Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei

In questa società l’uomo è sempre più ridotto a conformarsi a degli input come fosse un computer, dove la robotica invade ogni settore, tant’è che l’umanesimo si avvia verso una deriva esiziale, in cui la capacità di analisi e di riflessione diventano caratteristiche tanto rare quanto osteggiate da un sistema che preferisce l’incontestabile esecuzione al tentativo di un ragionamento autonomo. La stessa chimica prevale progressivamente sulla genuinità della natura, fino a rendere il nostro cibo non più naturale, ma sintetico.

La collettività si prostra formalmente a combattere per alti ideali come la solidarietà mondiale o l’ecologismo più oltranzista, mentre magari non saluta o non conosce neanche il suo vicino di casa oppure, mentre parla di massimi sistemi e di come salvare l’umanità dal cambiamento climatico, tiene in mano una sigaretta e dopo averla fumata (intossicando il prossimo, obbligato a respirare il fumo passivo) la butta con grande naturalezza a terra, contribuendo all’inquinamento tanto atmosferico, quanto ambientale.

Questo è il tipico profilo psicanalitico della dissonanza cognitiva associata ad una dissociazione mentale, che porta la maggioranza della popolazione mondiale a essere un gregge conforme ai diktat del “pastore” che strumentalizzando le pecorelle smarrite, arricchisce il suo patrimonio e plasma la società in assoluta sudditanza del suo potere, facendo credere al gregge di essere libero di scegliere ciò che egli stesso vuole che esso scelga. A tale riguardo, consiglio di leggere il libro Psicologia delle folle di Gustave Le Bon, che negli anni Trenta ben comprese e illustrò quanto i fenomeni di massa fossero soggetti a logiche tanto irrazionali, quanto indotte da coloro che detengono il potere.

Detto ciò, dopo avere visto l’emergere della faziosa e fideistica filosofia culinaria dei vegani, che con l’esercizio di una violenza ideologica e molto spesso anche fisica, cercano di condizionare e terrorizzare la società, vediamo nascere l’aberrante deviazione alimentare, ossia il cibo sintetico. Un cibo sintetico, che definirlo cibo è già un ossimoro, ma che per l’intellighenzia radical chic, ecologista, ambientalista, vegana e tanto altro ancora, rappresenta la svolta epocale.

Infatti, questa pletora di detentori della verità assoluta, dopo aver condannato l’uso del latte, perché a dir loro, gli animali adulti non lo bevono e quindi sempre secondo loro fa male all’uomo adulto, promuovono il cibo sintetico, esaltandone le caratteristiche.

L’approccio dogmatico della loro “scienza esatta” li porta ad affermare sia che il suddetto cibo costerà di meno e permetterà di risolvere il problema annoso della fame nel mondo sia che la carne sintetica è migliore di quella naturale, non solo perché è più salutare in quanto non viene prodotta macellando gli animali sottoposti alla somministrazione di antibiotici, ma soprattutto perché così si evita il grande scempio dell’uccisione dei bovini ed ovini, per la grande gioia dei “Savonarola” animalisti. Invero, la verità è un’altra: questo cibo sintetico viene addizionato artificialmente con proteine e l’impatto sul metabolismo dell’uomo è decisamente diverso da quello riscontrato consumando cibo naturale, in quanto esso è costituito da un complesso sistema di sostanze e processi intrinsecamente collegati, nonché interagenti tra loro. Inoltre, aspetto alquanto rilevante, le carni prodotte artificialmente sono alimenti altamente processati, che contengono diversi additivi e conservanti e vengono sottoposti a una lunga lavorazione industriale.

Durante il congresso La nutrizione negli anni duemila, organizzato dall’Ordine nazionale dei biologi, è intervenuta la dottoressa Anna Villarini, esperta biologa nutrizionista dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, la quale riguardo al cibo sintetico ha asserito con grande preoccupazione: “Io sono critica fino a che qualcuno non mi dimostra che non impatta negativamente con la salute. Come mi è capitato di dire anche con gli ingegneri che stanno sviluppando queste tecnologie che poi finiscono nel cibo, prima di mettere in commercio questi alimenti dobbiamo avere degli studi forti che ci fanno stare tranquilli che non sono nocivi per la salute. Fino a quel momento io mi auguro che non vengano messi in commercio”.

Da uno studio scientifico prospettico francese della NutriNet-Santè, emergono dei dati sconcertanti, i quali sono stati raccolti analizzando le abitudini alimentari di 104.980 partecipanti maggiorenni con un’età media di 42,8 anni e da cui si evince un evidente relazione tra il consumo di alimenti ultra processati e l’insorgenza dei tumori. I ricercatori analizzando il consumo di 3.300 alimenti diversi e categorizzati in base al grado di processamento subito, tramite una classificazione definita “Nova”, hanno riscontrato che quando si consumano più del 10 per cento dei succitati alimenti nella dieta complessiva, vi è un 10 per cento di rischio maggiore di sviluppare un tumore. Questo è dovuto al fatto che gli alimenti ultra processati sono prodotti talmente lavorati con sale, molti zuccheri e molti grassi, in particolar modo grassi saturi e con tecnologie di lavorazione basate sull’aggiunta di additivi ed aromi che di naturale non hanno più nulla e possono innescare dei processi tumorali pericolosissimi. 

Inoltre, bisogna sfatare anche la sedicente economicità del cibo sintetico, visto che proprio a causa dei suoi complessi e lunghi processi di lavorazione non possono avere neanche un costo modico.

In sostanza, come l’uomo che smette di utilizzare le sue facoltà cognitive per acquisire una forma mentis basata sull’agire in modo informatico, ossia eseguendo delle indicazioni anziché riflettere, diventa lobotomizzato, quando smette di consumare cibo naturale per mangiare alimenti sintetici deteriora il proprio benessere fisico.
In conclusione, si è sempre detto che l’uomo è ciò che fa, ma fisicamente non può non essere ciò che mangia.

“Carere non potest fame, qui panem pictum lingit”

Aggiornato il 03 maggio 2023 alle ore 16:03