Un Paese amante delle chiusure

Come è noto, ieri ci sono state alcune sensibili scosse di terremoto, con quasi nessun danno rilevato in Umbria, con epicentro nella zona di Umbertide.

Ebbene, cosa fanno le autorità locali, in una zona sismica in cui gli edifici pubblici sono o dovrebbero essere tutti controllati regolarmente e a norma? Chiudono le scuole e l’Università per due giorni “a scopo precauzionale”, classica definizione da quattro soldi per ottenere due evidenti risultati: dimostrare al popolo impaurito che si sta facendo qualcosa di utile per la loro sicurezza – come se far stare i figli a casa, creando ovviamente non poche difficoltà ai genitori che lavorano, li preservasse dai rischi di altre scosse – ed esercitare il classico scarico delle responsabilità, molto tipico di questo Paese ossessionato dall’obiettivo insensato del rischio zero.

Tutto questo, su piccola scala, ripete quanto accaduto durante le insensate chiusure del 2020, quando abbiamo sprecato un patrimonio sul piano dell’economia e della formazione dei nostri ragazzi per proteggerli, insieme alla gran massa di persone immunocompetenti, da un virus che è sempre stato pericoloso per una ristretta fascia della popolazione.

Persino gli uffici della Regione Umbria sono stati chiusi, ma non tanti altri come, ad esempio, quelli limitrofi del Comune. Che dire, probabilmente i dipendenti comunali, rispetto ai loro colleghi regionali, hanno avuto in dotazione elmetti più resistenti. La butto lì, perché simili misure, di fronte agli eventi sismici, che come è noto sono imprevedibili, fanno ridere e piangere nel contempo.

Aggiornato il 10 marzo 2023 alle ore 12:05