La piramide sullo Stretto

Sono nato a Catania, ma subito dopo a Messina ho trascorso infanzia, adolescenza, prima giovinezza. Se mi chiedono dove sono nato, dico: Catania; se mi chiedono dove ho vissuto, dico: Messina, quantunque a Roma risiedo tre volte gli anni consegnati a Messina. Le città non sono soltanto luoghi, piuttosto ricordi, impressioni, atmosfere, il torrentuccio di Gualtieri Sicaminò, paesino natio di mia madre, resta in me maggiormente che il Tevere romano, dico quale memoria sentita. Siamo mondiali e locali, questo vuol dire esistere come individui. Quando partivo dalla Sicilia per Villa San Giovanni, o riscendevo in Sicilia, da Villa San Giovanni a Messina, vedevo il traghetto schiumare il mare più energico, denso, blu integro che pareva lava vulcanica d’acqua. Vedevo il mare spezzarsi per l’urto della prua, e il sole mediterraneo, il cielo mediterraneo, e vedevo greci e fenici e siculi e sicani, e sirene e Scilla e Cariddi minacciosi e in urto, e il mare senza confini a destra e a sinistra, che sarebbe, immaginavo, un arco lungo che affondando radici nella Calabria svettasse come un’aquila piantando gli artigli sulla punta del Faro o altrove, a Messina!

Immagino il Ponte sul mare colmo, per natura e per vicende storiche, guardare quel mare dall’alto, spaziare l’occhio su quel mare! Ho viaggiato su ponti estesissimi, erculei, abissali, ma no, un ponte di memoria, di civiltà, come sarebbe sullo Stretto non esiste. Cavalcare l’intera civiltà mediterranea. Regge ancora la rimembranza culturale in questa società sterile di passato? Il Ponte sullo Stretto è la continuazione della Grecia, di Roma antiche, è l’epica mediterranea. Il più fitto, addensato, blu, soleggiato mare del mondo, il mare mitologico dell’Occidente, Grecia antica e Italia antica, traversarlo, guardarlo dall’alto, un maestoso Ponte da camminare sognando! Studente, a Messina, andavamo, compagni di classe, a Ganzirri o Mortelle, accanto a Messina, vi era un pilone che ci sembrava inizio del Ponte.

La Calabria era a portata d’occhi. Esistono opere utili, esistono opere utili e simboliche, esistono opere simboliche. Non saprei, ritengo il Ponte utile e simbolico. Il più addensato mare, il mare della civiltà mediterranea, visto dall’alto, blu, abissale, lava liquida. Voglio traversarlo a piedi, e vedere dall’alto il mare della nostra civiltà. Occorre riapprendere i sogni. Nei momenti che abbattono, innalzarsi. L’Arca di Noè, il Cavallo di Troia, il Ponte sullo Stretto! Mi alzo. Mi guardo allo specchio. Ho la barba, adesso, e non sono tornato diritto. Mi vedo come vedevo le persone che giudicavo anziane, più che anziane. Dopo la quasi morte che ho vissuto, ho compreso: per oltrepassare la morte, oltrepassare la vita. Un grande scopo, un sogno enorme che tragga tutta la nostra attenzione e dentro di esso ogni attimo, proprio come nei sogni. La vita soltanto vita è cadenza di morte istante sopra istante. Bene ha detto Enzo Siviero, architetto di ponti: il Ponte di Messina è il Ponte della bellezza.

Si trasfigura dall’essere una gettata d’arco tra Sicilia e Calabria, un volo con ali di ferro, e sarebbe uno spettacolo, volare sul mare, diventare gabbiani, centinaia di metri e laggiù il mare ondeggiante dalle erculee correnti, sembra di navigare, sì, il Ponte naviga, io non cammino è il Ponte che mi trae alle rive siciliane e vedo le chiese, Montalto, Cristo Re, e le colline delle ville di Paradiso, e rammento i fraterni amici, Ferdinando Salleo, che fu ambasciatore a Mosca ed a Washington; Giuseppe Russotti, che possedeva i traghetti, e anche Antonio Martino, cugino di Ferdinando, Gaetano Martino, zio di Ferdinando. Sarebbero felicissimi del Ponte. Gaetano Martino era orgogliosissimo di sentirsi “locale”. Ricordo ragazzino, a Piazza Cairoli, Gaetano Martino, in un comizio, rammentando un suo viaggio a New York, gridare, con parlata assai idiomatica, che delle persone lo avevano accostato animosamente dicendo: Missinisi sugnu (Sono messinese)! Non erano provincialismi parrocchiali, Martino era un uomo internazionale, ma non astratto, generico, indifferenziato.

Fu proprio con Gaetano Martino che ebbi la ventura, siamo negli anni Cinquanta, in una sua conferenza all’università, della quale fu rettore, di ricordargli che nel nuovo mondo esisteva la Cina che Egli non aveva nominato soffermandosi soltanto sulla Russia. Con Antonio Martino ci trovammo a Roma, gli presentai un libro, lo recensii. Con Ferdinando Salleo, amici da sempre e per sempre. Messinesi, se avrò l’occasione di vedere anche iniziare il Ponte lo guarderò anche con gli occhi di chi non lo può vedere. Amavamo, amiamo la vita nella concretezza geografica, storica, oltre che esistenziale. Questo rende l’individuo individuo. L’universale soggettivo, non l’universale privo di soggettività. Il Ponte sarebbe come Antonello da Messina. Del resto si innesterebbe non lontano dal Museo. Arte, simboli, realtà che diventa sogno, sogno che si fa realtà. Via, si dia inizio ai lavori: la piramide dello Stretto!

Aggiornato il 03 maggio 2023 alle ore 14:51