Inevitabilità del (buon) mondialismo

Nella contesa per l’egemonia, il dominio o come si voglia definire, della società mondiale, considerando l’ultimo periodo, vi è stato l’imperialismo dell’Inghilterra, della Germania, della Francia, ancor prima l’imperialismo olandese, spagnolo, portoghese ed inglese, né la Russia, né gli Stati Uniti erano Paesi imperiali, ancora, altri Paesi in epoca remota. L’Inghilterra e la Germania, specialmente, prevalsero fino al XX secolo. Dopo la Prima guerra mondiale e soprattutto con la Seconda guerra mondiale il dominio passò agli Stati Uniti e all’Unione Sovietica, in violenta competizione e al centro di popoli alleati o sottomessi. Nella competizione, che mai raggiunse uno scontro diretto, gli Stati Uniti sfasciarono l’Unione Sovietica, obbligandola al riarmo costosissimo che determinò il crollo delle possibilità di consentire perfino la sopravvivenza all’Impero sovietico, un minimo benessere, le tensioni dei Paesi controllati dalla Russia divennero estreme, lo smembramento inevitabile, e gli Stati Uniti rimasero il potere egemonico mondiale. Essi del resto avevano ben saldato il loro potere con istituzioni che lo determinavano: la dollarizzazione, in specie, le transazioni in molti settori dovevano avvenire con la carta moneta statunitense, e con organismi gestiti dagli Stati Uniti. Tutto il pianeta aveva necessità della “carta moneta” americana, sganciata dall’oro, l’acquisto di dollari costituiva un imperativo per commerciare e gli Stati Uniti potevano stampare carta moneta estesissimamente, largirla ampiamente ai propri cittadini.

La carta di credito per consumare costituì e costituisce l’emblema degli Stati Uniti. Con effetti problematici: lievitazione dei prezzi data la frenesia di acquisto, indebitamento dei cittadini, crollo delle banche da prestiti non restituiti, finanza speculativa che accresce valore artificiosamente, insomma una economia non reale ma su forme artificiose. Nello stesso tempo il dominio americano aveva e ha bisogno di armamenti. Il collegamento tra potere militare e potere dell’industria degli armamenti era inevitabile. Noti studi sociologici, in specie di Charles Wright Mills ne definiscono la consistenza dominante facente capo al Pentagono, all’industria bellica, alla classe politica. Potenza universale della carta moneta, il dollaro, e potenza industriale-militare resero gli Stati Uniti insuperabili, o, in ogni caso, con veritiere pretese al dominio mondiale. Quando la Cina si fa comunista, nel periodo di Mao Tse-tung venne orientata all’economia collettivistica, tutt’altro che efficace, con Deng Xiaoping acquisisce il capitalismo occidentale, pur mantenendo la forma istituzionale comunista e un’intersecazione dello Stato anche nell’economia, ma favorendo estremamente l’iniziativa profittevole dei privati.

L’Occidente si precipitò assetato di luoghi dove investire e produrre a minor costo, senza libertà di scioperi, si precipitò, ripeto, in Cina, produsse, investì, importò, guadagnò enormi cifre, parve trovata la soluzione al vantaggio di tutti: un Paese, la Cina, dove l’Occidente investiva, produceva, importava, vendeva, guadagnava, reinvestiva, importata, vendeva, guadagnava, e del resto erano felici pure i consumatori che pagavano un prezzo alleggerito. Ma i capitali si spostavano laggiù e laggiù si produceva. Abbandonando il “noi”. Per intendere il presente e investigare un possibile futuro occorre originare dalle situazioni riferite, il crollo dell’Unione Sovietica, il capitalismo in un Paese comunista, e come un potere comunista ha innestato radicalmente il capitalismo in sé e si è innestato nel capitalismo dei capitalisti, mondialmente. La guerra in Ucraina e le animose vicende nel Pacifico, e generalizzate, derivano dalla caduta del regime sovietico, dalla metamorfosi cinese. Caduto l’impero russo-sovietico gli Stati Uniti ritennero di poter acquisire la Russia e le sue fiorenti materie prime. D’altro canto, i Paesi comunisti si erano volti all’Occidente, la supposizione che la Russia si inclinasse a Occidente era una ipotesi non illusionistica.

Ma l’Occidente fu sempre considerato dalla Russia come potere inclinato ad assoggettarla, del resto l’Occidente europeo e l’Occidente americano hanno riaffermato tale disposizione. La Russia è ortodossa anche per staccarsi dall’Occidente pur essendo Occidente, a suo modo. Il nazionalismo ortodosso impedì la conquista occidentale. Inoltre, se l’Unione Sovietica era stata sconfitta non lo erano le materie prime russe, utilissime all’umanità. La connessione tra materie prime e animalismo ortodosso consentì alla Russia non soltanto di scampare al crollo, ma di ricollegarsi all’Europa, in specie alla Germania, e anche all’Italia fornendo convenienti contributi energetici. Questo il realistico motivo della vicenda ucraina: dissolvere il pericolosissimo rapporto tra Paesi europei e Russia, fermare il vantaggio, della Russia, di vendere, dei Paesi europei di acquistare convenientemente dalla Russia. Gli Stati Uniti avvertirono come un pericolo questo rapporto. L’Ucraina divenne il territorio geografico, politico, economico, per alterare la situazione a loro vantaggio. Dopo la rivolta contro il governo ucraino favorevole alla Russia, nel 2014, gli Stati Uniti sostennero l’evoluzione antirussa dell’Ucraina creando ipotetiche armi biologiche contro la Russia, in Ucraina, sostenendo anche militarmente l’Ucraina, la quale disattendeva gli accordi di Minsk sull’autonomia delle zone russofone (ma la tesi è controversa).

La Russia aveva occupato la Crimea. Ma fu la creazione di un gasdotto che univa la Russia alla Germania evitando il passaggio in Ucraina a determinare gli Stati Uniti nell’impedire nettamente questa relazione. La Russia ritenne di essere proibita sull’esportazione di energie e con l’Ucraina nemica ai suoi confini, nell’accesso al mare, nella tutela dei territi russofoni. Gli Stati Uniti temevano un’Europa, in specie la Germania, troppo vincolata alla Russia e troppo utile alla Russia e a se stessa, dunque una minaccia all’egemonia statunitense. Questo doppio timore, l’accerchiamento temuto dalla Russia, il potenziamento russo-tedesco temuto dagli Sarti Uniti, causa la guerra. Per la Cina la causa dello scontro è sempre egemonico. La Cina non rimase la nazione passiva utile agli investimenti remunerati dei capitali occidentali, divenne produttrice ed esportatrice in proprio, e nel tempo di qualche decennio si sviluppa in modo inaudito, conquistando per se stessa i mercati con i ridotti costi delle sue merci, oltretutto divenendo essenziale punta di propulsione per altri Paesi, la conquista economica si accompagna a influenza, legami. Anche e soprattutto in tal caso gli Stati Uniti temono di perdere persino l’Europa, avvinta all’economia cinese.

Al dunque: staccare l’Europa dalla Russia e dalla Cina oltre che da se stessi fu ed è lo scopo decisivo degli Stati Uniti. Guerra e sanzioni, sanzioni e guerra tendono a tali fini. I motivi della situazione che viviamo sono evidenziati e le ragioni vicendevoli: la Russia non intende essere accerchiata e proibita, la Cina intende essere rispettata nella sfera di influenza commerciale e politica mondiale conquistata, gli Stati Uniti ritengono che l’Europa e loro stessi non devono aiutare il potenziamento della Russia e della Cina perché rischierebbero l’egemonia della Russia e specialmente della Cina. Come detto, i mezzi per questo impedimento sono fondamentalmente sanzioni economiche, ma nel caso Russia e Cina si rivoltassero bellicisticamente rispondere bellicisticamente. Fondamentale vulnerare Russia e Cina. Ma la chiarezza dei fini e dei mezzi non sta risolvendo la faccenda. Vi sono incognite sostanziali. Non risultano valutati gli svolgimenti. Fino a che grado spingere continuare l’avversione? Non sappiamo: se l’Europa entrerebbe nel conflitto, o la Nato, nel caso di una sconfitta ucraina; se la Russia si spingerebbe alla guerra nucleare se perdente, qualche cenno lo fa supporre. Andiamo avanti nell’ipotesi che andare avanti provocherà la sconfitta di uno dei contendenti, o perché non si sa come risolvere, da parte occidentale ritenendo di sfiatare la Russia come gli Stati Uniti ottennero contro l’Unione Sovietica; da parte russa si tenta di schiantare l’Ucraina.

Al presente siamo in una continuazione a mosca cieca. Lo stesso con la Cina, se non vi è conflitto armato, ogni giorno è una ipotesi di conflitto. Ma queste tensioni, gravi, gravissime stanno in un sommovimento totale: inflazione estrema, indebolimento della dollarizzazione come moneta universale, aggiramento delle sanzioni, costi accresciuti delle materie prime, crolli bancari, aumento dei tassi, probabile recessione, indebitamento parossistico degli Stati, e soprattutto eversione tecnolgica che di certo annienterà o altererà con l’automazione e l’Intelligenza artificiale i sistemi produttivi e persino l’uomo. Rischiamo di sconvolgere il mondo con sanzioni e guerre e pretese di egemonia mondiale fuori stagione. Il mondo precipita nell’eversione tecnologica disumanizzante alternativa dei sistemi produttivi e dell’uomo. L’unico scopo che dovremmo imporci è usare la tecnologia portentosa per fare crescere la produzione e favorire la domanda. E salvare l’umanità dall’espropriazione robotica unita all’Intelligenza artificiale. Invece di rischiare la guerra mondiale occorre un accordo mondiale contro i mali mondiali che possono travolgere l’uomo come specie. Il transgenico e l’automazione intelligente sono idonei a dissolvere l’umanità perfino nella creatività artistica. Nei sistemi produttivi l’uomo sarà superfluo.

Queste sono prospettive realistiche, realizzabili, persino realizzate. Avremo una economia che produrrà gigantescamente e saremo costretti a dare al di là del lavoro. Dalle guerre egemoniche nessuno uscirà vincitore. E dalla guerra ucraina se non si stabilisce un limite si perviene alla guerra mondiale o a una macelleria sempre aperta. L’automazione, la transgenesi, l’Intelligenza artificiale sostitutiva dell’uomo sono i veri e nuovi mali dell’umanità, e li dovremmo lottare tutti noi perché riguardano noi tutti. Se non perverremo a questa visione dell’insieme ci lotteremo tra di noi. Russia, Stati Uniti, Cina, o chiunque, se pretende un’egemonia mondiale vuole la distruzione e soprattutto l’impossibile. Tutto il mondo si è sviluppato o vuole svilupparsi e vuole sovranità. L’egemonia mondiale ha troppi ostacoli. E chi la pretende se ne crea maggiormente. E chi cerca di vincere con la guerra finirà con la distruzione del pianeta. Non ci resta che la ricerca della convivenza e di lotte contro nemici comuni. Il robot intelligente sostitutivo dell’uomo è il nemico dell’uomo se l’uomo non lo usa a fini universali, destinandolo alla produzione per diffonderla a tutta l’umanità! Bisogna produrre massimamente per diffondere massimamente.

Il rapporto tra lavoro e produzione è superato nell’era dell’automazione intelligente. Però bisogna impedire la transgenesi robotica e l’Intelligenza artificiale sostitutiva dell’uomo. La tecnologia deve restare strumento dell’uomo naturale, autocosciente, interiorizzato, etico-estetico. Infine: due errori ferali. Credere che la guerra risolva la crisi economica e dia egemonia, credere di poter impedire lo sviluppo planetario alla modernità tecnologica. I teorici del capitalismo, a favore o critici, furono concordi, Adam Smith, positivisti, Karl Marx: il capitalismo si propaga universalmente come tecnologia, non è più epoca di una sola potenza, i punti di sviluppo sono proliferati. Porteremo la tecnologia perfino su Marte. Non combattiamo per egemonie assolute. Non le otterremo, nessuno. Finiremmo nella distruzione. Cerchiamo scopi comuni. Salvare l’uomo naturale, produrre tempestosamente a beneficio di tutta l’umanità. Non vi sarebbe concorrenza mortale se favoriamo la domanda mondiale.

Aggiornato il 09 maggio 2023 alle ore 18:05