Braccio di ferro al Corriere della sera

L’assenza per due giorni del Corriere della Sera dalle edicole è stato un duro colpo per l’editore Urbano Cairo, per la redazione e per l’intero mondo dell’editoria. Il conflitto esploso dopo mesi di tensioni e incontri infruttuosi va al di là delle ultime valutazioni sulla determinazione del premio di risultato, sulla regolamentazione del sistema organizzativo di “smart working” e sul pagamento dell’aggiornamento professionale.

Il malessere è apparso evidente nel corso dell’Assemblea del più grande e diffuso giornale italiano che ha bocciato l’ipotesi d’accordo che era stata raggiunta dal Comitato di redazione dopo una faticosa trattativa con l’azienda che, dopo mesi, “non aveva dato risposte alle istanze redazionali, mettendo anzi in discussione dopo oltre vent’anni le modalità dell’aggiornamento professionale”.

Le risposte dell’editore non hanno convinto l’Assemblea che nella sua sovranità ha deciso due giorni di sciopero. La prima conseguenza ha determinato le dimissioni di tre dei cinque membri del Comitato di redazione: Domenico Affinito che è anche vicesegretario della Fnsi, Margherita De Bac e Giuditta Marvelli. È apparso evidente nel corso di otto ore di dibattito il peggioramento delle relazioni sindacali e la volontà di dare un segnale preciso con due giorni di astensione dal lavoro, approvato all’unanimità. L’editore ha comunicato una risposta per precisare di aver trattato con “il Cdr, l’organismo delegato dall’assemblea per le redazioni sindacali. Era stato trovato un accordo che non è stato successivamente approvato dall’Assemblea. Ricordiamo che l’editoria è in un momento di grande trasformazione, aggravato dall’aumento dei costi delle materie prime. In un momento come questo sarebbe fondamentale lavorare uniti con l’apporto delle migliori energie della redazione”.

I lettori, però, non sembrano aver compreso bene quanto sta accadendo nel principale quotidiano italiano, che continua a primeggiare in fatto di copie vendute sia cartacee che digitali. Si è venuto a sapere così durante la dura contrapposizione che dopo il riacquisto del Palazzo di Via Solferino gli uomini chiave dell’azienda hanno messo le radici in alcuni uffici che fino ad allora erano occupati dai giornalisti. È saltata così la tradizionale separazione tra la redazione e la parte amministrativa-manageriale che affaccia nel corridoio del direttore Luciano Fontana. Al primo piano si è insediato Alessandro Bompieri, direttore generale del Gruppo Rcs, quindi anche della Gazzetta dello Sport. Lungo il famoso scalone d’accesso con le foto dei direttori che si sono succeduti al Corsera non c’è più soltanto la vicedirettrice Barbara Stefanelli come accanto alla redazione politica al secondo piano si trova l’ufficio del responsabile delle risorse umane Vito Ribaudo.

C’è di più. Sono in corso lavori per installare un ascensore personale per permettere all’editore Umberto Cairo di stabilirsi in Via Solferino, a 20 metri dalla stanza del direttore Fontana. La redazione non gradisce questi spostamenti e queste vicinanze dei “padroni” come se volessero controllare meglio e da vicino un giornale che ha fatto dell’indipendenza e del pluralismo la sua originalità fin dalla nascita. Qualche osservatore ha puntato i riflettori sulla gestione del ciociario Fontana che dirige il quotidiano dal 2015, succedendo a Ferruccio de Bortoli. Cresciuto giornalisticamente all’Unità di Frosinone, dove fece attività nella Fgci, ha avuto sempre in Walter Veltroni, che lo nominò caporedattore ai tempi di Via dei Volsci, il suo punto di riferimento. È ancora così?

Aggiornato il 12 giugno 2023 alle ore 13:00