumentare i costi e ridotto i margini di bilancio a causa della diminuzione degli introiti pubblicitari. Sono entrate in sofferenza le edicole. La Rai non è stata da meno. Per l’edizione 2023 è stato dato ampio spazio alle donne iraniane in lotta per la loro libertà. La filosofia del riconoscimento ai premiati è stata illustrata dal presidente della giuria Gianni Letta, da Simona Agnes, dall’ad Roberto Sergio e dal direttore Prime time Marcello Ciannamea. È stata anche l’occasione per ricordare un maestro del “buon giornalismo e convinto assertore del valore del servizio pubblico radiotelevisivo”.

Premiando Fiorello, il regista Pupi Avati e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola oltre a tanti giornalisti della tivù e della carta stampata, la Rai ha voluto confermare dalla piazza del Campidoglio il ruolo essenziale dell’informazione e della comunicazione. Non è piaciuta nel mondo giornalistico e politico la querelle sull’utilizzo della foto di Enrico Berlinguer per rilanciare l’Unità di nuovo in edicola. I figli Bianca, Maria, Marco e Laura hanno contestato “l’utilizzo come spot pubblicitario per promuovere l’uscita di un nuovo quotidiano che ha assunto un vecchio nome, l’Unità”. Il direttore Piero Sansonetti, una vita giornalistica nel quotidiano di Via dei Volsci, ha ribadito che la memoria storica appartiene a tutti. I Berlinguer e l’ex direttore Antonio Padellaro non hanno gradito, perché hanno considerato questo tipo di ricordo “un brand pubblicitario”.

Aggiornato il 22 giugno 2023 alle ore 12:11