Ministro Nordio, “un messaggio”...

Nelle carceri del nostro Paese si registra un numero di suicidi e di morti mai così alto. È inquietante che in meno di un anno si siano uccise oltre ottanta persone, per lo più giovanissimi, colpevoli di reati che comportano pene irrisorie. Molti in carcere non avrebbero dovuto starci: dipendenti da alcol o droga, o malati psichiatrici. E, ogni settimana, gli agenti della polizia penitenziaria salvano dal suicidio in media tre detenuti che cercano di togliersi la vita. Ai per ora 77 detenuti che si sono uccisi vanno aggiunti quattro agenti della polizia penitenziaria. Ogni storia è a sé, ma è innegabile che chi deve sorvegliare i detenuti spesso si trova nelle stesse condizioni di disagio e angoscia di chi è recluso.

C’è un “male oscuro” che alligna nelle carceri ed è all’origine di suicidi, tentati suicidi, atti di autolesionismo, aggressioni, disordini. I problemi sono quelli che si denunciano da anni, inascoltati: i detenuti nelle 192 carceri italiane sono più di 56mila, oltre seimila in più rispetto la capienza regolamentare. Il sovraffollamento è la prima causa del disagio. Poi la carenza di personale, l’inadeguatezza degli ambienti, le precarie condizioni igienico-sanitarie. Solo 39.800 detenuti hanno avuto una condanna definitiva. Gli altri sono in attesa di giudizio o scontano pene con sentenze non ancora passata in giudicato. Sono proprio loro i più a rischio suicidio. Ancora: nel 2022 sono morti 186 detenuti, ben 27 “per cause da accertare”. Non si sa perché e come siano morti, pur essendo morti in una struttura dello Stato, e dallo Stato gestita. Incredibile.

La nomina di Carlo Nordio a ministro della Giustizia è stata salutata positivamente da tutti gli autentici liberali e garantisti. Si spera, si auspica che possa e sappia fare quello che diceva essere necessario fare. L’altro giorno, a proposito dei migranti, il ministro Nordio ha usato una frase un po’ infelice. Ha detto che era necessario inviare un messaggio: che in Italia c’è un nuovo corso. Le leggi non si fanno per mandare messaggi, ma perché le si ritengono utili per i cittadini.

Al di là di questo dato, non solo formale, si accetti pure la logica del “messaggio”. Per quello che riguarda il carcere, le condizioni di vita dei detenuti e dell’intera comunità del carcere, qual è il “messaggio”, il segno del “nuovo corso”? Se qualcuno obietta che si attende il ministro Nordio al varco, la risposta è sì: lo si attende al varco. A questo varco del carcere, dei suicidi dei detenuti. Se qualcuno obietta che è presto, la risposta è no: anzi, è tardi. Drammaticamente tardi.

Aggiornato il 16 novembre 2022 alle ore 16:17