Continua la fuga dall’Italia

I giovani continuano a lasciare l’Italia. Nonostante l’emergenza sanitaria, gli italiani non hanno mai smesso di emigrare. È quanto emerge dal Rapporto italiani nel mondo 2022 promosso dalla Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana, presentato oggi. “L’Italia – si legge nel report – è irrimediabilmente legata alla mobilità e inevitabilmente chiamata, oggi, a fare i conti con le difficoltà degli spostamenti dovuti alla pandemia. Questo non significa non spostarsi, non significa essersi fermati, ma aver ridotto gli spostamenti “ufficiali” che, comunque, riguardano un numero consistente di giovani, partiti soprattutto dal Nord Italia alla volta prevalentemente dell’Europa”. Secondo la fondazione, molti probabilmente lo hanno fatto ricorrendo all’irregolarità, non ottemperando, cioè, all’obbligo di legge di iscriversi all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero) poiché, in tempi di emergenza sanitaria, suona forte il campanello di allarme relativo alla perdita di assistenza sanitaria che rappresenta, da sempre, il principale motivo che trattiene chi parte per l’estero a iscriversi all’Aire”.

Prevalgono, come era prevedibile, i giovani (il 21,8 per cento ha tra i 18 e i 34 anni) e i giovani adulti (il 23,2 per cento ha tra i 35 e i 49 anni), mentre gli adulti maturi sono meno di uno su cinque (il 19,4 per cento ha tra i 50 e i 64 anni) o anziani (il 21 per cento ha più di 65 anni, ma di questi l’11,4 per cento ha più di 75 anni). I minori sono appena il 14,5 per cento. Il 78,6 per cento di chi ha lasciato l’Italia per espatrio nel corso del 2021 è andato in Europa, il 14,7 per cento in America, più dettagliatamente latina (61,4 per cento), e il restante 6,7 per cento si è diviso tra continente asiatico, Africa e Oceania. La Lombardia (incidenza del 19 per cento sul totale) e il Veneto (11,7 per cento) continuano a essere, come da ormai diversi anni, le regioni da cui si parte di più. Seguono: la Sicilia (9,3 per cento), l’Emilia-Romagna (8,3 per cento) e la Campania (7,1 per cento). Tuttavia, dei quasi 16mila lombardi, dei circa 10mila veneti o dei 7mila emiliano-romagnoli molti sono, in realtà, i protagonisti di un secondo percorso migratorio che li ha portati dapprima dal Sud al Nord del Paese e poi dal Settentrione all’oltreconfine.

“Nonostante il periodo della pandemia la tendenza a lasciare il nostro Paese è cresciuta negli ultimi anni” ha rilevato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al presidente della Fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego. “A partire sono principalmente i giovani – e tra essi giovani con alto livello di formazione – per motivi di studio e di lavoro. Spesso non fanno ritorno, con conseguenze rilevanti sulla composizione sociale e culturale della nostra popolazione. Partono anche pensionati e intere famiglie”, osserva il capo dello Stato. “Il fenomeno di questa nuova fase dell’emigrazione italiana non può essere compreso interamente all’interno della dinamica virtuosa dei processi di interconnessione mondiale, che richiedono una sempre maggiore circolazione di persone, idee e competenze. Anzitutto perché il saldo tra chi entra e chi esce rimane negativo, con conseguenze evidenti sul calo demografico e con ricadute sulla nostra vita sociale”.

Aggiornato il 08 novembre 2022 alle ore 17:34