Cei e Csm in visita nelle carceri

Qualche giorno fa l’annuncio che una delegazione del Consiglio superiore della magistratura, guidata dal suo vicepresidente Fabio Pinelli e composta dai consiglieri laici e togati Daniela Bianchini, Ernesto Carbone, Antonello Cosentino, Eligio Paolini, dal vicesegretario generale Gabriele Fiorentino e dal consigliere giuridico Fabio Antezza si sono recati in visita alla casa circondariale toscana di Sollicciano; delegazione, come si dice, di alto profilo; ancora più autorevole perché c’era anche il cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Zuppi. Hanno visitato le diverse aree del carcere, e si sono resi conto di persona in che condizioni vivono i detenuti e i detenenti, così Marco Pannella chiamava la più vasta comunità penitenziaria composta dagli agenti di custodia, il personale, i volontari che prestano la loro opera nei penitenziari.

La visita di Sollicciano con la Cei è solo la prima tappa del percorso d’ascolto del Csm, che proseguirà con altre visite agli istituti penitenziari italiani con esponenti di istituzioni, avvocatura e associazioni della società civile. La visita si è conclusa con un incontro con una delegazione di detenuti, dove Pinelli, dopo averne ascoltato le istanze ha detto che il Csm, nell’ambito delle proprie competenze, cercherà di accendere un faro, dando sempre più attenzione al settore della magistratura di sorveglianza. La stessa cosa era accaduta quando a presiedere la Corte costituzionale era Marta Cartabia, che ha appunto portato componenti della Corte nelle varie carceri del Paese. Si disse allora, con molta retorica che la Costituzione finalmente entrava in carcere.

Naturalmente essendo la visita del Csm e del cardinale Zuppi una notizia vera è stata praticamente ignorata. Non che sia una novità. Mesi fa, ampio risalto all’inaugurazione della Scala di Milano. A quel concerto hanno partecipato le più alte personalità istituzionali e del mondo della cultura, i cosiddetti Vip. Ne mancava uno: il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha scelto di assistere al concerto tra i detenuti del carcere milanese di San Vittore. I mezzi di comunicazione si sono lungamente diffusi sui vestiti, le posture, gli applausi alla Scala; trascurato la “notizia” del ministro tra i detenuti e i detenenti. Un tempo erano soli Marco Pannella e i dirigenti e i militanti del Partito Radicale a visitare a Natale, Capodanno, Ferragosto, le carceri. Lo si continua a fare, ed è più che giusto che lo si faccia. Col tempo anche altri parlamentari di altri partiti, anche di maggioranza e di governo, visitano le carceri, mostrano sensibilità alla situazione dei nostri davvero istituti di pena.

C’è di che rallegrarsene. Nel frattempo, là in quelle celle, continuano dolore e sofferenza; anche l’altro giorno un detenuto si è tolto la vita. Una settimana fa, altri due… Credo che dall’inizio dell’anno siano già 24. Non sappiamo i tentati suicidi per fortuna sventati. Non sappiamo quanti agenti di custodia, per il gravoso carico di sofferenza che vivono e che vedono vivere, decidono anche loro di farla finita, ma non sono pochi casi. Non sappiamo quanti atti di autolesionismo, ma certo nell’ordine delle migliaia.

Ecco: ancora a una crescente sensibilità da parte di politici non corrisponde una attenzione dei mezzi di informazione che alimenti una consapevolezza della pubblica opinione. Ancora il carcere è luogo di pena sproporzionata e non luogo di recupero e reinserimento. C’è ancora tanto da fare, e forse da fare in modo diverso. Altro. Bisognerebbe pensarci.

Aggiornato il 01 giugno 2023 alle ore 19:29