Preoccupa il crollo dei quotidiani del Gruppo Gedi, presieduto da magnate di casa Agnelli John Elkann. Nel giorno in cui a Maranello veniva presentata la nuova Ferrari per contrastare la supremazia della Red Bull dell’olandese Max Verstappen i vertici dell’ex Fiat sono stati costretti ad analizzare gli amari dati delle vendite dei quotidiani elaborati e certificati all’agenzia Ads. In verità, è un pianto generale. Gli editori di giornali, settimanali e periodici non sembrano possedere gli strumenti per bloccare l’emorragia di vendite e di ricavi. Il presidente degli editori Andrea Riffeser Monti si presenta al Congresso della stampa di Riccione con un quadro desolante di una crisi spaventosa. Mai così grave dai tempi della riforma dell’editoria degli anni Ottanta, quando si passò dal sistema a caldo a quello dei computer.
La Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX guidano il gruppo dei giornali in perdita. Male anche i quotidiani della catena Riffeser Monti diretti da Agnese Pini: La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno, Il quotidiano nazionale. Malissimo il Giornale della famiglia Berlusconi diretto da Augusto Minzolini, che da alcuni mesi è in vendita ma che nessuno sembra avere intenzione di comperarlo a causa della discesa agli inferi, con un altro meno 11 per cento.
L’aspetto negativo generale è che la somma tra carta e digitale a dicembre 2022 presentava un accentuarsi delle criticità, nonostante l’immissione dei 90 milioni di euro da parte del Dipartimento dell’editoria di Palazzo Chigi. Nell’analisi dei dati Ads le vendite (anche a causa della crisi delle edicole indotte a chiudere i battenti) si rileva un elemento che coinvolge il pluralismo dell’informazione. La Repubblica di Eugenio Scalfari e Carlo De Benedetti è un ricordo e la crisi politica della sinistra si ripercuote anche sull’ex “giornale partito della intellighenzia radical-chic”. Sono passati i tempi in cui il giornale di piazza Indipendenza tentava di battere il Corriere della Sera. Oggi il quotidiano milanese del Gruppo Cairo e diretto da Luciano Fontana con le sue 256.069 copie vendute al giorno è quasi il doppio di Repubblica, scesa a 133.723 copie.
Peggio ancora La Stampa diretta dall’ex Repubblica-L’Espresso Massimo Giannini, scesa a 93.010 copie. Da quando è subentrata nel 2020 la nuova proprietà i tre giornali del Gruppo Gedi hanno perso rispettivamente circa l’11 per cento, con un trend che prosegue tanto da avviare il progetto di vendita dei giornali locali (le varie Gazzette, Il Piccolo di Trieste, Il Tirreno). Gli altri due segni positivi oltre al Corriere della Sera nella classifica Ads sono quelli del Fatto quotidiano di Marco Travaglio, che si sta attestando poco sopra le 50mila copie e quindi con un aumento del 2,8 per cento. L’exploit più clamoroso è quello della Gazzetta dello Sport diretto da Stefano Barigelli e che vanta una serie di inviati e cronisti di primo livello. A dicembre è arrivato a superare 135mila copie, una crescita che se confrontata con il 2021 raggiunge il 40 per cento. Le ragioni del boom sono molte. Il mondiale in Qatar ha richiamato molti lettori giovani, le imprese degli Azzurri, soprattutto delle ragazze, hanno spinto a cercare più approfondimenti rispetto alle immagini televisive. Altro dato: la scarsa concorrenza. Il romano Corriere dello Sport ha subito un arresto fermandosi a dicembre a 41.759 copie. Si ferma, anche se di poco, la corsa del quotidiano La Verità del direttore Maurizio Belpietro, che era salito a quasi 35mila copie al giorno. Il Congresso della Fnsi non si tiene a Riccione sotto buoni auspici.
Aggiornato il 16 febbraio 2023 alle ore 11:10