La stampa riflette sui cambi della Cgil

Ci sono novità nel pianeta sindacale. La dimostrazione è venuta dalla manifestazione a Piazza del Popolo di pochi giorni orsono. È da qualche tempo, soprattutto dall’inizio del Governo Draghi, che gli osservatori di cose sindacali si stanno interrogando sul ruolo moderno del sindacato nella società tecnologica e digitale e della perduta centralità del lavoro. Il mondo dell’informazione sta raccogliendo gli elementi essenziali del cambiamento in atto dell’operato delle Confederazioni dei lavoratori. Appare sempre più evidente che Cgil-Cisl-Uil, una volta egemoni nel mondo del lavoro, stanno perdendo forza e incisività. Dalla spallata dell’autunno caldo la fabbrica, anche a causa della crisi produttiva, ha perduto la sua caratteristica di aggregazione tra lavoratori-imprese-società.

Con la pandemia il lavoro da remoto e l’uso crescente dei computer, dell’intelligenza artificiale, la tutela e la rappresentanza degli interessi si sono trasferite in altri ambiti. Il sindacato contro sembra aver concluso la sua stagione per aprirsi ad un maggiore dialogo con le altre componenti della società. I giornali e i periodici specializzati stanno cogliendo i mutamenti del mercato del lavoro aggravato dalla crisi energetica e dalla carenza di personale nonostante la contemporanea presenza in Italia di 2 milioni di giovani che non lavorano e non studiano (i famosi Neet). C’è qualcosa di anomalo su cui gli studiosi stanno riflettendo in ordine al cambiamento culturale che sta trasformando l’etica del lavoro delle nuove generazioni. Il passaggio dalla scuola al lavoro avviene senza un coordinamento, molti giovani vanno all’estero non tanto per un posto di lavoro qualsiasi quanto per trovare condizioni professionali più adeguate alle loro aspettative.

L’emergenza economica è seria. La Confindustria ha lanciato un allarme: crescita zero nel 2023 oltre il caro bollette. Il segnale di novità sembra essere giunto da Piazza del Popolo quando l’ex metalmeccanico ora leader della Cgil ha affermato: “Noi qui in Piazza non contro qualcuno. Ma perché vogliamo essere coinvolti nelle politiche sul lavoro”. Sono lontani gli anni delle origini di Maurizio Landini e dei tempi delle adunate oceaniche di Piazza San Giovanni con le spallate contro i governi. Strana coincidenza. Proprio a Piazza del Popolo aveva tenuto il comizio di chiusura la leader di Fratelli d’Italia che ha vinto le elezioni. Landini ha rivolto un invito a Giorgia Meloni: “Non segua il metodo del governo precedente. Perché se pensa di chiamarci a Palazzo Chigi per informarci di quello che è stato deciso, eviti di farlo, perché noi di fare i servi sciocchi non abbiamo alcuna intenzione”. Per la prima volta si apre un dialogo preliminare e il sindacalista di lungo corso della Cgil coglie le novità elettorali: “Giudicheremo nel merito, non abbiamo pregiudizi verso nessuno”.

E come segno di reciproco riconoscimento ecco la visita alla sede di Corso d’Italia di uno degli esponenti più rappresentativi di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli, per portare la solidarietà e ribadire la condanna per l’assalto subito un anno fa dal sindacato ad opera di esponenti di Forza nuova, condannati dal tribunale. Landini dopo aver ricevuto e ringraziato il leader del Pd Enrico Letta si è soffermato a parlare con il collaboratore di Giorgia Meloni. Secondo i cronisti presenti all’evento lo avrebbe anche abbracciato. La prima mossa di dialogo era avvenuta, qualche anno fa, con le segreterie di Guglielmo Epifani della Cgil e di Renata Polverini per l’Ugl.

Aggiornato il 10 ottobre 2022 alle ore 09:48