L’ideologia, nel significato congruo, è la visione della realtà deformata dall’interesse, vederla buona e bella, una giustificazione perenne dei propri comportamenti, in tutti i campi. Per l’ideologia la propria parte ha sempre ragione: così un romanzo è pessimo. Ma se esprime un’ideologia di cui siamo convinti è un eccellente romanzo. Le poesie, se manifestano la concezione che noi condividiamo sono riuscite, e così via per tutto. La visione ideologica è una alterazione interessata della realtà, spesso involontaria. Siamo convinti di quanto sosteniamo, talmente immedesimati nelle nostre informazioni o disinteressate convinzioni da escludere altre possibilità interpretative. Così si giunge all’universalizzazione del proprio punto di intendimento: il bene che uno propone è il bene per tutti, l’universalizzazione del punto di intendimento personale, di gruppo, di classe. Si fosse coscienti dell’ideologia saremmo critici verso noi stessi e valuteremmo le nostre concezioni come ideologiche. Ma è impossibile, difficilissimo astrarsi da sé stessi. È proprio la mancanza di critica verso sé stessa che rende ideologica la concezione.
Gran parte della cultura dei secoli XIX e XX proviene dai tentativi degni di considerazione della critica all’ideologia o svelamento dell’ideologia, come si diceva. Oggi non si ha coscienza dell’ideologia, la si manifesta in buona fede o cattivissima fede, mentendo, sapendo di essere mentitori. Il che esula dall’ideologia, che è certezza di verità ignorando che non lo è. Ma lateralmente rientra nell’ideologia, ossia coscientemente o non consapevolmente, soprattutto, occultare l’autocritica. In che consiste, poniamo, l’ideologia occidentale? Nel credere che essendo i nostri dei Paesi democratici noi siamo nel giusto possiamo e compiere soltanto azioni giuste. Nel credere che tra Paesi democratici vi sia alleanza naturale solidale. Nel concepire i Paesi che reputiamo non democratici sono nemici, e dannosi per l’insieme dei Paesi democratici. Ma è questa la realtà o siamo discesi nella galassia annebbiata dell’ideologia?
Concretizziamo. Gli Stati Uniti vogliono rappresentare anche l’interesse dell’Europa o cercano di attuare i loro interessi teorizzando che sono interessi anche europei? Sta accadendo il presupposto dell’ideologia, ossia che gli interessi, i vantaggi di una parte sarebbero vantaggi anche degli altri? Che gli interessi, i vantaggi degli Stati Uniti siano vantaggi anche dell’Europa? Ho avuto modo di scrivere che esistono due Occidenti, un Occidente europeo e un Occidente statunitense. Che rappresentino lo stesso Occidente è un errore ideologico e lo stiamo vedendo, costatando e lo vedremo e constateremo massimamente in futuro. Sta esplodendo il vero conflitto (il vero conflitto!), vera ragione del conflitto, la distruzione del gasdotto Nord Stream 2. Ho segnalato in un mio saggio sulla Rivista di studi politici internazionali, edito prima del conflitto, che gli Stati Uniti non avrebbero accettato quel modo eccellente per la Germania (e per l’Europa) di fare commercializzare tra di loro, Russia-Germania. La rottura delle relazioni tra Russia e Germania è il motivo collaterale della guerra, e dico Germania per la terribile Europa. Il rapporto Germania (Europa)-Russia offuscava gli Stati Uniti. Con il Nord Stream 2 la Germania traeva l’intera Europa e avrebbe solidificato il cemento con la Russia.
Un incubo, per gli Stati Uniti, che intendevano e intendono vendere i loro prodotti energetici, falcidiare il mercato della Russia, inficiare la Germania (l’Europa), spezzare l’asse russo-tedesco, e ampliare il divieto all’Europa anche avverso la tecnologia cinese. Insomma, l’unico referente dell’Europa sarebbero gli Stati Uniti. E l’ideologia sovraneggia: bene questa situazione tra Paesi europei e Stati Uniti. La distruzione del gasdotto Nord Stream 2 costituisce un esempio clamoroso di ideologia. Con quella distruzione si è messa l’Europa in opposizione allo stato autoritario della Russia! Al presente gli Stati Uniti hanno (quasi) afferrato il loro scopo, trasformando addirittura la loro economia e parte l’economia mondiale in economia di guerra: vendere armi, gas, petrolio. Questi i risultati concreti: un gran respiro per l’economia statunitense. Ma è una sorsata di ozono anche per l’Europa? Il vantaggio degli Stati Uniti avvantaggia l’Europa o nel dirlo penetriamo nella valutazione ideologica? Si può ritenere che i Paesi democratici rappresentino il bene reciproco indiscutibilmente? Possiamo porre il dubbio? Ridico: è certo che tra Paesi democratici non vi sia conflitto?
Il vantaggio degli Stati Uniti avvantaggia l’Europa? Il vantaggio dell’Europa avvantaggia gli Stati Uniti? Possiamo dubitare di questo assioma? Gli Stati Uniti hanno interrotto la relazione tra Russia e Germania, vantaggiosa per l’Europa, essendo la Germania il cavallo trainante dell’Europa? Una potente Germania renderebbe l’Europa il continente più ricco, libero, colto del mondo? Sono, erano ipotesi irrealistiche? In ogni caso, è tutto crollato. Anche l’industria tedesca sta rapidamente volgendosi alla produzione di armi. A quanto sembra è la via di uscita (mortale) dell’economia prossima.
Ma ecco sorgere qualcosa che se non viene spento, soffocato, detonerà fiammeggiante. Viene al dunque l’affare gasdotto. I giornali tedeschi, alcuni statunitensi, qualche studioso, sono certi e accertati: il Nord Stream 2 fu sabotato da parte occidentale! Il solo fatto di sospettarlo è piramidale. Significa essere convinti che l’Occidente non è tutto favorevole a sé stesso! Torno a dire: attenzione, forse vi saranno o già esistono due Occidente, l’uno che vede con sguardo statunitense, l’altro con qualche indipendenza e tremore. Si scorgerà e si scorgerà anzi si vedrà nel tempo se gli Stati Uniti intendono assorbire l’Europa e l’unità in nome della comune democrazia. Si tratta di una chiave per vincolarci, una formula ideologica: dobbiamo essere uniti perché siamo democratici, essere democrati sottoposti alla democrazia imperiale statunitense.
Ma poiché siamo tutti Paesi democratici, siamo (illusoriamente) pari, e senza conflitto, anzi unitissimi, anche se gli Stati Uniti cercano di sottrarre le industrie europee con sostegni e minima tassazione (!). Ciò detto: l’Europa sarebbe tagliata fuori dalla Russia e dalla Cina, e sottomessa agli Stati Uniti. È così. I tentativi africani, asiatici sono velleitari o pericolosi. In ogni caso, problematici. Che fare? Riaccostarci alla Russia? Difficilissimo, proibitissimo. Alla Cina, meno che mai. Cercare vie nascoste? Lo facciamo. Africa? Ci invaderà, ed è una melliflua speranza credere che se sviluppa sé stessa frenerà l’esodo. Occorrerebbero Stati e popoli avveduti e procreativi. Ma ci stiamo disastrosamente accostando a una evenienza che elimina tutto quanto sopra enunciato: il conflitto nucleare come pseudo soluzione a una strada priva di soluzione. E la sostituzione dell’uomo. Strada privata di soluzione. Gli Stati Uniti temono che nel tempo la Cina li sovrasterà, l’India si gonfierà, la Russia potrebbe ingigantirsi. Allora, che fanno gli Stati Uniti?
Cercano di impedire che l’Europa si volga alla Russia e alla Cina, in modo da controllarla e trattenerla, coinvolgendola nel grande scontro senza temere volteggi europei. È la via della guerra fatalizzata! In tal caso, è vero, siamo al di là dell’ideologia, siamo al terrore di essere vinti. E che gli Stati Unti cerchino di rendere l’Europa utile mezzo per la loro manifestazione anche dissanguandola fa parte della politica. Sta all’Europa capire se ha o non ha collocazione diversa. Questa è la via della guerra invitabile, e gli Stati Uniti sono vertiginosi nell’affidare alla guerra l’arma della politica. Ma la guerra tra Stati Uniti (con aggiunta europea) contro Russia e Cina è inevitabile o potremmo tentare la convivenza? In nome della salvezza dell’umanità? Poniamoci l’interrogativo. Nessuna condanna verso alcuno. Gli Stati Unti hanno colma motivazione a non voler sottostare. Ma può impedirlo soltanto con la guerra o vi è altra sortita? Non paralizziamoci esclusivamente sulla guerra. Certo, la guerra è una soluzione. Dissolutiva.
Aggiornato il 13 marzo 2023 alle ore 10:34