Il garantismo di Pulcinella

In seguito allo scandalo esploso a Bruxelles, che ha portato all’arresto e al fermo di alcuni personaggi politici di sinistra, tra cui la socialdemocratica greca Eva Kaili, vicepresidente del Parlamento europeo, e l’ex europarlamentare Antonio Panzeri, sospeso dalla Commissione di garanzia del suo partito, Articolo 1, stiamo assistendo all’ennesimo scempio della cosiddetta presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva. Soprattutto da parte delle stampa nazionale, con i grossi nomi tutti già schierati per la colpevolezza dei sospettati, il macabro teatrino che abbiamo già sperimentato durante la ancora molto oscura epopea di Mani pulite è stato rimesso in piedi in quattro e quattr’otto. Sebbene le prove e gli indizi sembrino a tutta prima piuttosto incriminanti, oramai si dà per scontata la condanna degli stessi inquisiti, avvalorando per l’ennesima volta la barbara equivalenza tra incriminazione e giudizio definitivo. Ancora una volta, per non perdere popolarità, apparendo conniventi con gli imputati, molti opinionisti di grido, per così dire, hanno immediatamente riposto in soffitta il proprio ostentato garantismo per lapidare mediaticamente questi ultimi.

Tutto ciò mettendo in scena per l’ennesima volta l’antichissima liturgia del capro espiatorio, con la quale far sentire chi la celebra e chi la se beve mondati da ogni precedente peccatuccio. Addirittura, alcuni di questi personaggi si sono indignati pubblicamente perché sia la Kaili che Panzeri sarebbero stati “solo” sospesi dai loro attuali incarichi politici. Dal momento che per questi farisei, garantisti di Pulcinella, si potrebbe risparmiare un giusto processo agli imputati già condannati dall’opinione pubblica, mandandoli direttamente in galera, la corretta sospensione in attesa del giudizio definitivo non gli piace affatto. Palla al piede e pigiama a strisce è il loro motto.

Aggiornato il 13 dicembre 2022 alle ore 09:54