Ciao Alfredo Mosca, un ricordo

Oggi sarebbe giornata di risultati elettorali, ma voglio dedicarla a commemorare un amico che sabato sera ci ha lasciati dopo aver lottato contro un’improvvisa e terribile malattia. Alfredo Mosca era un docente di Scienze politiche all’Università La Valletta di Malta, era anche un giornalista, è stato un editorialista de L’Opinione ed era soprattutto “un guerriero”, che ha lottato fino all’ultimo per la libertà delle idee. Idealmente si poteva definirlo “un liberale”, ma certamente tanti dei suoi più stretti amici sapranno raccontare l’uomo e i suoi valori compiutamente. Mi permetto di aggiungere un ricordo personale.

Ho conosciuto Alfredo negli anni di professione, a Roma abbiamo frequentato lo stesso ambiente e lo stesso quartiere. L’ho ritrovato di recente quando, ad un convegno di tre anni fa, incontrai anche il mio vice-direttore a Il Giornale, l’indimenticabile Arturo Diaconale. Anche Arturo se n’è andato, in poco tempo, stroncato nella sua forte fibra da quei mali che sono spire che non perdonano. Per me Diaconale era stato una guida, un fidatissimo riferimento e mi aveva invitata a scrivere su questo giornale, L’Opinione delle Libertà. Negli ultimi anni la vita si era accanita contro di me, per un “politicamente scorretto” esistenziale poco compreso e molto snobbato. Così quando Arturo si è ammalato, Alfredo Mosca che ne era amicissimo, ha preso a sentirmi spesso. E nelle telefonate mi aggiornava, mi dava conforto, immaginava il dispiacere che potessi provare. Erano i tempi delle elezioni americane e Alfredo Mosca aveva già chiaro tutto quello che sarebbe accaduto. Quindi, non solo mi confortava sulla salute di Arturo, mi preparava allo tsunami che avrebbe investito noi, l’Italia, l’Europa, il mondo.

Alfredo Mosca era un anticomunista inossidabile, ma era soprattutto un liberale e un professore. Io lo chiamavo “ciao prof”, perché dopo tanto giornalismo e tanta scuola eccellente dovevo incontrare lui per completare la mia formazione. Seria e non trattabile. Ma onesta, umana, soprattutto vera. Di quelle “verità” che dalle parti del Giornale di Indro Montanelli, e di una squadra di informatori, ne abbiamo fatto stile di vita e modo di comunicare.

Alfredo Mosca era anche molto forte, va detto. Ultimamente su Facebook lo censuravano e lo oscuravano, ma lui con la sua schiera di fedeli andava avanti, non si faceva intimorire. Gli spiegai che se non ero super attiva sulle sue pagine era perché, di questi tempi, il giornalismo purtroppo è legato mani e piedi. Replicò: “Hai fatto tanto. Però, mi raccomando, non significhi tornaconto. E reggi, reggi, reggi”.

Ce la prendiamo con le tasse, con l’inflazione, ma non riflettiamo che la mala politica e il mal governo uccidono. Come le guerre. Anche leoni, anche pantere, anche robusti, perché l’ignominia della cultura, la volgarità, la sfacciataggine, le miserie e le falsità scavano l’anima. E la battaglia diventa il prezzo delle proprie vite e famiglie. Alfredo Mosca è morto come Arturo Diaconale. Sul campo. Scrivendo ogni giorno e ogni giorno dicendo “io non mollo, amici, non mollo”.

Sento ancora i suoi consigli, quelle chiacchierate che aprivano orizzonti e i suoi post duri ogni mattina. Alfredo sognava un’Italia che reagisse. Io, che non ho la sua cultura, la sua preparazione e la sua esperienza, ci mettevo il cielo. Rispondevo: “Alfredo, vivi o morti, noi pesiamo”. Se n’è andato limpido e coerente criticando doverosamente, aspramente laddove necessario, tutto e anche Giorgia Meloni, che pure aveva supportato sostenendo la possibilità della nascita di questo governo. Perché la politica non è questa cosa, lui che ha laureato in scienze politiche tanti studenti.

Quando ho letto le poche parole che il figlio Francesco ha pubblicato per diffondere la grave notizia, mi sono sentita addolorata, smarrita. Ma è accaduta una cosa casuale, tuttavia che non posso che definire un po’ “magica”. Si è acceso il telefonino e sono andate in onda le parole di questa canzone in modo ripetitivo: “Meraviglioso... ma non ti accorgi di quanto sia meraviglioso... perfino il tuo dolore potrà apparire poi meraviglioso”. Sì, soffriamo, ma non molliamo.

Aggiornato il 13 febbraio 2023 alle ore 19:01