Individuo, non folla

Il Superuomo non è il solo tipo di umanità concepito nel XIX secolo, fu il secolo del cambiamento e dell’evoluzionismo ma evoluzione non significa miglioramento, vi può essere una evoluzione involutiva, o il tipo evoluto, superiore che usa il tipo inferiore, ha bisogno del tipo involuto. Gli antichi erano molto sbrigativi, vi erano i “signori” e gli “schiavi”. Nel XIX secolo gli “schiavi” erano cresciuti di numero, erano essenziali nei sistemi produttivi, acquisivano qualche potere, addirittura perfino coscienza di affermazione. Insomma, il proletariato non è lo schiavo. Il dominio dei “signori” si rende difficile, se poi i nuovi “schiavi” si organizzano e lottano e conquistano diritti. Così, per i “signori” la dominazione rischia.

Come accennato il Superuomo fu concepito, almeno da una formulazione, per esercitare il dominio senza compassione e colpa. Crescendo il potere degli “schiavi” doveva crescere il potere dei “signori”, uso il linguaggio di fautori del dominio. Ma vi furono teorici meno cruenti, non sicuramente, di certo meno deliberati al “dominio schiavistico”, puramente analitici. Principalmente Gustave Le Bon (1841-1931), in qualche modo Gabriel Tarde (1843-1904) e Sigmund Freud (1856-1939). Le Bon, francese, eredita la Rivoluzione, e chi è protagonista della Rivoluzione, un soggetto a duplice fronte, il capo, la folla. Le Bon non usa termini come classe, categoria, ceto ma “folla”.

Ciò limita la sua analisi, la folla non è durevole, si unisce e si disperde come i cerchi della pietra sull’acqua, e tuttavia offre l’essenziale della fenomenologia: la folla riassume l’individuo, lo ingoia, lo digerisce in altra forma ossia come “folla”, la folla rende folla l’individuo. Un evento di metamorfosi trasumanante, giacché divenuto folla l’individuo perde l’individualità ma guadagna la collettività, ha la forza dell’insieme, ingigantisce, è la folla, è il tutto, compie atti che da solo neanche fantasticherebbe, è un io totalizzato, un io folla ma anche un io folle, giacché sentendosi spalleggiato dall’insieme si onnipotenzia addirittura si assolve di ogni crimine perché sta nel consenso collettivo, emanazione da quell’io generalizzato che è la folla.

Un individuo abile, suggestivo, che indica un bersaglio, un nemico, uno scopo può volgere questi scatenamenti a qualsiasi fine e poiché anche lo scarafaggetto più nero, in mezzo agli altri, si ritiene un erculeo calabrone titanico, le folle crescono, ciascuno si fortifica con l’altro e se un capo sa indicare, ripeto, un obiettivo ha degli esecutori prepotentissimi perché ciascuno sentendosi spalleggiato dall’altro compie quanto da solo non immaginerebbe. Ciò avviene anche per il pensiero, il singolo, debole di mente, cerca alleanze che lo rassicurino e si associa al maggior numero, a come la pensano i più, a quel che è ufficialmente riconosciuto.

Per Le Bon questa disponibilità delle persone ad aggregarsi sentendosi rafforzati dal gruppo soggiogati da un radunatore che poi le scaglia in un fine anche micidiale può non soltanto far perdere il controllo al singolo ma renderlo un distruttore capace di ogni abiezione in quanto si crede potente nella potenza dell’insieme. Basta un individuo capace di suggestionare che egli farà toccare mete supreme. Attualizzando, spesso la personalità suggestiva è inventata da chi vuole usare la folla, personaggi rovinosi che sono “montati” per ottenere il consenso delle folle o personalità realmente attrattive.

Tarde è più dilemmatico di LeBon, l’individuo oscilla tra la personale individualità e l’essere folla, insieme imitativo, coglie che sovente l’individuo crede pensiero personale il pensiero indotto. Sigmund Freud riporta il rapporto capo-massa al complesso di Edipo, la massa è filiale, ama e odia il padre, può servirlo e ucciderlo, in ogni caso, ecco il punto, ama avere “un padre (capo) e obbedirgli o ucciderlo, a meno che non divenga adulto e perde la condizione di eterno figlio. Che se ne trae? Una desolantissima certezza o quasi certezza. Pochissimi sono mentalmente autonomi.

I più temendo di avere torto a non pensare come gli altri restano figli suggestionati a vita e basta che gli si rappresenti un soggetto presumibilmente autorevole (oggi i mezzi di massa ti costruiscono un “personaggio personalità” per qualche apparizione nei mezzi di comunicazione) ed avrai masse disposte all’obbedienza credulona e faziosa. Certo, esistono personalità realmente carismatiche e benefiche. Ma bisogna mantenere come non mai la capacità di giudicare soggettivamente, se uno ha paura di non pensare come gli altri, è folla e crede di essere individuo.

Aggiornato il 26 settembre 2022 alle ore 11:41