Rivendico il diritto di essere analogico

Confesso: ho un rapporto infelice con quella che chiamano tecnologia digitale. L’essere costretto a usare strumenti che aborro e che mi sono stati imposti mi provoca l’orticaria. Come tutti coloro che esercitano una attività professionale regolamentata devo avere una PecPosta elettronica certificata – una mail istituzionale come insegnante, la firma digitale, lo Spid per i servizi resi dalla Pubblica amministrazione, non so quanti account ho in essere. La banca con la quale intrattengo un rapporto di conto corrente mi ha costretto a installare sul cellulare una App per poter operare il cosiddetto self service bancario. Ho, come tanti, una carta di credito e il bancomat. Ho dovuto dedicare una “agenda cartacea” per tenere tutte le password delle email, dello Spid, della firma digitale.

Una sezione dell’agenda “cartacea” è dedicata ai codici Pin. Ormai non passa giorno che non sono costretto ad aggiornare le password che regolarmente dimentico e che mi provocano un continuo stress. Paghiamo milioni di dipendenti pubblici eppure devo relazionarmi con la Pubblica amministrazione solo online. È diventato quasi impossibile avere una interlocuzione diretta con una persona fisica. La digitalizzazione coattiva della Pubblica amministrazione così come è stata attuata ha migliorato i servizi resi dallo Stato? I cittadini ne hanno tratto beneficio? In alcuni casi sono oggettivamente positivi ovviamente se si ha una certa dimestichezza con l’uso di Internet. Ci sono, invece, situazioni che rendono la vita impossibile al cittadino. Un esempio? Mi reco in circoscrizione per ottenere un certificato. Nell’attesa del mio turno, assistito a una situazione allucinante.

Una signora che si deve recare all’estero ha l’urgente necessità di rinnovare la Carta d’identità valida per l’espatrio. L’addetta al servizio chiede alla signora la tessera sanitaria. Il documento viene passato a un lettore ottico ed esce uno scontrino con l’appuntamento a quattro mesi per il rinnovo della Carta d’identità. Sconcertata la signora implora che deve fare il documento perché ha la necessità di partire. Nulla da fare. Deve aspettare la data dell’appuntamento fissato dalla macchina. E se quel giorno, per qualsiasi motivo, non può andare all’appuntamento? L’ultima volta che ho rinnovato il mio documento, prima della “rivoluzione tecnologica” mi sono recato in Municipio con le foto tessera, ho atteso il mio turno per un paio d’ore e sono uscito dalla circoscrizione con il documento rinnovato. Prima di questa pseudo rivoluzione tecnologica si ha la possibilità di avere un interlocutore fisico con cui ti puoi confrontare per trovare una soluzione.

Oggi se c’è un buco nel software che il programmatore non ha previsto diventa un problema insormontabile. È opportuno che il legislatore preveda l’obbligo da parte della Pubblica amministrazione di mantenere almeno uno sportello fisico in tutti i settori, dove il cittadino può risolvere il suo problema recandosi direttamente in alternativa ai servizi online. Ogni cittadino deve essere messo in condizione di scegliere se avvalersi dei servizi digitali o dello sportello fisico. Rivendico il mio diritto di cittadino, che contribuisce con le proprie imposte alle spese dello Stato, di potermi avvalere della presenza fisica del pubblico dipendente!

Aggiornato il 12 gennaio 2023 alle ore 11:06