Siamo nel XXI secolo?

Analisi del tutto descrittiva, variazioni, ipotesi, certo, impegnato poi, ciascuno, se vuole, del resto è necessario, a decidere. Allora, è certo che vi sarà una parte del pianeta, all’ingrosso orientale, presso che unito, relazionato, spesso del tutto antioccidentale; ed una porzione occidentale, legata, condotta dagli Stati Uniti? Non è realistico questo discrimine, infatti dei Paesi orientali, dell’area del Pacifico, sono connessi all’occidente (Giappone, Australia), e Paesi occidentali hanno buoni vincoli con il settore orientale (Serbia, Turchia). Dunque correttamente opportuno dichiarare: Paesi che hanno come reggente gli Stati Uniti, Paesi che hanno come reggenti Cina e Russia. Neanche questa formulazione è pienamente centrale all’osso: contesa tra Stati Uniti e Russia-Cina.

È fondamentale stabilire tra chi è il conflitto assoluto, ne derivano i comportamenti. Infatti. Perché vi è conflitto radicale e forse radicale in forme insostenibili? Perché gli Stati Uniti ritengono necessario, urgentissimo sminuire la potenza russa e cinese, se continua la pace russi e cinesi vincerebbero. La pace favorirebbe il commercio conveniente delle merci cinesi, e delle materie prime russe. Inoltre la pace non scioglierebbe situazioni problematiche: disoccupazione da tecnologia, eccesso di popolazione, accenno. Gli Stati Uniti non tollerano la prevalenza russo-cinese, la quale nel tempo pacifico accadrebbe certamente. Direi: non tollerano la presenza russo-cinese. Il mondo è troppo corto per contenerli insieme. Dunque provvedere immediatamente.

Tentare di eliminare dal mercato mondiale Russia e Cina, immeschinirle tecnologicamente sull’aspetto militare ed in generale. Non commercio, né tecnologie. Con chi? Con Taiwan, la Cina; con l’Europa, la Russia. Ci sono riusciti. I rapporti Russia-Europa sono sbriciolati; le relazioni economiche (microprocessori) Cina-Taiwan fermate. L’Ucraina e le proibizioni dovevano immiserire economia e potenza russa. Inoltre gli Stati Uniti hanno scostato dalla nuca il pericoloso e pesantissimo timore che Russia ed Europa si avvincessero. Ma come nello scorrere dell’acqua gli eventi diramano. Ed è nelle diramazioni che la raffigurazione che sembrava categorica si disperde. Contrastare la Cina è fonte di una situazione. Contrastare la Russia è fonte una situazione. Contrastare Cina e Russia insieme è tutt’altra situazione.

Contrastare la Russia credendo l’Occidente costituisca entità fondamentale per la Russia è una situazione, combattere la Russia che trova base in Cina, in India, in molte località internazionali altera l’immaginazione occidentale, la quale ancora non soltanto annebbia il gran resto del mondo ma inconcepiva il contraccolpo del suo colpo proibitivo: vietarsi le materie prime russe danneggiandosi. Credere di danneggiare, e fine. Si era dimenticato il resto del mondo. A questo punto, descrittivamente, le ossa peggio rotte sono dell’ucraina, che doveva e deve addossarsi di immalinconire la Russia, certo piuttosto anemizzata, e dell’Europa, che di risultato ha di tenere la candela che lenta lenta, goccia e sgoccia.

Onore, solidarietà, lotta ideale, valori ne abbiamo eretti solennemente, purtroppo, strana circostanza, abbiamo suscitato speculatori interni, i quali hanno accresciuto i costi delle energie, così, per esercizio di libertà e farla pagare alla Russia traendo dall’Europa dimostrando quanto sono contrari alla Russia! È mai accaduto che dei Paesi sanzionino un Paese nemico per diventare soggetto di speculazione di paesi amici? Sia o no accaduto, ora è accaduto. E non è un bel vedere. Sempre in punto di analisi logica, della intesa degli eventi secondo logica, connessione, e, ripeto, descrittivamente, qualcosa non giunge a senso.

Mettiamo da canto la disgraziatissima Ucraina, pedina di conflitti internazionali, veniamo al grande gioco. Espellere dal mercato mondiale Russia e Cina e fare spazio di terra lisciata agli Stati Uniti è impresa, ad oggi, murata. Sbatte. E fosse conclusa in tal modo. Il conato ha infuocato la vicinanza tra Russia e Cina. E non basta. Molti Paesi intendono le vicende all’opposto di noi: se Stati Uniti ed Europa sono talmente duri potrebbero esserlo con chiunque, molti Paesi si credono minacciati, e si raccolgono in tutela.

È caso da manuale: i figli deboli a guerreggiare con il padre, si uniscono e uniti uccidono il padre. Questo nell’archetipo. Nella vicenda sociale odierna il padre invia a combattere figli che stanno dalla sua parte e alleati. Gli Sati Uniti, possenti petroliferi, fanno combattere figli fedeli e consortili, mendicanti di energie ma che per ossequio al padre rinunciano al tabuizzato energiume russo, il padre li compensa vendendo ai fedeli figli il suo generoso prodotto carissimamente. I figli europei amano il padre americano che li protegge e difende ed il padre americano ama i figli europei e li protegge e difende sicché il pagare massimamente quel che potremmo pagare minimamente rientra nei sacrifici d’amore che rendono entusiasmante l’osservanza. A tal punto difficilissimo sortire da una combinatoria labirintica e senza filo.

Dico: l’Europa. Se le relazioni tanto care tra Stati Uniti ed Europa continuano l’Europa difficilmente reggerà una devozione intensa e appassionata, un abbraccio vigoroso e tanto, tanto “caro”. Ma svincolarsi dall’abbraccio ci renderebbe fragilissimi. La situazione europea è tortuosamente sbarrata. Che avverrà? Mi limito a ipotesi descrittive. L’Unione europea se resterà avvinta al carissimo abbraccio americano vivrà sussulti endogeni, tentativi svincolativi di singoli stati per un salvataggio individualizzato. O persino, con linguaggio diffuso, un sovranismo atlantista ma non europeista. Chi sa se gli amici americani non gradirebbero questa direzione! Taluni Paesi, però, non vorranno né l’abbraccio americano, né l’abbraccio europeo! Con un rischio ulteriore: tensione intraoccidentale.

Il sovranismo non c’entra siamo al “si salvi chi può e come può!”. Tutto questo per un errore himalaiano: credere che l’Occidente potesse ancora fare il legislatore del pianeta. A tale evenienza vi fu e vi è una replica semplificata: se tenti di dominare il mondo dovrai passare per la guerra mondiale. D’altro canto molti occidentali suppongono: se non pervengo alla guerra mondiale, perderemo. È la premessa di ogni argomentazione occidentale: la convinzione che una continuazione di pace e relazioni economiche recherebbe il prevalere della Cina (e della Russia). Ipotesi fondata e che dà sostanza alla mentalità degli Stati Uniti (ma non alla speculazione ed allo strazio europeo ed ucraino).

Questo il dilemma. Che esige riguardo per tutti. Gli Stati Uniti che temono di non dominare il mondo, la Cina e la Russia che vogliono montare in potenza. Questo il punto morto. E mortale. Vi sono ipotesi diverse dal dominio mondiale di una potenza? Ci sarebbe l’ipotesi di tentare la convivenza. Per fare tutte le ipotesi. Lotterei per scovare un accordo di coesistenza con grandi scopi comuni. Quel che sta avvenendo lo giudico un orrore intellettuale, fini errati, pretese insostenibili al grado di sviluppo delle forze produttive, la potenza delle forze produttive supera la mentalità che le gestisce. In termini minimizzati: se l’insieme dei pianeta è capace di una immane produzione non possiamo avere una concezione regressiva e impedire questa potenza produttiva.

Per dire: non è eliminando milioni di persone che risolviamo la disoccupazione di massa per l’automazione! Non è impedendo alla Russia di esportare che risolviamo l’eccedenza competitiva. All’opposto: scatenare produzione, merci, domanda, offerta per il maggior numero di persone, per l’umanità. C’è posto per tutti, terra per tutti, lavoro per tutti, consumi per tutti. È realismo! Basta vedere la vicenda da “questo” punto di vista: di uno scatenamento produttivo in favore di tutta l’umanità. I mezzi di produzione sono mondiali bisogna mondializzare la mente, adeguarci ad uno sviluppo mondiale per i bisogni mondiali. Ma come si immagina di comprimere mezzo mondo, dall’una o dall’altra parte.

Non abbiamo altra scelta. Non è il mondialismo unimperialista, tutt’altro, è il vero mondialismo, il mondo intero in favore del mondo da ogni parte del mondo. La realtà è già tale, sono gli uomini difettivi. Conflitti ne resterebbero. Ma non “il” conflitto. E non per moralismo di pace (che non è male) ma perché è nelle nostre possibilità produrre per l’intera umanità. C’è posto per tutti se non vogliamo occupare il posto degli altri. Se ampliamo la domanda, l’offerta di chiunque troverà sfogo!

Non elemosine momentanee cambiamento di finalità dei sistemi produttivi. Sia che sia, la vicenda odierna è impropria culturalmente, non fa il pari con lo sviluppo dei sistemi produttivi. Stiamo ragionando come nei secoli passati, quando lo sviluppo era tra poche nazioni. Se tutti si sviluppano bisogna dare posto a tutti. Come non discuterne ancora!

Aggiornato il 14 settembre 2022 alle ore 16:47