Il mondo tra onnilateralismo e unilateralismo

Tra le maniere con le quali possiamo definire il nostro tempo potremmo scegliere: Epoca dell’artificiale, Epoca del transgenico, Epoca della disumanizzazione, Epoca della sostituzione dell’Uomo, ma nell’aspetto limitatamente sociale la definirei: Epoca della ribellione. Ribellione al centro. È noto che i teorici dei sistemi sociali ipotizzano Paesi centrali, egemonici e Paesi marginali, più o meno come nella sociologia urbana. È accaduto, accade, accadrà che non vi è più la possibilità di un centro o, meglio, vi è la ribellione alla possibilità di un centro di potere mondiale, il dominio di una potenza o una potenza coagulante altre premendo sul resto del pianeta. Questo avviene, quale che sia la definizione che possiamo o vogliamo attribuire alla nostra epoca. Perché? Semplice: la tecnologia affretta rapidissimamente l’avanzamento produttivo e l’ampliamento universalistico dello sviluppo. In minimo tempo, rispetto al passato, un Paese con la tecnologia rapidizza l’ammodernamento.

Lo ricaviamo dalla Cina, in due manciate di mani ha concluso quanto altri Paesi effettuarono in centinaia di anni, divenendo a scoppio di fulmine la seconda potenza della Terra. Venti, venticinque anni. Lo stesso avverrà per l’India, cresceranno i Paesi arabi, anche lì l’Africa. È possibile in questo mondo polimorfo tentacolare una potenza mondiale che controlli, o ne ha pretesa, un dominio di sorveglianza assegnando le parti, ponendo limiti, divieti, consensi, e tutti ad obbedire? Presso che fantomatico. A meno che si ricorra al grande rimedio, un rimedio omicida e con possibilità di suicidio, la guerra, locale, e, se non basta, mondiale. Attualizziamo. Gli Stati Uniti, superpotenza egemonica mondiale, cercano legittimamente, dalla loro parte, di continuare a dominare e controllare il mondo e dire e imporre ciò che gli altri devono, dovrebbero compiere o non compiere.

Ormai trovano inciampi disobbedienti, purtroppo, dico: purtroppo per gli Stati Uniti. Poco male. Potenza immane, gli Stati Uniti non retrocedono, tutt’altro, da soli e pure avvincendo alleati, condiscendenti o sospinti a esserlo, formano coalizioni avversando i Paesi “ribelli”. È una soluzione antica, ma, appunto, antica. E sull’attuale efficacia di tali coalizioni è necessarissimo impegnare una valutazione escludendo ideologismi, ma giudicandone la operatività, le risultanze, il realismo. Quesito epocale: è possibile un’egemonia mondiale di una potenza o di un coagulo di potenze o l’avanzamento delle tecnologie suscita sviluppo onnilaterale e fermare, frenare, impedire questo sviluppo è concepibile ma irrealizzabile, antistorico. Vi è antitesi insolubile tra sviluppo tecnologico planetario e tentativo di proibirlo, contenerlo, condizionarlo unilateralmente? Gli Stati Uniti e i suoi alleati possono condizionare le economie e la politica di Cina, Russia, India, Turchia, Paesi arabi, Brasile, Iran, Paesi africani, senza il rischio di fallire o il rischio di guerre locali e mondiale? È il punto dirimente: porsi in forme impeditive dello sviluppo altrui evitando la guerra mondiale.

Se Stati Uniti e alleati riuscissero a controllare lo sviluppo altrui evitando una contorsione economica mondiale con situazioni improponibili, ed evitando la guerra mondiale compirebbero un’impresa mai accaduta per grandiosità ed efficacia. Ma risolvere l’antitesi: comprimere lo sviluppo di taluni Stati (Cina, Russia, Iran ed altri) in epoca opportunissima per lo sviluppo costituisce un enigma difficilissimo da superare evitando, ribadisco, di porsi in posizione antistorica, quindi ricorrendo e precipitando nella guerra. Tra volontà di avanzamento di molti Paesi e volontà di raffrenarli da parte statunitense e occidentale vi è un urto apocalittico. La guerra è il punto di arrivo di questo urto non sanato. Infatti, la guerra distrugge gli avversari, ma non sarebbe una guerra mondiale tanto per dire la frase, come nel secolo andato, anzi una guerra effettivamente mondiale, dopo la quale non credo avanzerebbero sopravvissuti per cimiterializzare i morti. Bisogna dare atto agli Stati Uniti di aver ritenuto la guerra nucleare evenienza da scartare. Tuttavia, se non si frena anche la guerra limitata strapiombare nella guerra nucleare è probabilissimo.

Chi teme una sconfitta sul campo convenzionale avrebbe come esclusiva uscita la guerra nucleare. L’aumento continuo della gravità rischiosa del conflitto in Ucraina lo rende esplicito. Lo stesso per Taiwan. Bisogna tornare alla valutazione storica della vicenda. E riproporre la domanda: l’egemonia mondiale da parte dell’Occidente in grado di assegnare i ruoli al pianeta sul fare e non fare questo o quell’altro ad ogni paese è “cosa” attuabile nel XXI secolo quando la tecnologia si è diffusa in tutto il mondo e tutto il mondo intende fruirne, svilupparsi e spezzare le catene di una potenza che controlla e, dicevo, assegna le parti: non commerciare, commercia, non espanderti, eccetera? Questo il dilemma, l’antitesi epocale: il mondo che cerca di attivizzarsi in ogni angolo e chi cerca di dirigere e mettere freno e direzione a questo pulsare accrescitivo.

Gli Stati Uniti e i suoi alleati, l’Occidente, per dire, ma si tratta anche del Pacifico, reputano l’avanzamento di Cina e Russia e di altri paesi come pericolo, addirittura possibile sconfitta futura e quindi cercano di limitare, addirittura annientare il loro potenziamento, la guerra è presso che inevitabile se lo scopo è tale. Lo sviluppo di Cina, Russia e altri Paesi non viene inteso nell’ambito di un rigoglio planetario di arricchimento, scambi, commerci, rispetto per la sicurezza vicendevole, sicché l’umanità vivrebbe una fase straordinaria. È sogno irrealizzabile un’Ucraina neutrale ma rassicurata? Le zone russofone dell’Ucraina autonome? La Crimea russa? Taiwan neutrale? Non più di quanto è illusorio che un’Ucraina nemica della Russia e Taiwan nemica della Cina possano dare la pace. Si accetti che gli altri esistono e dobbiamo rispettarne le esigenze come gli altri devono rispettare le nostre esigenze. Se Cina e Russia o chi altro volesse prevalere e prevaricare dovrebbero a loro volta ricevere opposizione e contenimento.

Insomma, chi vuole comandare unilateralmente sbaglia epoca. Ripeto e ribadisco: la possibilità di acquisizione di tecnologia ammodernatissima consente un frettoloso adeguamento evolutivo e soprattutto commerci ramificati così intorcinati e moltiplicati che neanche l’occhio di Giove riesce a vederli, seguirli, fermarli, impedirli. Dunque, perché non scegliere la strada dell’accordo e capovolgere la situazione: sferrare il massimo sviluppo dei sistemi produttivi, inondare il pianeta, dare all’umanità a bassissimo costo merci che verranno sempre di più dalle macchine e non dal lavoro, oltretutto esigendo meno lavoro umano, suscitando disoccupazione di masse? Perché questa logica da XX secolo nel XXI secolo, una logica di conquista di mercati, di dazi, di contenimenti altrui quando potremmo scatenare la produttività e la produzione per l’intera umanità? Perché? Perché siamo arretrati rispetto al terremoto tecnologico.

La politica ideologica è immensamente regressa rispetto alla tecnologia, quest’ultima ormai è globale, universalistica, inondativa, la politica ideologica opera al contrario, si chiude, immette barriere, suscita contrasti bellici, provincialismi. Si era globali quando una potenza dominava, si è antiglobali quando si è realmente multicentrici mondialmente! Non si coglie l’aspetto vantaggioso della tecnologia mondializzata: enorme produzione e produttività, lavoro meccanizzato, bassissimi costi e prezzi, merci per l’umanità. A tal fine occorre mentalità mondiale, non il mondialismo, non una nazione al comando bensì l’insieme mondiale delle nazioni scatenate nella produzione. Se si va incontro ai bisogni mondiali c’è posto per tutti. Se si vuole esclusività dei mercati, c’è guerra. Per tutti! E cessi questa farsa, di gridare ogni momento alla possibilità di guerra mondiale e di non agire per evitarla. Tutt’altro.

Formuliamo degli scenari. Lo scenario attuale è di guerra e di sanzioni, lo scopo è molteplice: indebolire le economie di Russia e Cina, addirittura spezzare la Russia, fiaccare la Cina togliendole entrambe dal mercato europeo e, segnatamente la Cina, dal commercio con Taiwan. C’è un lato grigio, l’Occidente ha ripercussioni anche sfavorevoli, le vie del commercio si contraggono, addirittura favoriamo, con la nostra rinuncia, gli acquisti altrui, e proprio di chi riteniamo antagonista. Mai la Cina ha ottenuto energia quanto dopo il nostro conflitto con la Russia, così l’India. In quanto ai rapporti con la Cina non sono interrotti neanche dagli Stati Uniti, e si resta nel tremore che la potenza cinese in economia freni con danno per chiunque. Che logica è questa, indecifrabile.

Vale quanto detto: in un pianeta iperproduttivi e con molte zone efficienti troncare i rapporti è antistorico, e può avvenire solo con una guerra di netto, micidiale. Il primo scenario, le sanzioni, non sembra risolutivo. Ulteriore scenario, guerra limitata e prolungata insieme alle sanzioni. Di certo è sfibrante e vuole esserlo, contro Cina, eventualmente, contro la Russia, di fatto e in atto. Assicura agli Stati Uniti la rottura dei contatti tra Russia ed Europa ed in ipotesi dell’Europa con la Cina. Ma se l’Ucraina sostiene che vincerà e tornerà nella padronanza dei suoi territori, respingendo tentativi di tregua o di pace alternativi non vi è analista che condivide questa meta, se non con una guerra coinvolgente l’intero Occidente. Il prolungarsi della guerra accentua la vendita di armi, di energie degli Stati Uniti e specialmente invalida i rapporti commerciali tra Russia ed Europa, Taiwan e Cina, erano floridissimi.

Si fa guerra o si esaspera la tensione per fini di mercato e di indebolimento degli avversari? Rientra nella finalità egemonica. Con le riserve descritte, una egemonia mondiale oggi si può realizzare soltanto con la guerra mondiale, che elimina ogni egemonia per annientamento vicendevole. I fini occidentali sono legittimi, arduo cogliere se attuabili e a quale prezzo o fuori epoca. Vi è un ulteriore scenario, adeguare la politica e le relazioni internazionali al progresso mondiale delle tecnologie (robot, Intelligenza artificiale, genetica), sciogliere le catene alla iperproduttività onnilaterale e distribuire mondialmente. Una revisione categorica dei sistemi produttivi, orari, salari, profitti. Senza di che siamo alla vecchia guerra di mercati, ed oggi, nell’Era nucleare, la guerra di mercati diverrebbe lo sterminio dell’umanità. E non si tratta di cedere al ricatto atomico di Cina, Russia, Stati Uniti o chi altro, ma del fatto oggettivo che bisogna espandere la produzione imponente, quindi o si amplia il mercato all’umanità (uso sociale della produzione) o si comprime e i compressi sono obbligati alla guerra quanto i compressori. Si entra nel circuito di vincitori e vinti. Circuito da scansare. Utopia? Non più di ottenere la pace con la guerra. Il processo storico si volge all’uso a vantaggio mondiale della produttiva. Sarebbe fisiologico. Se la persistenza del potere americano avviene senza guerra mondiale, lo ripeto, è un capo d’opera. Il contrario se ne venisse la guerra mondiale. E l’Occidente dimostrerebbe di non saper competere in pace. Ma non ho rilevato il problema decisivo: sostituire l’uomo e decurtare l’umanità. Laboratorizzare l’uomo e la natura da parte di pochissimi padroni del mondo mediante robot intelligenti sostitutivi dello scomodo e costoso uomo. Non sarà questo l’oggetto del contendere. Si terranno lotte al modo antico, lotte di egemonia. Lotte tra gli uomini mentre perisce l’umanità.

Aggiornato il 09 giugno 2023 alle ore 17:00